L’Aurelio era l’Aurelio. Un comunista vecchio stampo. Un pezzo del Novecento, quando a un partito come il Pci si apparteneva, quando la sezione era la seconda famiglia. Per anni nell’attuale circolo del Partito Democratico di Niguarda l’Aurelio apriva la saracinesca la mattina e la chiudeva la sera. Era l’Aurelio che tagliava l’Unità per esporla in bacheca. Era nato nel 1930, a Salsomaggiore. Alla fine degli anni ‘50 era venuto a Milano, quartiere di Affori, lasciando la famiglia al paese, in cerca di un lavoro più continuativo. Finalmente nel ‘68 aveva trovato un posto da custode presso la Cooperativa Edificatrice di Niguarda che dava diritto anche all’alloggio, così aveva potuto trasferire anche la moglie Luisa e il figlio Roberto a Milano. Dopo qualche anno aveva trovato un lavoro all’Unità, nella storica sede di viale Fulvio Testi, dov’era rimasto fino alla pensione. Un motivo di grande orgoglio per lui, comunista fino al midollo. Da sempre tutti noi del circolo abbiamo contato su di lui e abbiamo discusso con lui. L’Aurelio aveva un carattere impetuoso e non tollerava che qualcuno giocasse con il Partito o lo usasse per le sue ambizioni personali. Il Partito veniva prima di tutto. Era sempre il primo a fare la tessera perché diceva che se gli fosse successo qualcosa almeno il Partito non ne avrebbe ricevuto un danno. L’unico che non toccava niente quando il circolo offriva buffet o aperitivi, l’unico che alle feste dell’Unità, allo Gnocco Fritto, non approfittava del servizio ristorazione. I soldi del Partito non si dovevano sprecare in cose inutili, per nessun motivo. Abbiamo imparato in tanti da lui. Non aveva peli sulla lingua e se gli facevi saltare la mosca al naso ti mandava a quel paese col suo colorito vocabolario e il suo accento emiliano che non aveva mai perso nonostante i molti decenni trascorsi a Milano, dove era riuscito a garantire alla sua famiglia un futuro e una promettente prospettiva di vita. L’Aurelio era una persona umile, schiva e aveva una gentilezza d’animo che affiorava spesso da sotto la sua rudezza e la sua impulsività. Spesso non si capacitava dei cambiamenti, li criticava quasi d’istinto salvo poi restare, come aveva imparato a fare fin da giovane, sempre fedele al Partito, con la P maiuscola, fosse il Pci, il Pds, i Ds o infine il Pd. Oggi lo piangiamo in tanti. Lascia un vuoto incolmabile. Ci mancherà la sua rettitudine, la sua schiettezza, la sua arguzia, le battute fulminanti e le risate che ci faceva fare strizzandoci l’occhio da cui balenava la sua scintillante intelligenza. Una colonna del circolo Rigoldi del Pd a Niguarda che non c’è più. Un grande abbraccio alla moglie Luisa, al figlio Roberto e a tutti i suoi cari.
La redazione di “Zona Nove” si associa al lutto.