Aquilino Bonfanti, l’amico di tante partite

Nella massima riservatezza si è spento a Montecatini Terme all’età di 73 anni Aquilino Bonfanti grande protagonista del calcio nazionale negli anni 60-70. Lino, così continuiamo a chiamarti, abita nella case della cooperativa di via Val di Ledro e a 15 anni lascia gli studi per lavorare alla Santagostino. Cresce calcisticamente nella Frassati e conquista il campionato regionale juniores nel 1959. Si presenta con un fisico mingherlino ma possiede un dribling veloce, un sinistro secco e una grande visione del gioco, qualità che non sfuggono al Milan che lo preleva dalla Frassati come in passato fece con Beltrami, Salvadore e Trapattoni. Nel Milan avviene la sua affermazione come ala sinistra di grande talento e il gran giorno dell’esordio a San Siro, avviene nel ’65 nella partita contro la Iuve. Dopo una breve parentesi al Lecco caratterizzata da molte reti, nella stagione 67/68 viene comperato dall’Inter di Herrera. Per Lino si avvera la grande ambizione di giocare il derby e lo fa da protagonista con un assist decisivo che consente all’Inter di pareggiare 1-1. Ma in quel periodo l’Inter è in parabola discendente, se ne va l’allenatore e Lino non partecipa ai clan presenti nello spogliatoio e così preferisce cambiare aria. Negli anni successivi milita nel Verona e per tre anni nel Catania dove nel 69/70 contribuisce in modo decisivo a portare la squadra in serie A vincendo anche il titolo di capocannoniere. Il suo impegno prosegue in varie formazioni della serie cadetta (Catanzaro, Reggina, Pistoiese) e conclude a 37 anni la sua lunga e prestigiosa carriera nel Pontedera. Qui nasce il suo innamoramento per la civilissima Toscana che lo adotterà con simpatia e ne preserverà il ricordo. Lino esprimeva le aspettative di molti ragazzi della periferia milanese che vedevano nel calcio il grande sogno. Anche lui ha visto il sogno e ha deciso di percorrerlo da solo e sempre con i piedi ben ancorati alla terra. Poi a carriera conclusa ha voluto regalare questo sogno ad altri ragazzi rinunciando a fare l’allenatore professionista. Penso ci voglia un grande talento e una carica di coraggio per uscire dal mondo agonistico e dedicarsi alle realtà sportive di base. Così ha iniziato a insegnare calcio ai giovani, come colpire di testa, come dribblare, come battere le punizioni, e mentre insegnava i fondamentali lavorava sul loro carattere ricordando di non smarrire i valori dello sport oggi praticamente scomparsi nel mondo professionistico misero e impoverito. Ciao Lino, giovane compagno di molte partite e di tante chiacchierate, gli amici di Niguarda ti ricorderanno sempre con tanto, tanto affetto.