Da Niguarda a Francoforte i fascisti non cambiano

A huge graffiti artwork of toddler Aylan Kurdi, by Frankfurt artists Justus Becker and Oguz Sen is seen on a wall on the banks of river Main near the headquarters of the European Central Bank in Frankfurt, Germany, March 10, 2016. The huge graffiti image of toddler Aylan Kurdi, pictures of whose dead body stirred global sympathy for migrants fleeing war and poverty, confronts motorists, pedestrians and river travellers in Frankfurt. The artwork of the three-year-old Syrian boy, who drowned in September along with his mother and brother as they tried to reach Europe, will stay on the peninsula, about a 15-minute walk from the city centre, until autumn. The graffiti's creators are two artists who also go by the names of COR and Bobby Borderline. REUTERS/Kai Pfaffenbach SEARCH "BECKER SEN" FOR THIS STORY. SEARCH "THE WIDER IMAGE" FOR ALL STORIES. EDITORIAL USE ONLY. NO RESALES. NO ARCHIVE TPX IMAGES OF THE DAY - RTSABLV
Ricordiamo tutti, purtroppo, le immagini di Aylan, il bambino siriano morto annegato insieme alla madre e al fratello nel tentativo di raggiungere l’Europa. La drammatica foto ha fatto il giro del mondo ed è diventata il simbolo di una tragedia che l’Europa non riesce a gestire: quella dei migranti che muoiono in mare fuggendo da guerre e fame.
A Francoforte, in Germania, nel mese di marzo (dopo la chiusura delle frontiere ai migranti lungo la rotta dei Balcani) è stato realizzato un grande murale, lungo 20 metri e alto 6, sulla riva del fiume Meno, vicino alla Banca Centrale Europea, una zona molto vicina al centro e di grande visibilità. Gli autori sono Justus Becker, nome d’arte Cor, e Oguz Sen, più noto come Bobby Borderline, di origine turca, che hanno voluto così far meditare sulle paure egoistiche nei confronti dei profughi che arrivano in Germania. Un murale di forte impatto, per ricordare tutti i bambini morti mentre scappavano dalla guerra.
Del resto è proprio questo il grande murales, sociale oltre che estetico e artistico. Un valore ben espresso dal manifesto del movimento dei muralisti, nato in Messico nei primi decenni del secolo scorso, scritto da Alvaro Siqueiros: non rinchiudere le nostre opere nei musei dove solo chi ha tempo può andarle a vedere; se il popolo non può andare a visitare i musei o le esposizioni, le faremo nelle strade e nei luoghi di ritrovo che trasformeremo in musei.
Il progetto di Francoforte prevedeva di lasciare il murale fino al prossimo autunno, ma qualche settimana fa è stato deturpato. Non una ragazzata ma, come sospetta la polizia tedesca, un’azione di militanti di estrema destra. Le scritte che hanno coperto il murale sono infatti slogan spesso utilizzati da alcuni movimenti dichiaratamente xenofobi. Perché ne parliamo? Perché anche se lontano dai nostri quartieri, in un altro Paese, quella di Aylan è un’immagine che ci appartiene e ci ricorda una delle più grandi tragedie dei nostri giorni.
E anche perché, nel nostro quartiere, siamo purtroppo abituati a queste azioni. Il grande murale di via Maiorana (Niguarda Antifascista) è stato più volte deturpato e sempre restaurato dai cittadini e dagli iscritti all’Anpi.
Auguriamoci che pure quello di Aylan possa venire presto ripulito, anche grazie a una raccolta di fondi prontamente organizzata, e che questi odiosi e provocatori gesti non avvengano più.