Dario Fo, il grande giullare nel ricordo di Renato Sarti

Care lettrici, cari lettori, Dario Fo è scomparso la mattina del 13 ottobre. Drammaturgo, attore, poeta, regista, pittore e scenografo, Fo è stato insignito nel 1997 del Premio Nobel per la letteratura. Nel 2013 era scomparsa la moglie Franca Rame, sua partner per tutta la vita: il loro è stato un amore senza fine. Si dichiarava ateo e non credeva in Dio. Ora mi commuovo ascoltando il figlio Jacopo che, in piazza del Duomo, ricorda il padre nell’ultimo saluto. Personalmente, io che credo e per cui la mia fede viene prima di tutto, vorrei che tanti che dicono di essere credenti vivessero anche solo una parte della loro vita come ha vissuto Dario Fo in difesa degli ultimi. Ma chi meglio di Renato Sarti ci può parlare di Dario Fo? Renato Sarti, nato a Trieste, attore, regista, drammaturgo, nel 2001 fonda nella periferia milanese, a Niguarda, il Teatro della Cooperativa. Fra tanti premi il 14 maggio 2010 riceve il premio Isimbardi dalla Provincia di Milano perché considerato un grande esempio di artista capace di tenere insieme, con il suo teatro, la passione civile con la vena comica e drammatica. Mi considero amica di Renato Sarti e gli chiedo di parlarmi di Dario Fo nei suoi ricordi. “Un uomo di grande disponibilità all’ascolto con tutti. Non diceva mai di no. Mi ricordo che nel ‘72 avevo portato il mio teatro nell’ospedale psichiatrico di Trieste quando c’era il dr. Basaglia e invitai Dario Fo a intervenire nel dibattito che sarebbe seguito e lui, con grande generosità, venne a Trieste. La sua disponibilità all’ascolto c‘era anche quando dovevo presentare la storia, svoltasi all’interno di un lager femminile a Ravensbruck, di una donna che aveva partorito un bambino che sarebbe morto dopo pochi giorni. Non è facile parlare della morte di un bambino; lui mi ascoltò, mi dette suggerimenti, consigli e mi disse che il dolore va detto e quei brevi giorni di vita furono scanditi in solo dieci parole. Professionalmente è stato l’ultimo grande interprete della cultura teatrale, un colosso, il più importante nel nostro Paese. Negli anni ‘70 portava “il teatro vita-vita teatro” come specchio della società. Si abbeverava del presente e lo presentava nella gioia e nel dolore. Lui era un giullare e diceva che la gente non va a teatro per piangere come facevano Arlecchino, Pulcinella nel teatro del ‘600. Tutti noi abbiamo visto i burattini che ci facevano sorridere ma, in realtà, raccontavano storie tristi. Ecco Dario Fo è stato l’unico a dimenarsi e sorridere, raccontando le storie della realtà della nostra società. Fo diceva sempre “quando si recita non esistono virgole, punti, punti interrogativi, esclamativi, pause. Bisogna parlare sempre senza fermarsi. Solo alle ultime battute ci si ferma, si da spazio alle parole dando ritmo e tonalità, permettendo a chi ti ascolta di non annoiarsi e, nello stesso tempo, percepire le emozioni di ciò che è stato detto”.