Cento anni fa nacque la scuola elementare di via Passerini

Come redazione di “Zona Nove” siamo contenti dell’ultimo regalo che ci ha fatto Sergio Bernasconi, la memoria storica di Niguarda, che con le sue ricostruzioni storiche e i suoi disegni ci ha permesso spesso di rivedere la Niguarda che non c’è più, quella dei nostri padri. Con le sue corti, con il Seveso scoperto, con ancora le fabbriche che davano lavoro e sopravvivenza a migliaia di operai. Siamo perciò felici di presentarvi il suo ultimo lavoro: la storia della costruzione della scuola elementare di via Passerini, approvata giusto un secolo or sono. Bisogna avere molta pazienza e molta passione per leggersi anni di verbali delle riunioni del Consiglio Comunale di Niguarda al fine di ricostruire le motivazioni e la passione che portarono a deliberare la costruzione di un edificio importante per una comunità, come ancora oggi è la scuola elementare di Via Passerini. Ai primi di agosto è trascorso un secolo dalla seduta che deliberò la spesa e approvò il progetto. Noi niguardesi ci siamo passati tutti dalla Vittorio Locchi e ne ricordiamo le aule spaziose dal soffitto alto, che del resto, per coloro di noi che risiedono ancora a Niguarda, rivisitiamo a ogni elezione essendo la Vittorio Locchi seggio elettorale. La scuola è sempre lì mentre altre, pur costruite in anni più recenti ma con tecniche meno durature, come la media Cassinis di via Hermada, sono già ruderi da abbattere. Niguarda all’epoca aveva un estremo bisogno di una scuola ampia, funzionale e ne costruirono una con i migliori accorgimenti abitativi dell’epoca: bagni con acqua corrente, riscaldamento centralizzato (caratteristiche che allora non erano pensabili nelle case private dei niguardesi), ampie finestre per far entrare la luce e il sole. Insomma una scuola da “sciuri” per i piccoli alunni figli degli operai, degli artigiani e dei contadini niguardesi, tutta gente umile che viveva onestamente del proprio lavoro e che spesso anche, lavorando, faticava ad arrivare alla fine del mese. Come oggi del resto. Ma il Consiglio Comunale di Niguarda governato dalla “Sinistra storica” (socialisti e anarchici, i comunisti arriveranno nel 1921), fedele alla consegna di voler costruire un mondo migliore per tutti, non volle badare a spese e pur di avere una scuola “moderna”, impose una patrimoniale alle persone facoltose e alle grandi aziende che erano ubicate in zona come la Pirelli e la Santagostino. Oggi la chiameremmo una “patrimoniale sulle rendite” e sarebbe una soluzione anche per alcuni problemi dell’oggi… Grazie Sergio per farci ricordare chi siamo stati, per farci riscoprire le nostre radici, e per farci capire come vivevano i nostri avi di un secolo fa.
• Dai registri delle deliberazione del Consiglio comunale di Niguarda, circondario di Milano Il 1° agosto 1914 veniva approvato il progetto dell’edificio scolastico. Vediamo in sintesi le situazioni e i fatti che precedettero tale avvenimento nella scuola o meglio nell’istruzione italiana. Nei primi anni del secolo scorso, era in vigore sin dal 1877 la legge del Ministro Michele Coppino, deputato della Sinistra Storica, il quale aveva sostituito l’insegnamento della religione con “Le prime nozioni dei doveri dell’uomo e del cittadino”. Per il resto si trattava ancora della vecchia legge progettata per lo stato sabaudo estesa progressivamente dopo l’unificazione a tutta l’Italia con il nome del Ministro del Regno di Sardegna Gabrio Casati. Essa prevedeva l’obbligo per tutti i comuni di creare e mantenere la scuola primaria. Il ciclo scolastico era articolato in due classi. La prima classe poteva (a seconda dei mezzi che si disponeva) essere sdoppiata in una prima inferiore triennale (1° 2° e 3° obbligatoria, tale obbligo diventerà effettivo solo con la legge Coppino) e una prima superiore biennale (4° 5°). La prima superiore era prevista solo nei centri maggiori e la sua frequenza era facoltativa. La legge Vittorio Emanuele Orlando dell’8 luglio 1904 elevava a 4 gli anni della inferiore, mentre per quella superiore, alla già esistente quinta, veniva aggiunta una nuova classe, la sesta. Infine la legge Daneo Credaro del 4 giugno 1911 avocava allo Stato le scuole primarie dei Comuni che non fossero capoluoghi di provincia o di circondario. Disporre di un edificio scolastico comunale per la scuola primaria costruito con criteri moderni dai niguardesi di allora era sentito come una questione morale e civile. Le aule scolastiche in affitto dislocate in edifici antichi, malsani, ristrutturati alla meglio, riscaldati da una stufa per stanza, erano vergognosamente insopportabili. L’idea del fabbricato scolastico comunale comincia a concretizzarsi nel 1908. Quando viene formalizzato un compromesso tra il Comune di Niguarda e la signora Giulia Amigazzi, per un vincolo su un terreno di sua proprietà, denominato “Del Grasso” dell’estensione di 2.800 mq. al costo di 3,25 lire il mq. Ubicato a Nord e decentrato rispetto all’abitato. Su questa area viene elaborato il primo progetto di edificio scolastico comunale da parte dell’ingegnere Pietro Pedrazzini.
• Adunanza consiliare straordinaria (riunione del Consiglio comunale) del 26 gennaio 1910 Viene presentato il suddetto progetto e il relativo costo di 122 mila lire. Dopo un animato dibattito non viene approvato sostanzialmente per due motivi: primo per il costo che superava le 90 mila lire previste come budget massimo dal Comune, e secondo in vista della probabile avocazione dello Stato dell’istruzione elementare era preferibile rimandare. Nell’attesa però si decide di deliberare un concorso per un nuovo progetto. Rispondente ai canoni ministeriali simile a quello dell’ingegnere Pedrazzini ma contenuto nel costo stabilito di 90 mila lire e assegnando un premio di 1000 lire all’autore del progetto prescelto al quale verrà affidata la direzione dei lavori.
• Adunanza del 27 agosto 1910 Si nominano tre tecnici come consulenti della Commissione Edilizia per esaminare i progetti. Si fanno i nomi degli ingegneri Arcelli, Bignardi e Pizzorno. Dopo varie Adunanze con accese discussioni sull’argomento, alla prima riunione del gennaio 1911 il Sindaco riferisce di aver constatato che l’area già vincolata detta “Del Grasso”, è insufficiente per un fabbricato scolastico quale ormai necessitava a Niguarda e inoltre che la suddetta località è scomoda perché decentrata rispetto all’abitato. Riguardo alle nascite la situazione niguardese dei primi anni del secolo scorso dal 1900 al 1914 aveva una media di 126 bambini all’anno, 38 dei quali morivano nei primi 5 anni di vita. Le cause dei decessi erano le malattie più diffuse di quei tempi: tifo, scarlattina, tubercolosi, morbillo, faringite, crup alla laringe, vaiolo. Quindi l’affluenza annuale era di 90 alunni circa. Considerando le quattro classi della prima inferiore obbligatoria e le due poco frequentate della prima superiore facoltativa occorreva un edificio scolastico capace di accogliere almeno 500/550 alunni.
• Adunanza del 28 maggio 1911 Il Sindaco informa i consiglieri che è stata individuata una nuova area adatta al nuovo fabbricato scolastico. Si tratta dell’appezzamento di cui al mappale 45, di circa 5300 mq. prospiciente alla via Umberto I° (oggi via Passerini) di proprietà della Società Anonima Quartieri Industriali Nord Milano. Contattato il signor Giuseppe Girola, socio e amministratore di questa società, viene stabilito il prezzo di 6 lire il mq. Con la nota numero 36954 del 31 ottobre 1911 la Prefettura di Milano si dichiara contraria all’acquisto da parte del Comune di Niguarda dell’area perché il Comune è già impegnato giuridicamente con la signora Amigazzi per l’altra area fin dal 1908. Inoltre l’Ufficio del Genio Civile, viste le condizioni finanziarie del Comune e l’ubicazione del terreno il quale è in buona parte esteso lungo la riva del torrente Seveso, consiglia l’acquisto dell’area primamente impegnata detta “Del Grasso” con un notevole risparmio di cassa. In risposta alla Prefettura di Milano i tecnici comunali dichiarano che tale area è insufficiente per la realizzazione di un edificio scolastico secondo le nuove esigenze. Quindi sia per l’ampiezza e la centralità, è indispensabile l’area della Società Anonima Quartieri Industriali Nord Milano, al cui acquisto è ormai propensa anche la popolazione, malgrado il maggior dispendio di cassa.
• Adunanza del 14 gennaio 1912 In seconda lettura viene approvato l’acquisto sottoscritto ai sensi di legge dal Sindaco Allievi Luigi, dal consigliere anziano Sala Luigi e dal segretario E. Pellati. Mentre le nazioni di mezza Europa si scambiavano dichiarazioni di guerra contro la ragione e contro i popoli decretando anche la fine di un’altra follia tutta europea durata 15 anni, “La belle Epoque”, i niguardesi approvavano il progetto di un bellissimo fabbricato scolastico comunale.
• Adunanza consiliare straordinaria del 1° agosto 1914 Sono presenti i Signori consiglieri (li citiamo tutti perchè a Niguarda ci sono ancora alcuni loro parenti) Allievi Luigi (sindaco), Beltramini Napoleone, Bianchi Napoleone, Cattaneo Attilio, Colombo Luigi, Fumagalli Enrico, Galli Guido, Garanzani Paolo, Ghezzi Angelo, Mauri Celeste, Meda Gerolamo, Moneta Giovanni, Riboldi Alessandro, Rogna Giacinto, Sala Luigi, Tagliabue Giuseppe, Terragni Andrea, Vagnarelli Guerino. Assenti: Pizzi Giuseppe, Rosina Guido. Si inizia con il Sindaco che ringrazia il Consiglio Comunale e il corpo elettorale per l’ottimo esito delle elezioni e per la sua nomina a capo dell’amministrazione comunale, il cui programma egli augura sempre ispirato all’interesse della classe lavoratrice e del Comune, in base ai principi della più scrupolosa onestà. Dopo aver risposto ad alcune interpellanze, il Sindaco inizia il suo intervento sull’argomento principale all’ordine del giorno e con un avverbio che esprime un sentimento di soddisfatta liberazione dice: “Finalmente siamo in grado di presentare il progetto del fabbricato scolastico che una lunghissima (10 anni) serie di circostanze ci ha impedito di approntare prima d’ora con grave danno per le scuole del nostro Comune. Assistito dai due tecnici della Commissione edilizia (gli ingegneri Bignardi e Marescotti) presenta e illustra ai consiglieri il progetto e poi dice che “il fabbricato scolastico sorgerà su un’area situata in zona centrale all’abitato corrispondente al mappale 45, lungo la via Umberto I (via Passerini) e confinante con la riva destra del Seveso che come da progetto sarà coperto per il tratto lungo il lato est del fabbricato scolastico, il quale comprende 16 spaziose aule oltre ai locali di servizio e la palestra. Un moderno complesso scolastico spazioso e accogliente, adatto a ospitare le 4 classi della prima inferiore del ciclo obbligatorio e le due classi della prima superiore il biennio facoltativo. Tutto in conformità alle indicazioni e accordi presi con il Genio Civile, ed ai tipi ministeriali comunicati al Comune di Niguarda. Cosicchè confido possono essere evitati rimandi e modifiche causa di ulteriori ritardi nell’espletamento delle pratiche. Mi auguro che tutti i presenti siano concordi al di là delle proprie convinzioni politiche nel riconoscere l’urgente necessità per il nostro Comune del fabbricato scolastico. Perciò sottopongo all’approvazione consiliare il progetto testè presentato…” Tramite votazione per alzata e seduta i consiglieri approvano all’unanimità (non si alzava la mano, per votare ci si alzava in piedi). Incassata l’approvazione del progetto si procede con la presentazione del costo e della proposta di finanziamento. Argomenti molto sensibili e controversi nelle numerose adunanze precedenti. Secondo le perizie degli esperti tecnici la cifra preventivata risulta di lire 245 mila che comprende: l’acquisto del terreno, la spesa del progetto, la costruzione dell’edificio, il suo arredamento, la copertura del Seveso per il tratto di confine con la scuola. Il Sindaco propone al Consiglio Comunale che il finanziamento avvenga tramite un mutuo da contrattare con la Cassa Depositi e Prestiti. Data l’entità della cifra e dell’onere conseguente per il bilancio comunale, risulta indispensabile che l’ammortamento possa avvenire nel maggior tempo possibile consentito dalla legge: 50 anni. Il Consiglio ai voti approva la proposta all’unanimità. Poi delibera di garantire il finanziamento delle 50 annualità dell’ammortamento del mutuo con una sovraimposta da stabilirsi sui terreni e fabbricati specie quelli industriali. Gli interessati a questa sovrattassa saranno i maggiori contribuenti del Comune. Una ventina di soggetti, i quali hanno delegato a rappresentarli nelle controversie con l’amministrazione comunale il signor Giuseppe Girola, già amministratore del Marchese Trotti Bentivoglio e ora proprietario dei suoi beni immobiliari in Niguarda. Alcuni nominativi di primo piano tra i 20 sono: il Demanio dello Stato Ramo Ferrovie Mediterranee, proprietario della linea del Tram a vapore Milano (Porta Volta)-Carate Brianza, la Ditta Pirelli &C., il calzaturificio Paolo Santagostino, Ganzini Mario proprietario del complesso di Villa Clerici compreso l’antico stabile di via Biglia 6 (oggi via Terruggia) dove è ospitata la scuola elementare del Comune, la Società Anonima Quartieri Industriali Nord Milano, proprietaria dell’area su cui sorgerà il nuovo fabbricato scolastico (praticamente del signor Girola).
• Adunanza del 22 gennaio 1915 Approvato il progetto e il piano di finanziamento. Il consiglio comunale delega il Sindaco Allievi e l’ingienere Bignardi a recarsi a Roma presso la sede centrale della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) per contrattare il mutuo. • Adunanza del 30 marzo 1915 In seconda lettura il consiglio approva le condizioni imposte dalla Cdp per ottenere il mutuo di 245 mila lire. Che sarà ammortizzato in 35 anni al tasso del 4% con riserva di trasformazione in mutuo di favore. Il 31 agosto 1915 il Sindaco comunica alla Giunta Municipale la nota ministeriale del 28 agosto 1915 del Ministro del Tesoro On. Paolo Carcano, con la quale si comunica che è stato concesso al Comune di Niguarda il mutuo di lire 245 mila per la costruzione dell’edificio scolastico. La Prefettura fà presente che in previsione del continuo rincaro dei materiali da costruzione (la Grande Guerra cominciava a farsi sentire) siano fissate senza indugio le modalità dell’appalto. Messa la Prefettura al corrente della notevole disoccupazione di operai muratori nella zona di Niguarda essa concede di assegnare i lavori tramite trattativa a licitazione privata inserendo nel contratto d’appalto l’obbligo da parte dell’impresa vincitrice di avvalersi di manodopera locale. L’appalto viene assegnato alla Cooperativa Muratori (sezione di Niguarda).
• Adunanza del 28 ottobre 1915 A causa dello stato di guerra al Consiglio comunale viene presentata una perizia supplettiva in forza della quale il costo dell’edificio scolastico aumenta da 245 mila a 278 mila lire. Il 23 dicembre 1915 il consiglio comunale approva la contrattazione di un ulteriore mutuo presso la Cdp di 21 mila lire al tasso del 5% ammortizzabile in 35 anni.
• Adunanza del 22 marzo 1916 Vista la nota della Cooperativa Muratori circa la proroga del termine per la posa del tetto dell’edificio, sono ritenute le ragioni addotte pienamente giustificate. Il Consiglio decide di prorogare la posa senza pagamento di penali. Il Sindaco informa i consiglieri che si rende indispensabile provvedere alla fornitura dei banchi per gli alunni e alle cattedre, non essendo il caso di utilizzare quelli vecchi che sono per la maggior parte in cattivo stato. Modifica di delibera del 27 ottobre 1916: dato il continuo lievitare del costo dei materiali, la prevista copertura del torrente Seveso verrà limitata alla radicale ristrutturazione e allargamento del ponte (che unisce via Passerini a Piazza Belloveso) fino al filo del muro della casa colonica di piazza Savoia (oggi appunto Piazza Belloveso).
• Adunanza straordinaria in seduta pubblica del 29 marzo 1917 Il Sindaco Allievi richiama al Consiglio Comunale la precedente delibera del 30 gennaio 1917 con la quale si stabiliva di contrarre con la Cdp un secondo mutuo supplettivo di lire 19 mila, al tasso del 5% estinguibile in 35 annualità, per l’acquisto dei banchi e per arredare le aule. Si rende noto che solamente i 261 banchi, forniti dalla ditta Fratelli Dotti di Senago, a lire 43 cadauno, fanno un totale di l1.225 lire. Il Consiglio delibera all’unanimità la contrattazione del nuovo mutuo.
• Adunanza del 15 aprile 1917 Lo stato di guerra si riflette anche sui salari. Il caro vita, le materie prime e le tariffe aumentano continuamente. Il Sindaco presenta al Consiglio Comunale l’istanza della Cooperativa Muratori per l’aumento dei costi secondo le nuove tariffe. Esso rileva che essendo il lavoro pressochè ultimato la spesa aggiuntiva derivante da tali aumenti è irrilevante. Poiché dalla Cooperativa stessa si chiede la liquidazione finale della spesa per la consegna del fabbricato scolastico, il Consiglio approva la concessione dell’aumento, secondo le nuove tariffe con decorrenza dal 1 aprile 1917.
• Adunanza del 23 agosto 1917 La Giunta è preoccupata del ritardo che subisce la consegna del fabbricato. Con l’approssimarsi del nuovo anno scolastico delibera di sollecitare la Cooperativa Muratori perché effettui la livellazione del cortile, la pulizia dei pavimenti e dei vetri e la finitura dei serramenti. E finalmente, dopo molti anni di impegnativo lavoro e con la fase costruttiva eseguita tutta in tempo di guerra (era iniziata nel gennaio del 1916), i niguardesi potevano disporre di un moderno edificio scolastico comunale che viene inaugurato nell’anno 1917-1918 e che prenderà il nome del poeta e patriota Vittorio Locchi. Per le variazioni introdotte in corso d’opera (riscaldamento centralizzato) dal defunto tecnico ingegnere Bignardi i costi sono quantificati nella relazione presentata il 30 dicembre 1917 dal nuovo tecnico ingegnere Arcelli. Si riscontra una maggiorazione di spesa pari a 50.367. Il Consiglio Comunale delibera una sanatoria con conseguente richiesta di un mutuo supplettivo di 70 mila lire. Da contrarre con la Cdp della Provincia di Milano. Il 5 gennaio 1919 veniva accettato il nuovo mutuo alle solite condizioni.
Dal 1933 la scuola elementare o primaria non era più comunale ma statale. Nei primi giorni del mese di ottobre 1939 (XVIII dell’Era fascista) calpestavo per la prima volta il glorioso stemma del fu Comune di Niguarda posto all’ingresso dell’edificio scolastico (vedi a sinistra). Avevo appena compiuto 6 anni. In Europa da un mese c’era la guerra che in meno di un anno avrebbe coinvolto l’Italia divenendo mondiale. Entrato nell’aula al piano rialzato del lato ovest la trovai spaziosa e pulita, sapeva di nuovo. I tendoni parasole delle finestre che prendevano luce dal cortile davano un senso di salottiera accoglienza. Deludenti i banchi, disposti in tre file detti quartieri. Costituito ognuno da una fila di 8 o 9 banchi a due posti, vincolati tra di loro, direi infilzati come spiedini da una stanga di legno centrale, la quale separava anche i due posti. Il piano di lavoro leggermente inclinato, tranne un tratto di testa pianeggiante, largo una decina di centimetri, nel quale per ogni posto era praticato un solco per posare penne e matite e un foro di 5 centimetri di diametro, rigorosamente a destra di ogni posto (i mancini venivano scoraggiati) per il calamaio. Il piano di lavoro era pieno di nomi, incisi da chi ci aveva preceduto e sotto il quale un altro piano formava un vano per ospitare la cartella. I sedili fissati con cerniere erano ribaltabili per facilitarne l’entrata e l’uscita. Di fronte al quartiere centrale posizionata su una pedana di circa 25 centimetri dominava la cattedra e alla sua destra la monumentale lavagna girevole orizzontalmente a due facciate una a righe e l’altra a quadretti. Sulla parete dietro la cattedra bene in vista, dominava la triade del potere. Al centro il crocefisso a testimonianza che l’Italia era un Paese (unico in Europa e forse nel mondo occidentale) ad avere la religione di Stato. Ai lati incorniciati due ritratti, a destra del crocifisso quello di sua Maestà Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e per volontà della Nazione, Re d’Italia e per delicatezza, non so di chi, Imperatore d’Etiopia. Quello a sinistra del crocefisso, era dell’uomo dal fiero aspetto, capo del Governo e duce del fascismo, Benito Mussolini. Verso gli angoli della stessa parete i due armadi a muro. Sopra quello vicino alla porta di ingresso il diffusore acustico collegato con l’ufficio del direttore, dal quale venivano annunciate con toni trionfali, intervallate con le note di “Giovinezza”, “Fischia il sasso” e altre pirlate del genere, le grandi vittoriose battaglie dei nostri eserciti. Questo fino alla metà del 1942. Poi solo annunci di servizio compreso quello di scendere disciplinatamente nel rifugio antiaereo mentre urlavano le sirene d’allarme. L’istruzione pubblica dal 1923 era regolata dalla riforma Gentile composta di numerosi atti legislativi raccolti poi in un testo unico. Esprimeva tutta l’insofferrenza della burocrazia sabauda e della borghesia fascista per il processo di democratizzazione che nonostante tutto stava subendo la scuola italiana. Da qui la chiamata alla severità e alla selezione (paletti tramite l’esame di Stato) e la tendenza a fare della scuola di Stato una scuola modello per i pochi ma buoni.Senza la minima considerazione dell’umanità che vi affluiva (e di cui una buona percentuale con genitori analfabeti o semianalfabeti). In pratica una scuola pubblica per una èlite. Per una società autoritaria caratterizzata dalla netta distinzione fra i pochi che dirigono e la massa che esegue. Dai nostri nonni “lur disen, var pusè vun che cumanda de cent che laùra”. Quindi il carattere rigorosamente selettivo della scuola a cominciare dalla prima classe elementare. Vorrei citare un episodio abbastanza illuminante del quale sono stato testimone. Prima classe elementare maschile, anno scolastico 1939- 1940. Tra ripetenti e in regola con gli anni si era oltre 40 alunni, due dei quali erano fratelli,ma non gemelli. Uno regolare classe 1933,mentre l’altro sistemato all’ultimo banco proprio del mio quartiere era un ripetente di “lungo corso” in attesa della promozione per anzianità. Classe 1929, aveva 10 anni e per la quinta volta gli facevano ripetere la prima. Giunti alla fine di novembre eravamo alla prese con un esercizio impegnativo. Il fratello pluriripetente,probabilmente nauseato da quello che considerava una menata insopportabile stava facendo qualcos’altro. Passando tra i quartieri per rilevare eventuali difficoltà, l’insegnante deve averlo sorpreso e secondo la prassi lo ha preso per un orecchio per trascinarlo in castigo dietro la lavagna. Svincolatosi dalla presa forse per il dolore o per l’umiliazione che stava subendo davanti al fratello o per frustrazione sta di fatto che piangendo di rabbia investì la maestra con “manate”accompagnate da parole pesanti.Apriti cielo! In pochi attimi richiamati dal tumulto entrarono in classe per primo il custode signor Torriani che calmò il ragazzo.Poi due bidelle si presero cura della maestra alquanto scossa. Infine il direttore Aroldo Peruzzi con la segretaria. Mancavano i carabinieri e poi il quadro era completo. Conclusione il ragazzo fu espulso dalla scuola mentre il fratello trascorse tutto l’anno quasi ignorato e poi fu bocciato. Dalla foto ricordo della scolaresca della prima elementare maschile, anno scolastico 1939-1940, seduto in prima fila, è il terzo da sinistra e il suo volto esprime tutta l’amarezza di chi si sente escluso. I due fratelli avevano i genitori analfabeti e abitavano in un tugurio della “Curt rustega” (via Passerini 11), demolita all’inizo degli anni ’50. Ho accennato ai “promossi per anzianità”: era una definizione data a coloro che dopo 5 o 6 anni di scuola (semifrequentata) venivano promossi d’ufficio in seconda. Erano tutti ragazzi appartenenti a famiglie povere, costretti a contribuire al bilancio familiare lavorando già all’età di 6 o 7 anni.Venivano a scuola un po’ perchè obbligati e un po’ per riposarsi. Alcuni prima di entrare in classe avevano già svolto qualche ora di lavoro. Spesso durante le lezioni si addormentavano. Salvo qualche eccezione in seconda ci restavano fino al compimento del 14° anno. Dopo potevano ottenere il “libretto di lavoro” con il quale entravano legalmente nel mondo produttivo. Questo documento oltre ai dati anagrafici riportava anche quelli personali.Alla voce “titolo di studio” al posto del poco dignitoso ‘prima elementare’ veniva dichiarato: “sa leggere e scrivere”. In questo modo il regime voleva dimostrare che con l’Avvento del Fascismo in Italia gli analfabeti erano scomparsi. Anno scolastico 1940-1941:fui promosso in seconda dove ci trovai 17 ripetenti. Uno aveva 13 anni e un altro era prossimo al 14°.Quest’ultimo prima delle vacanze di Natale sventolando il “libretto” venne per l’ultima volta in classe a salutarci… Dopo la guerra con il passaggio dallo Stato monarchico a quello repubblicano la scuola pubblica non era affatto cambiata. Negli anni 60 gli studenti universitari erano ancora una èlite. Dopo il 1968 il vecchio sistema dei “baroni” fu sostituito dal “18 politico”. Convinti di aumentare il numero dei laureati e di fare un bene invece il risultato fù una forte dequalificazione degli studi con il conseguente abbassamento della cultura personale di gran parte dei laureati. Le conseguenze le stiamo pagando ancora oggi. La situazione attuale mi ricorda un’espressione che usava spesso durante la guerra mia nonna Francesca Maria (1875) : “sèm cunscià cume el fregun di piatt” (lo straccio per lavare i piatti)…