“Una città è più sicura se è anche solidale” Intervista a Marco Granelli, assessore alla Sicurezza

Pochi giorni fa abbiamo incontrato l’assessore Marco Granelli al Palazzo Ducale di Lucca, ospite applaudito e conteso del Festival Italiano del Volontariato il cui slogan quest’anno era “Abitare le città invisibili” e il cui parterre di personalità politiche e della società civile che vi intervenivano era di prima grandezza. Il titolo della sessione da lui partecipata, “La città sicura”, era tra i più belli ed i più espliciti del Festival. Metteva in tutta evidenza il fatto che una città è tanto più sicura quanto più, appunto, si cura. E l’intervento di Marco Granelli, imperniato sulla terapia di autoguarigione di Milano all’indomani dell’assalto vandalico del 1 maggio 2015 (ricordate? il nostro centro cittadino devastato e violentato dai black block e due giorni dopo ripulito e riscattato dalla marcia di ventimila milanesi, sindaco e giunta in testa?) ha di fatto trasmesso a tutti i presenti una scossa forte di emozione e di apprezzamento. A fine sessione abbiamo avvicinato l’assessore, che si ripresenta alle elezioni, e non abbiamo potuto non dirgli che il suo discorso, opportunamente contestualizzato, poteva costituire un bellissimo regalo anche per il giornale della sua Zona. È andata bene. Ci siamo guadagnati sul campo una intervista che è andata poi effettivamente in porto qualche giorno dopo, nel suo ufficio di piazzale Beccaria.
La marcia del popolo di Milano del 3 maggio è stata una cosa eccezionale, irripetibile?
Oppure c’era del metodo in quella impresa? Tutte e due. Temperamento della città e metodo delle sue istituzioni! L’azione dei cittadini non deve essere dettata, ma favorita, propiziata dalle istituzioni. A monte poi ci deve sempre stare una azione preliminare e tempestiva di informazione. Questo è successo per la marcia del 3 maggio 2015, ma lo è stato anche per l’Area C, per le esondazioni del Seveso, per un passaggio a livello da chiudere, per una qualsiasi emergenza insomma. Oltre che nella informazione, c’è metodo anche nel collegamento tra gli assessorati di Sicurezza e Politiche Sociali, e questo è il senso ultimo del mio intervento a Lucca. Contesti degradati o a rischio (case popolari, ad esempio) vengono bonificati o resi meno critici con apposite azioni di contrasto tutte imperniate su di una maggiore coesione sociale del territorio. Penso alla Casa delle Associazioni della Bovisasca, ai vecchi negozi dismessi di via Graziano Imperatore ceduti in comodato ad associazioni di volontariato sociale…”
Mi sembra che tutto questo presupponga oltre al metodo anche l’azione coordinata di squadra tra istituzioni e territorio, tra istituzioni e istituzioni.
Assolutamente sì. Cito due pilastri di tale coordinamento. Il primo è il Protocollo di intesa tra il Comune di Milano con il Forum del III Settore, l’organismo nazionale di coordinamento e di rappresentanza della Società Civile. È un protocollo sottoscritto da tutto il Comune, ma nel quale gli assessorati più coinvolti sono quelli delle Politiche Sociali, della Educazione e della Sicurezza. Il secondo è la collaborazione sistematica e sistemica del mio assessorato con il Prefetto. Un’azione che anticipa quello che sarà oggetto di un Decreto sulla Sicurezza Urbana (messo a punto da principali comuni di Anci e Ministero degli Interni) da parte di un prossimo Consiglio dei Ministri. Un esempio cittadino tra tutti: il concerto di Capodanno in Piazza del Duomo. Una cinquantina di feriti ogni anno! Ebbene, negli ultimi anni abbiamo istituito un sistema di controllo effettuato da associazioni (City Angels, ad esempio) sotto il coordinamento della Polizia. A parità di forze dell’ordine coinvolte, il numero dei feriti è crollato.
Le città invisibili del bisogno e della cura sono tante. Ma quella di cui si parla di più in questi mesi riguarda i richiedenti asilo…
È proprio così. 85.000 arrivi in tre anni! E dopo un breve periodo di tregua sta riprendendo il conflitto libico e con lui i grandi numeri di disperati sulle nostre acque. Ma fin dall’inizio di questa emergenza noi abbiamo aperto il nostro centro di accoglienza in Stazione Centrale alle associazioni di volontariato che potevano dare una mano. I cittadini hanno sempre potuto quindi venire, vedere, riferire. Abbiamo esorcizzato il più possibile, così, il rischio di una comprensibile ma incontrollabile paura dell’ignoto, fonte di ogni minaccia, del terroriamo prima di tutto.”