Referendum costituzionale del 4 dicembre

Le ragioni del NO

La riforma del Senato, concomitante con la nuova Legge elettorale, fa evolvere il sistema in senso antidemocratico perché restringe la rappresentanza, riduce i poteri dei cittadini, incide sull’esercizio della sovranità popolare (i cittadini non eleggeranno più i senatori) che è consacrata nella prima parte della Costituzione.
Il sistema non viene alleggerito, ma anzi complicato: non viene eliminato il bicameralismo perfetto, ma vengono escogitati una serie di sistemi e di rapporti tra le due Camere che complicheranno tutto e creeranno contrasti e problemi per la Corte Costituzionale che dovrà dirimere potenziali conflitti.
Secondo la ragioneria generale dello Stato le spese sono ridotte di solo 50 milioni, così poco perché resteranno in piedi tutte le strutture organizzative, di personale e di studio del Senato, che sono le più rilevanti; e perché è certo che poi ci vorranno le diarie e i rimborsi spesa per i Senatori (Sindaci o Consiglieri regionali nominati dai segretari di partito tra i consiglieri regionali) per le loro trasferte a Roma.
Non si riduce il numero dei parlamentari seriamente perché non lo si fa in modo proporzionale tra Deputati e Senatori, ma si incide solo sul numero del Senato ridotti a solo 100 e nominati dai segretari dei partiti.
Si rinforza oltre misura il potere dell’esecutivo. Si realizza una concentrazione di potere inaudita, nel rapporto riforma del Senato-legge elettorale, finendo per prospettare, sotto il mito della governabilità, il dominio di un solo partito (o peggio, di un solo uomo: il segretario del partito vincitore al ballottaggio). (da www.anpi.it)

Le ragioni del SÌ

Per superare il bicameralismo paritario Finalmente l’Italia cesserà di essere l’unico paese europeo in cui il Parlamento è composto da due camere eguali, con gli stessi poteri e praticamente la stessa composizione. Il superamento del cosiddetto “bicameralismo paritario” servirà per ridurre il costo degli apparati politici e per rendere l’attività del Parlamento più rapida ed efficace. La Camera dei Deputati darà e toglierà la fiducia al governo, il Senato rappresenterà prevalentemente le istanze e i bisogni di comuni e regioni.
Per avere leggi in tempi più rapidi Troppo spesso i cittadini hanno atteso per anni riforme e risposte concrete, che sembravano non arrivare mai. Se vincerà il Sì, finalmente le proposte di legge non dovranno più pendolare tra Camera e Senato, nella speranza che prima o poi si arrivi a un testo condiviso fino alle virgole. Tranne che per alcune limitate materie, di norma la Camera approverà le leggi e il Senato avrà al massimo 40 giorni per discutere e proporre modifiche, su cui poi la Camera esprimerà la decisione finale.
Per ridurre i costi della politica Verrà ridotto il numero dei parlamentari, perché i senatori passeranno da 315 a 95 (più 5 di nomina del Presidente della Repubblica) e non percepiranno indennità; il Cnel verrà abolito, e con esso i suoi 65 membri; i consiglieri regionali non potranno percepire un’indennità più alta di quella del sindaco del capoluogo di regione e i gruppi regionali non avranno più il finanziamento pubblico. (da www.bastaunsi.it)