Ospedale di Niguarda: rimesso a nuovo il giardino della Resistenza in ricordo delle suore partigiane

La sezione Anpi “Martiri niguardesi” e EcoEdile Bio- Edilizia di via Hermada 4, a proprie spese, visto che l’Ospedale non ci pensava, hanno sistemato lo scorso mese durante le celebrazioni del 71° anniversario della Liberazione, il giardino con l’ulivo piantato dai partigiani a rappresentare il loro ringraziamento a quelle donne e patriote meravigliose che furono le suore e le infermiere dell’Ospedale di Niguarda.

Negli anni dell’occupazione nazifascista dall’11 settembre 1943 al 25 aprile 1945 la divisione Ponti dell’ospedale di Niguarda, a seguito di un bombardamento aereo che distrusse l’infermeria del carcere di San Vittore, divenne la nuova infermeria delle carceri per partigiani, ebrei e detenuti politici. Era allora capo sala di questo reparto suor Giovanna Mosna, medaglia d’oro della Resistenza che ebbe il grande merito di curare partigiani e perseguitati politici, inventando soluzioni di ogni genere per far fuggire gli ammalati, per trasmettere messaggi, per raccogliere confidenze. Suor Giovanna arrivava al punto, in accordo con i medici, di inventarsi terapie per rialzare le temperature febbrili, per aggravare fittiziamente casi clinici, in modo da guadagnare tempo e consentire fughe.

Con le suore e i medici un ruolo importante ebbero le infermiere e gli infermieri: Lelia Menghini e Maria Peron. Maria Peron, ricercata dai nazifascisti, costretta a fuggire, è inviata a far parte delle formazioni partigiane nel Verbano e nell’Ossola, dove è rimasta fino alla liberazione come infermiera, non di rado come medico chirurgo.

Il primo Cln di Niguarda fu organizzato dalle infermiere e per l’interessamento di Giovanna Molteni e Maria Azzali dei Gruppi di Difesa della Donna. Le riunioni del Cln ospedaliero avvenivano spesso nella casa parrocchiale dove il parroco, mons. Macchi, aiutava e sosteneva tutte le iniziative antifasciste. Tra i partigiani e i condannati fatti fuggire – in tutto una quarantina – c’erano il comandante della Val di Toce, Rino Pacchetti, Aldo Tortorella poi deputato comunista, il dott. Tommasi, ebreo, dipendente dell’Ospedale Maggiore, arrestato come sovversivo, l’anarchico Salvatore Di Gaetano.

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