Ecco come sta cambiando, anche in zona, la sanità dopo la riforma Maroni

Intervista a Marco Trivelli, direttore generale dell’Ospedale di Niguarda.

È passato un anno o poco più dall’entrata in vigore della Riforma Sanitaria targata Maroni e ci sembra giunto il momento di fare un primo bilancio di questo nuovo modello lombardo. Abbiamo la fortuna di avere sul nostro territorio il più importante presidio ospedaliero regionale e uno dei più rinomati a livello nazionale, il Niguarda. La parola al suo direttore generale Marco Trivelli.
Quali sono a suo avviso in punti di forza e di debolezza di questa “rivoluzione”? Ha veramente segnato una discontinuità rispetto al cosiddetto modello Formigoni?
La riforma è abbastanza semplice nei contenuti. Il concetto fondamentale è che il paziente non può essere curato solo in ospedale. È importante prendersi cura di un malato sempre, anche quando è a casa. In questo senso potremmo parlare di “rivoluzione”, di cambiamento; in realtà si tratta dello sviluppo di qualcosa che abbiamo già, ovvero di buone cure ospedaliere.
Concentriamoci su due cardini della riforma: la nascita delle Ats, in sostituzione delle Asl, e delle Asst, in sostituzione delle Aziende Ospedaliere. Cosa ne pensa dell’accorpamento sia delle ex Asl sia delle ex Aziende Ospedaliere e, soprattutto, che idea si è fatto dei nuovi obiettivi assegnati a queste neonate strutture?
Trasformare l’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda in Azienda Socio-Sanitaria Territoriale vuol dire che le competenze dei professionisti di Niguarda, sia mediche sia infermieristiche, devono poter uscire dalle mura ospedaliere ed essere più prossime ai cittadini sul territorio. Credo sia una scelta molto ambiziosa, ma ha un suo solido fondamento: una persona malata, soprattutto se in modo grave, cerca un vero specialista, e questo è particolarmente vero nella città di Milano dove la rete degli ospedali è capillare e facilmente accessibile, più che in altre aree della Lombardia. Per riuscire a essere più prossime ai pazienti, è importante che le nuove Asst abbiano una stretta collaborazione con i medici di base, le Rsa e le strutture che forniscono assistenza domiciliare. Questa è la nuova “mission” che ci è stata assegnata.
Di fatto le nuove Asst si occuperanno sia del Polo Ospedaliero sia della Rete Territoriale, andando verso un’integrazione dei servizi sanitari e sociosanitari. Una scelta che porterà benefici ai cittadini e alle casse regionali?
Per i pazienti c’è sicuramente un miglioramento dei servizi erogati. Per quanto riguarda le casse regionali è una scommessa perché da un lato stiamo cercando di aumentare i servizi ai cittadini e dall’altro stiamo riorganizzando le nostre organizzazioni, cercando di liberare risorse. Il bilancio tra queste due voci lo potremo conoscere tra qualche mese. A Niguarda, inoltre, stiamo conseguendo risparmi che porteranno nei prossimi mesi a investire nella struttura di Villa Marelli, nel Pronto Soccorso di Niguarda e in via Ippocrate.
Come vede in tutta questa rivoluzione il Grande Ospedale Metropolitano Niguarda? Cos’è cambiato nel concreto per il gigante della sanità pubblica lombarda?
Anche per noi parte questa integrazione con il territorio. Nel 2017 prenderemo in carico diversi servizi attualmente afferenti all’Ats. Ad esempio passeranno al Niguarda l’assistenza domiciliare e protesica di tutta la città. Come ho detto prima, è nostra volontà potenziare i servizi a Villa Marelli, ovvero cardiologia e pneumologia: nel 2017 ristruttureremo gli ambulatori per rispondere di più e meglio ai bisogni dei pazienti. Dovremo anche gestire la terapia del dolore per tutta la zona 9. Stesso discorso per via Ippocrate: anche qui nel 2017 faremo una profonda ristrutturazione per potenziare i servizi di neuropsichiatria, sia infantile sia adulti. Come si vede sono molte le novità che metteremo in campo sotto la guida della nuova figura che la riforma ha portato, il direttore socio-sanitario, Loredana Luzzi.
Medici di base: com’è mutato il rapporto di questi insostituibili “presidi territoriali” con le Asst dopo la riforma Maroni? Uno dei punti deboli della nostra sanità era la difficoltà di dialogo e collaborazione fra medici di base e ospedalieri.
L’assenza o quasi di un rapporto fra ospedale e medici di base era dovuta al fatto che, fino alla precedente riforma sanitaria, non era una nostra “mission” dialogare con il territorio. Ora, dovendo operare sul territorio, stiamo iniziando a conoscerci e vogliamo lavorare insieme. Ad esempio, come primo passo di “stretta collaborazione” vorremmo portare i medici di base dentro Villa Marelli; l’obiettivo è rendere possibile tutto ciò dalla primavera 2017. Sarebbe molto importante e utile riuscire a portare i medici di base dentro il Niguarda a vedere i pazienti, che hanno avuto grosse patologia, poco prima delle dimissioni così da poter effettuare una sorta di passaggio di consegne.