Amianto: “Alla Pirelli nessuna protezione”
Nell’udienza del 17 ottobre la commercialista Alessandra Ungaro nominata perito dal giudice di Milano dott. ssa Annamaria Gatto nel processo a carico di nove ex dirigenti Pirelli, accusati di omicidio colposo e lesioni gravissime di 28 operai morti, ha riferito i risultati della sua perizia. Il tribunale aveva disposto la perizia accogliendo la tesi delle difese degli imputati che avevano sollevato dubbi sugli assetti societari e sulle responsabilità dei manager, per accertare chi avesse avuto davvero ruoli di responsabilità nei rami di azienda presso i quali hanno lavorato gli operai deceduti. Il perito dopo sei mesi di lavoro è intervenuto in aula ricostruendo tutti gli assetti societari e le singole responsabilità dei componenti del Consiglio di Amministrazione e in conclusione della sua perizia ha affermato: “Nelle mie ricerche non ho trovato nulla che riguardasse l’amianto. Non una scheda, non un documento. Nemmeno nel periodo in cui ormai i rischi per la salute erano chiari”. ”Negli stabilimenti di via Ripamonti, come in Sarca e in Bovisa, la situazione era la medesima. Dai componenti auto al settore cavi, la condizione era ovunque la medesima”. “Non solo nei singoli stabilimenti, ma anche a livello di azienda “madre”, non esisteva un protocollo per la sicurezza sul lavoro. In particolare, nella società Pirelli Cavi, come nella capogruppo Pirelli, non abbiamo trovato documenti che assegnassero deleghe di alcun tipo per quanto riguarda la tutela della salute dei lavoratori”. E ancora: “Alla Pirelli di Milano non c’erano procedure contro i rischi “Non ho trovato né una scheda né un documento anche quando ormai i rischi per la salute erano chiari”. Il processo che riguarda gli operai morti o ammalati per tumori derivanti dall’amianto che hanno lavorato negli stabilimenti milanesi Pirelli tra il ‘70 e gli anni ‘80 si dovrebbe concludere entro dicembre. Ricordiamo che i 9 imputati sono stati già condannati il 15 luglio 2015 a pene fino a 7 anni e 8 mesi di reclusione nel primo processo che riguardava la morte di una ventina di operai che hanno lavorato negli stabilimenti di Viale Sarca e Via Ripamonti negli stessi anni.