Al Niguarda si curano i linfomi con… i tappi di plastica
L’arte di arrangiarsi è valida anche per la ricerca scientifica contro le malattie. Se non ci credete leggete qui di seguito. Al Niguarda, aiutati da asili, scuole, aziende, banche e privati raccoglitori, fanno raccolta di tappi di bibite, detersivi, succhi, latte, dentifrici. Ogni anno ne raccolgono 170 tonnellate, li insaccano e li trasportano fino alla Plasticarta di Lissone, che ritira e paga. Per loro infatti i tappi sono merce preziosa (valgono 200 euro alla tonnellata) e sono riciclabili all’infinito. Con i soldi che l’ospedale ne ricava ci paga il contratto a una ricercatrice, Alessandra Trojani, che al Niguarda studia i linfomi maligni, e in particolare la malattia di Waldenström. “La ricerca costa cara”, dice Enrica Morra, già primario a Niguarda, ora coordinatore scientifico della Rete ematologica lombarda e presidente dell’Associazione malattie del sangue, costituita da una rete di pazienti e medici che rende possibile la “raccolta dei tappi”. “Il dipartimento di Ematologia non ha rapporti con l’università, perciò non accediamo ai fondi per la ricerca. Quindi ci dobbiamo autofinanziare”. Hanno cominciato con le donazioni dei pazienti guariti, poi sono venuti gli spettacoli, i concerti, le maratone, le cene di autofinanziamento, gli appelli ai Rotary, infine – evviva l’arte di arrangiarsi! – i tappi di plastica.