Da Herrera a Mancini, mezzo secolo di allenatori nerazzurri (7)

Gigi Simoni è il quinto allenatore dell’era Moratti. Il tecnico di Crevalcore è reduce da una bella annata a Napoli. Il 1997-98 sarà nel bene e nel male una stagione storica per l’Inter. Moratti porta a Milano il fenomeno, Ronaldo Luis Nazario, strappandolo per 50 miliardi di lire al Barcellona.

“È stato il miglior giocatore che abbia mai visto” commenterà qualche anno dopo Simoni. Quando è apparso il Fenomeno, il calcio ha capito in che direzione doveva andare. E da lì sono arrivati i vari Messi e Cristiano Ronaldo, rapidi e completi. Ma il primo è stato il “Ronie”. Se Ronaldo pensa a finalizzare (saranno 34 i gol segnati in quella stagione) grazie anche agli assist della sorpresa Moriero, Simoni dà equilibrio alla squadra schierando una difesa blindata da Pagliuca, Bergomi, Galante e West e un centrocampo con Zanetti, Winter, e soprattutto il Cholo Simeone, vera anima della squadra con i suoi inserimenti micidiali in attacco.

L’Inter parte subito in testa, ha un calo tra gennaio e febbraio, ma si presenta in primavera in piena corsa scudetto insieme alla Juventus che da inizio campionato è “baciata dalla fortuna arbitrale”. E poi quello che accade è ormai storia. Nello scontro diretto tra Juventus e Inter in quel 26 aprile 1998 l’arbitro Ceccarini sbaglia tutto e solo da una parte. Dopo il rigore non dato per fallo di Iuliano su Ronaldo anche un uomo pacato come Gigi Simoni perde il controllo e corre in campo infuriato. L’Inter non ha neanche il tempo di lamentarsi che a Parigi deve disputare la finale di Coppa Uefa contro la Lazio. Sarà vittoria netta per 3-0 con Simoni portato in trionfo.

L’anno successivo l’Inter non inizia bene in campionato. Simoni è costretto spesso a rinunciare a Ronaldo che ritorna malconcio dal mondiale di Francia. Il feeling con Moratti comincia a scricchiolare dopo che nell’andata di Champions League, persa in casa del Real Madrid, il tecnico emiliano non schiera Roberto Baggio appena acquistato. L’Inter però in Europa va avanti e sarà proprio lo stesso codino magico a firmare una doppietta nel ritorno vittorioso a San Siro contro i madrileni.

Quando la stagione sembra che possa essere raddrizzata Moratti esonera a sorpresa Simoni dopo una vittoria in campionato contro la Salernitana. Al suo posto prima Lucescu, poi Castellini e infine ancora Hodgson. Risultato: eliminazione ai quarti in Champions League contro il Manchester United e tracollo in campionato. “L’esonero di Simoni fu un errore” ammise qualche tempo dopo Moratti. Ad un errore ne aggiunse però subito un altro. Nel 1999 arriva sulla panchina dell’Inter Marcello Lippi reduce dalle vittorie con la Juventus. L’ambiente nerazzurro lo guarda già con sospetto e lui non fa molto per farsi ben volere. Per avere Vieri in nerazzurro Lippi sceglie di sacrificare Simeone, l’anima della squadra, quando invece la Lazio era intenzionata a chiedere in cambio giocatori diversi. Porta con se gli juventini Peruzzi e Jugovic e manda via Pagliuca. Non fa mai giocare Baggio con il quale non c’è stato mai feeling sin dai tempi della Juventus. Il pallone d’oro però si dimostrerà professionista fino all’ultimo segnando una doppietta nello spareggio contro il Parma che porterà l’Inter in Champions League. Come ringraziamento Lippi a fine stagione lo caccia. Baggio finisce al Brescia, al posto suo arrivano mezze figure come Dalmat e Keane.

La stagione 2000 – 2001 di Lippi inizia subito con l’eliminazione ai preliminari di Champions League contro i dilettanti dell’Helsingborg. In campionato alla prima giornata l’Inter perde 2-1 a Reggio Calabria. In conferenza stampa nel dopo partita partita Lippi sbotta: “Fossi il presidente manderei via subito l’allenatore. Attaccherei al muro tutti i giocatori e li prenderei a calci nel culo”. Il messaggio è chiaro: “io ho ancora un contratto e non mi dimetto però su questa panchina non ci voglio più stare”. E Moratti messo alle strette subito lo accontenta: esonero e ricca buonuscita per il tecnico viareggino.

Al suo posto arriva Marco Tardelli che sta facendo bene con la nazionale under 21. Altra cosa è però allenare per la prima volta in serie A e peggio ancora una squadra in difficoltà come l’Inter di quell’anno. La stagione di Tardelli verrà purtroppo ricordata per il 6-0 subito nel derby di ritorno anche se poi i rossoneri chiuderanno in classifica alle spalle dell’Inter quinta. L’Inter deve ripartire e Moratti per la stagione 2001-2002 affida la panchina a Hector Cuper. Arriva dal Valencia che ha portato a due finali di Champions League. In Spagna lo chiamano l’Hombre Vertical perché è un uomo che non scende a compromessi; all’entrata in campo carica i giocatori battendo loro il petto. Per l’Inter sembra l’anno buono e dopo la vittoria nel derby va in testa quando mancano 9 giornate alla fine. Ci rimarrà fino all’ultima giornata, il fatidico 5 maggio: sconfitta clamorosa a Roma contro la Lazio e contemporaneo sorpasso di Juventus e Roma in classifica. Stagione sportivamente drammatica che si chiude ancora peggio con la richiesta di cessione da parte di Ronaldo. Il brasiliano infatti già da tempo non va d’accordo con Cuper. “O io o lui” intima a Moratti. Il presidente decide di tenere il tecnico spagnolo e Ronaldo va al Real Madrid. La stagione successiva l’Inter di Cuper arriva seconda in campionato sempre dietro la Juventus e viene eliminata in semifinale di Champions League dal Milan.

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