“Le vasche di laminazione sono subito realizzabili e hanno un costo sostenibile”

Intervista esclusiva a Marco Granelli, assessore del Comune di Milano con deleghe al Seveso.

Da mesi su queste pagine diamo spazio al dibattito tra favorevoli e contrari alle vasche di laminazione come strumento per controllare le piene del Seveso e allo stesso tempo mantenere inalterato l’ambiente. Stavolta la parola spetta a Marco Granelli, assessore con deleghe al Seveso, per esporci la posizione di Governo, Regione e Comune in merito al Progetto Vasche di Laminazione.

Lei ha in mano una patata bollente sia per la questione esondazioni sia per il tema vasche. Prima di tutto, che si è fatto per ridurre il rischio e la portata di tali esondazioni?
La notte tra il 5 e il 6 agosto 2011 fui chiamato perché il Seveso stava esondando. La mattina dopo, insieme a Pisapia e Maran, ci dicemmo che dovevamo lavorare con l’ossessione di risolvere il problema. Cinque anni dopo c’è un piano approvato, finanziato e in corso di attuazione e quasi 180 milioni di euro stanziati, di cui 56,5 già spesi. Soldi messi a disposizione per il 65% dal Governo, il 19% da Regione Lombardia e il 16% dal Comune di Milano. Queste le cose realizzate: 1) Il Canale Scolmatore di Nord-Ovest, che quando siamo in allerta porta l’acqua del Seveso da Palazzolo-Paderno Dugnano nel Deviatore Olona e nel Ticino, è stato potenziato, con un intervento di 23 milioni finanziato dalla Regione. I lavori sono terminati a ottobre 2016 e così oggi può scolmare dal Seveso fino a 36 metri cubi di acqua al secondo, anziché i 30 mc/sec di ieri, ed è pronto, con la realizzazione della vasca di laminazione di Senago, a scolmarne 60 mc/sec. 2) I lavori di pulizia straordinaria e consolidamento del tratto milanese interrato del Seveso tra via Ornato e via Melchiorre Gioia sono stati completati a marzo 2015 con una spesa di 2 milioni, finanziati dal Comune di Milano. In questo modo è stata tolta ghiaia per circa 2.500 mc, migliorando la capienza di circa il 10%, riportandola a quella del 1981. È stata consolidata la galleria e sono state realizzate nuove grate di ingresso per permettere una costante ed efficace pulizia. 3) Tra il 2015 e il 2016 il Comune di Milano ha erogato per la prima volta contributi di solidarietà a 1.102 cittadini ed Enti che avevano subito danni nel 2014 per le esondazioni di Seveso e Lambro per un valore complessivo di 1,5 milioni. 4) La Protezione civile del Comune di Milano ha acquistato nell’estate 2016 due tipi di barriere mobili da utilizzare in caso di esondazione per proteggere via Arezzo e via Camaldoli, per un valore di circa centomila euro. 5) È stato completato nel 2015 il sistema di rilevamento dei livelli dei fiumi, di allertamento e intervento della Protezione Civile comprensivo anche di modelli e procedure di previsione e controllo meteorologico. Questi sistemi sono stati realizzati e attivati da Regione Lombardia, Aipo, Mm, Comune di Milano e finanziati per 1,1 milione di euro da Regione Lombardia. Grazie a questo nuovo sistema e con il completamento dei lavori di adeguamento del canale scolmatore di Palazzolo quest’ultimo sarà attivato anche quando il livello del Seveso inizia a salire a Cesano Maderno e non solo a Milano. In caso di piena il tratto tombinato del Seveso sarà liberato dei circa 2,5 mc/sec scaricati dalla Martesana, e spostati nel Lambro con una nuova manovra idraulica. Una proposta che il Comune di Milano aveva fatto nel 2012. 6) Milano sempre dal 2012 ha integrato il piano di intervento di Protezione Civile. I cambiamenti più significativi consistono nell’attivazione preventiva del Piano di Emergenza Comunale per rischio idraulico e temporali forti e convocazione del Centro Operativo Comunale in caso di allerta. Attivazione automatica di procedure di monitoraggio dei livelli e dei radar e attivazione di squadre di Protezione Civile, Polizia Locale, servizio idraulico Mm e di comunicazione ai cittadini tramite comunicati stampa, sito internet del Comune di Milano, social network e posto di comando avanzato. 7) Infine per la prima volta da più di 40 anni è stato approvato e finanziato il piano completo di interventi di laminazione (trattenimento) e di depurazione delle acque del Seveso, approvato dall’Accordo di Programma sottoscritto lo scorso 4 novembre.

vasche

Vasche di laminazione: un tema che divide cittadini e Amministrazioni. A che punto siamo con questo progetto non certo a impatto zero per il territorio?
Il tratto tombinato del Seveso, realizzato in diverse fasi negli ultimi 130 anni, ha una capienza limitata e scarica le acque nel Redefossi che attraversa la città coperto lungo la cerchia dei bastioni e poi sotto corso Lodi e il territorio di San Donato, per poi scoprirsi e confluire nel Lambro a Melegnano. Bisogna ridurre la massa d’acqua che entra nel Seveso e nei suoi affluenti dal terreno e dalle numerose fognature (attraverso i depuratori) dei Comuni tra Como e Milano. L’ideale è agire sul principio dell’invarianza idraulica, cioè invertire il rapporto relativo alla capacità dei terreni di assorbire l’acqua in caso di pioggia. Sono azioni che richiedono tempi molto lunghi e costi elevati. Nel frattempo bisogna deviare e/o trattenere l’acqua quando c’è la piena, per farla giungere ad altri fiumi capaci di accoglierla o trattenerla nelle fasi di piena per poi restituirla al Seveso nei giorni successivi, finita la piena. Per questo si è potenziato il canale scolmatore di nordovest che porta l’acqua del bacino del Seveso nel Deviatore Olona e nel Ticino e si è deciso di realizzare un sistema di vasche capaci di trattenere circa 4 milioni di metri cubi di acqua in fase di piena e di restituirli poi al Seveso. Alcune vasche agiscono sul tratto del Seveso tra Como e Palazzolo e sono quelle di Lentate sul Seveso, Varedo-Paderno Dugnano, Senago, un’altra quella di Milano-Parco Nord serve per agire sul tratto di fiume tra Palazzolo e Milano. La vasca di Senago tratterrà circa 850.000 mila metri cubi di acqua e sarà pronta a metà 2018 con i lavori che sono iniziati il 28 ottobre 2016. Per la vasca di Milano-Parco Nord, che tratterrà circa 270.000 mc di acqua, il progetto definitivo, con le prescrizioni allegate al parere positivo della valutazione di impatto ambientale del giugno 2016, sarà approvato entro la fine dell’anno e poi Mm dovrà realizzare la gara e iniziare i lavori, ipotizzando un suo utilizzo a partire dal 2019. Per la vasca di Lentate sul Seveso, che tratterrà circa 850.000 mc di acqua, si sta concludendo la valutazione di impatto ambientale a cui seguirà l’approvazione della Regione Lombardia, la gara e l’inizio dei lavori, ipotizzando il suo utilizzo dal 2019. Per le ultime due vasche, quelle di Varedo e Paderno Dugnano, che insieme dovrebbero trattenere circa 2 milioni di mc di acqua, si sta effettuando la progettazione preliminare valutando la fattibilità di unificazione in un’unica vasca nell’area della Snia, che però prevede interventi di bonifica. Questa soluzione potrebbe diventare operativa nel 2021. A queste vasche si devono aggiungere l’adeguamento di alcune aree golenali a Carimate, Vertemate con Minoprio e Cantù. Opere che sono finanziate con l’accordo di programma del 4 novembre 2015 con un costo complessivo di 132 milioni, di cui 102 del Governo, 20 del Comune di Milano, 10 della Regione Lombardia. Il programma di attuazione di questi interventi è monitorato costantemente da una cabina di regia regionale con Città metropolitana, Comune di Milano, Aipo, Mm.

I detrattori delle vasche dicono che è un progetto costoso, vecchio e dalla dubbia utilità. Perché secondo Aipo, Governo, Regione e Comune invece è il meglio che si possa fare?
Oggi sappiamo che per gestire le acque dei fiumi in modo sostenibile le piene dovrebbero mantenersi su valori non superiori a quelli precedenti le opere di urbanizzazione. Nel territorio del bacino del Seveso serve un riequilibrio idraulico-ambientale. Concretamente dobbiamo non ridurre le aree permeabili del terreno e progressivamente diminuire le acque che vengono immesse nelle fognature e da qui attraverso i depuratori nei fiumi, anche promuovendo il riuso delle acque piovane. È necessario separare l’acqua piovana pulita da quelle della fognatura e non convogliarla (segue da pag. 3) CONTRO LE ESONDAZIONI DEL SEVESO nel fiume o mandarle in un tempo più lungo favorendone un lento assorbimento in aree permeabili e non cementificate. Queste azioni sono fondamentali in tutti i Comuni del bacino del Seveso e dei suoi affluenti, intervenendo sui sistemi fognari, sulle tombinature stradali e sui sistemi di raccolta delle acque dei condomini e delle singole abitazioni. Così è previsto da alcune norme regionali, dai Pgt e i Regolamenti edilizi di alcuni Comuni per le nuove costruzioni, dai piani di alcuni enti gestori dei sistemi idrici integrati degli Ato (sistemi provinciali di governo delle acque) come ad esempio Cap gestore per l’Ato della città metropolitana di Milano. Un processo importante ma lungo e che per essere efficace ha bisogno di investimenti ingenti dei Comuni, degli enti gestori degli Ato e dei cittadini che nei propri condomini devono modificare gli impianti. Il 16 marzo 2015 ad esempio è stato chiuso il depuratore di Varedo che scaricava nel Seveso le acque depurate di nove Comuni per 150.000 abitanti equivalenti (Barlassina, Bovisio Masciago, Cabiate, Cesano Maderno, Lentate sul Seveso, Mariano Comense, Meda, Seveso, Varedo), convogliando le acque nel depuratore di Pero e da qui nel sistema dell’Olona, con una spesa di 8 milioni di euro. Ma queste azioni, da sole, potranno risolvere il problema delle piene del Seveso solo fra 30 o 50 anni. Milano e Niguarda, Prato Centenaro, Isola, non possono subire i danni delle esondazioni per 2 o 3 volte all’anno per altre decine di anni! Potenziare il canale scolmatore e realizzare il piano con 4 o 5 vasche di laminazione è una soluzione realizzabile e dal costo immediatamente sostenibile. Quando poi nei territori urbanizzati torneremo alla capacità di assorbimento delle acque le vasche resteranno come laghetti riempiti con acqua pulita di falda o zone verdi a forma di avvallamenti, in alcuni casi recuperando anche zone oggi dismesse come quelle della Snia. Quindi non sono interventi alternativi ma sinergici che permettono di raggiungere prima l’obiettivo di abbattere le esondazioni e gestire in maniera sostenibile le acque piovane in ambiti urbanizzati. Per quanto riguarda il Parco Nord, la vasca occuperà un’area di 2,5 ettari rendendola impermeabile, ma nello stesso tempo un’area di pari estensione oggi impermeabile, dismessa e abbandonata sarà acquisita da Milano per il Parco Nord, resa permeabile e alberata, così che l’equilibrio verde e idraulico del Parco rimanga invariato.

Su una cosa penso possa essere d’accordo con il fronte del “no alle vasche”: l’acqua del Seveso non può rimanere in questo stato. Quello non è un fiume ma una fogna a cielo aperto. Cosa fare per porre rimedio a questo scempio?
Il Seveso è inquinato già oggi e non certo a causa delle vasche. Anzi il sistema delle vasche permette di contenere l’inquinamento in alcuni invasi che saranno gestiti con interventi di pulizia effettuati nel più breve tempo possibile. Nel progetto della vasca di Milano-Parco Nord la gestione prevede fasi di riempimento, svuotamento, asportazione dei fanghi, pulizia e lavaggio e reintegro dell’acqua pulita di falda che mediamente richiedono 3 giorni e mezzo a esondazione e al massimo 6 giorni in caso di evento eccezionale. Con i dati delle esondazioni dal 2010 a oggi, avendo in funzione anche solo le vasche di Senago e di Milano, quella di Milano sarebbe stata utilizzata 6 volte all’anno, annullando le esondazioni per 22 volte su 28. Insomma, la vasca sarebbe utilizzata per soli 21 giorni all’anno e per i restanti 344 avremmo un laghetto con acqua pulita di falda. E se nel frattempo si continuerà a lavorare per riqualificare il bacino del Seveso, i giorni di utilizzo diminuiranno progressivamente. In questi anni, la popolazione che si trova lungo il Seveso è stata interessata dalle esondazioni quasi 6 volte all’anno. Il progetto prevede l’impegno degli enti sottoscrittori di accollarsi la completa pulitura. Il progetto della vasca di Milano-Parco Nord prevede un costo annuo di gestione e pulizia di 420.000 euro che suddiviso tra Regione Lombardia, Città metropolitana e Comune di Milano ha una sostenibilità vera. Per la prima volta il Piano del Seveso prevede anche interventi di depurazione precisi, programmati e già iniziati. È iniziato nel 2015 il programma di depurazione delle acque del Seveso e di gestione delle fognature per una spesa di 90 milioni di euro, finanziati con la tariffa dell’acqua dei territori del bacino del Seveso. Nella cabina di regia del 6 settembre 2016 abbiamo aggiornato il piano di realizzazione di queste azioni, e sia io che il collega Maran esigiamo maggiore decisione dalla Regione Lombardia e dagli Ato coinvolti (Milano, Monza e Brianza, Como).

Sul numero scorso abbiamo ospitato Daniela Gasparini che, insieme ad altri parlamentari, sta lavorando per far modificare il progetto vasche di laminazione perché, “non sono una soluzione avanzata e rispettosa dell’ambiente”. L’idea è mettere in atto la legge sull’invarianza idraulica di Regione Lombardia, la pulizia del Seveso, il completamento del raddoppio del canale scolmatore nord ovest e la realizzazione delle sole vasche necessarie a gestire questa fase transitoria. Cosa risponde a questa proposta?
Ho incontrato ad agosto Daniela Gasparini e Matteo Mauri e ho chiesto loro, come a diversi consiglieri regionali e sindaci, di collaborare per una gestione sostenibile dei sistemi idrici integrati del bacino del Seveso. Milano ha messo su questo tema risorse e interventi, lo stesso hanno fatto Governo e Regione Lombardia e non si può pensare che, come fatto per 40 anni, si rimetta tutto in discussione. Ogni miglioramento è auspicabile, ma non ci si può fermare perché è un nostro dovere realizzare al più presto interventi concreti che riducano e annullino il rischio di esondazione.

Ma sul progetto aleggia un’incognita: la Magistratura, a breve, dovrebbe sentenziare sul procedimento aperto per accertare le responsabilità dei 1500 scarichi abusivi che hanno devastato flora, fauna e acque del Seveso. Quali scenari potrebbero aprirsi?
La Magistratura deve fare la propria strada e controllare sempre, questo aiuterà ad andare avanti, non a rallentare gli interventi. Chiudere gli scarichi abusivi aiuta il progetto vasche. Ricordiamo però che fino a ora tutti i ricorsi presentati contro il progetto vasche sono stati legittimamente respinti. Noi cerchiamo di lavorare bene, con una continua rendicontazione anche ai cittadini ma non vogliamo rimanere immobili come avvenuto per troppi anni.