Che cosa sta facendo il Comune per gestire al meglio, anche nella nostra zona, gli aumentati flussi di migranti?

Migranti sì, migranti no. Fuggono dalla guerra e dalla miseria o vengono da noi per approfittare della nostra ospitalità? Dobbiamo avere paura della loro diversità e rifiutare loro un aiuto o vanno accolti come vittime innocenti delle brutture del mondo e come esseri umani indifesi? Vogliamo che donne, anziani, bambini e ragazzi si integrino nelle nostre comunità o vogliamo rispedirli ai loro Paesi distrutti dove quasi sicuramente troverebbero la morte? Le nostre istituzioni, in primo luogo il Comune, che cosa stanno facendo per gestire al meglio questa situazione drammatica, per cui attualmente nella nostra città sono ospitati circa 3.600 profughi? Risponde alle nostre domande Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano.
Il tema dei migranti da sempre scatena la “pancia” della gente. Noi invece cerchiamo di sttivarne la “testa”. Qual è la situazione a Milano?
Da mesi stiamo affrontando un flusso di migranti che ha cambiato caratteristiche: non si tratta più di profughi transitanti, cioè che arrivano a Milano per poi ripartire dopo massimo 4 o 5 giorni, ma di persone che arrivano nella nostra città e, vedendo sbarrate le frontiere con Francia, Svizzera e Austria, decidono di restare in Italia e fare richiesta asilo. È un loro diritto e lo stabilisce il Trattato di Dublino che regola la loro permanenza nel territorio dell’Unione Europea obbligandoli a fare richiesta di asilo nel Paese in cui sbarcano. In tre anni, precisamente dal 18 ottobre 2013, sono transitati da Milano oltre 106.000 profughi tutti giunti spontaneamente dal Sud, con treni e pullman senza nessuna organizzazione e segnalazione da parte del Ministero dell’Interno.Gli arrivi con questa modalità continuano ancora oggi, ogni giorno,mettendo a dura prova il sistema di soccorso a carattere umanitario messo in piedi dal Comune, da Caritas e dal Terzo settore. Attualmente a Milano sono ospitati, secondo diversi livelli di accoglienza, circa 3.600 tra profughi, richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. Sono accolti in centri grandi o, secondo il modello dell’accoglienza diffusa, in strutture più piccole. L’acco-glienza è affidata ad associazioni del Privato sociale individuate tramite gara, attraverso una convenzione con la Prefettura e utilizzando esclusivamente fondi del Ministero dell’Interno. Molte Onlus stanno operando attualmente su base volontaria accogliendo i profughi gratuitamente.
Il Sindaco di Milano ha scritto una lettera indirizzata al Governo per spiegare quello che dovrebbe essere cambiato. Ci spiega nel dettaglio quali sono i punti di criticità e quali i possibili correttivi per gestire questa diaspora che non può più essere catalogata come un’emergenza?
Le criticità riguardano certamente l’assenza di un piano efficace di gestione e ripartizione sul territorio delle migliaia di migranti che giungono, quasi sempre salvati dalle navi delle Marina militare, nel nostro Paese. Milano è la meta di moltissimi di loro che giungono qui senza nessun tipo di organizzazione. Inoltre quando organizzati non sono sufficientemente ripartiti sul territorio al di fuori della città. Se Milano fa la sua parte, sono molti i Comuni che invece non fanno nulla. Accogliere è considerato dalla nostra città un dovere e non solo morale, ma tutti devono dare il proprio contributo, accogliendo anche piccole quote o mettendo a disposizione delle strutture. Abbiamo più volte sollecitato Regione Lombardia a prendersi qualche responsabilità offrendo proposte concrete anziché dire sempre e solo di no, ma non abbiamo avuto nessuna collaborazione o proposta concreta. La vicenda del campo base di Rho dove avevano alloggiato i lavoratori dell’area Expo è esemplare. Esiste una struttura, vuota, attrezzata per 550 persone, pronta da mesi e fuori dal già congestionato territorio comunale di Milano. Non siamo riusciti ad utilizzarla nonostante sia una struttura perfetta per ospitare temporaneamente profughi e persone in emergenza abitativa perché sfrattate. È vero non siamo più di fronte a una emergenza, ma a un fenomeno sempre più complesso che ci pone di fronte alla necessità di compiere scelte adeguate che rispettino la dignità delle persone che ci chiedono aiuto, molte delle quali sono donne con bambini, e nel contempo rispettando il diritto dei cittadini milanesi, che in questi anni hanno dimostrato grande solidarietà, di vivere in una Milano accogliente anche per loro.
Beppe Sala ha parlato di oltre 100mila migranti accolti dalla nostra metropoli. Numeri che dimostrano, ancora una volta, la grande generosità ed efficienza milanese. Come è stato possibile accogliere con dignità e umanità tutte queste persone, riducendo al minimo tensioni sociali e problemi di ordine pubblico?
È avvenuto grazie alla capacità e all’operatività delle migliori realtà milanesi che si occupano dell’accoglienza di persone in difficoltà. Insieme abbiamo organizzato i primi centri attivando fin da subito una convenzione con la Prefettura che assicurasse il sostegno economico da parte dello Stato. Da ormai tre anni abbiamo soccorso migliaia di persone in fuga dalla guerra, dalle torture e dalla miseria grazie all’aiuto di tantissimi operatori e volontari, mediatori e medici volontari. Milano non si è mai tirata indietro grazie alla presenza costante del Comune, del Terzo settore e del volontariato e grazie ai tanti cittadini che hanno mostrato vicinanza e rispetto verso i profughi, nonostante le difficoltà nel gestire nella nostra città una presenza sempre così numerosa. Dal mese di novembre secondo quanto disposto dal Ministero della Difesa sarà utilizzata la caserma Montello come luogo di accoglienza. È una soluzione che ci permetterà di realizzare un’assistenza migliore e più dignitosa alleggerendo la presenza in alcuni centri ora sovraffollati.
Per quanto riguarda la zona 9 come siamo messi? Ci sono problemi specifici da affrontare?
In zona 9 non sono collocate le principali strutture di accoglienza. Esiste un piccolo centro, il Remar di via Pedroni, che sta accogliendo richiedenti asilo dando supporto al sistema che conta una quindicina di strutture in tutta la città. A proposito di accoglienza però non si può dimenticare la bellissima esperienza vissuta anche la scorsa estate presso la parrocchia di Bruzzano che ha accolto, grazie all’apporto di Casa della Carità, un centinaio di richiedenti asilo nell’oratorio del quartiere. Sono stati ospitati dalla comunità vivendo per un mese e mezzo insieme ai residenti e partecipando alle attività estive. Un bell’esempio di solidarietà. Siamo certi infatti che conoscere più da vicino queste persone e queste famiglie, vedere i bambini che iniziano ad avere una vita più serena andando a scuola e giocando a loro volta con altri bambini smuova ancora di più quel sentimento di accoglienza che a Milano non è mai mancato. Da parte dei migranti c’è una grande volontà di restituire quanto hanno avuto perciò numerosi hanno accettato la proposta di svolgere attività utili per i quartieri in cui sono ospitati. Per questo si impegneranno nella cura e pulizia delle aree verdi e dei parchi e in alcuni servizi di assistenza domiciliare.