Niguarda festeggia i suoi partigiani

Dopo la cerimonia che si è tenuta in via Conservatorio con la consegna di una medaglia commemorativa per il 70° anniversario della Liberazione ai partigiani ancora in vita della provincia di Milano, la sezione Anpi Martiri Niguardesi ha dedicato un pomeriggio ai suoi partigiani premiati. E così sabato 22 ottobre, al Centro Culturale della Cooperativa in via Hermada, iscritti e simpatizzanti hanno potuto incontrare Carlo Rovelli e Dante Reggi, renitente alla leva durante la repubblica di Salò ed ex presidente della sezione Anpi di Niguarda. Motivi di salute legati all’età non hanno permesso a Giuseppe Colzani e a Rino Zenti di essere presenti. È stato proiettato un recentissimo documentario dedicato proprio a Carlo Rovelli, nome di battaglia Rovo, partigiano della Val Grande, curato da Nico Tordini e dallo storico Paolo De Toni presenti in sala insieme ad altri amici dell’Anpi di Verbania e allo storico Luigi Borgomaneri. Ricordiamo brevemente le figure dei tre partigiani con le loro diverse esperienze nella Resistenza.
• Giuseppe Colzani. Nato nel 1927 era quindi giovanissimo quando è entrato nelle formazione cattolica delle Brigate del Popolo che, a Niguarda, faceva riferimento a don Giovanni Macchi e al più giovane don Aniceto Bianchi. Ha visto morire i suoi amici di gioco all’oratorio, uno fucilato al Campo Giuriati di Milano e l’altro nel campo di concentramento di Mauthausen. Era sulle barricate durante l’insurrezione di Niguarda il 24 aprile 1945. Lo ricorda in un bel documentario, realizzato dalla Rai qualche anno fa, che si conclude con una riflessione, bellissima ma amara, sulla tragedia della guerra e sulla differenza tra chi era dalla parte giusta, della libertà, e chi dalla parte sbagliata, della dittatura. Dopo la resa e il disarmo della guarnigione fascista, entrato nella caserma di viale Suzzani trova nascosti due fascisti e decide di lasciarli andare. Dopo qualche anno uno di questi lo rintraccia e lo va a trovare con la piccola figlia. “Devo ringraziarla perché lei mi ha salvato la vita” dice l’uomo. Accarezzando la bambina, simbolo della pace e della vita che continua, Colzani pensa: ma se avesse vinto suo padre, i miei tre figli non sarebbero mai nati.
• Carlo Rovelli. Nato nel 1925, figlio di un esule comunista fuggito in Francia perché perseguitato dai fascisti. Insieme ad altri ragazzi di Niguarda comincia a distribuire volantini contro il regime fascista. Individuato grazie ad una delle tante spie, insieme a Ersilio Rigoldi lascia Niguarda, raggiunge Intra e entra nelle brigate partigiane della Val Grande. Ha patito il freddo e la fame, ha subito i rastrellamenti (quello della Val Toce è stato uno dei più noti e brutali nella storia della Resistenza), esperienze tragiche e durissime per un ragazzo di appena 18 anni. Difficili da raccontare, come ha voluto confermare anche al Centro Culturale della Cooperativa. Fa parte, insieme ad una quindicina di giovani, delle squadre d’assalto incaricate di sabotaggi e attacchi agli avamposti tedeschi e fascisti per recuperare armi, cibo, munizioni e soldi. Con coraggio, senza pensare alla morte che è arrivata per tanti suoi compagni.
• Rino Zenti. Nato nel 1924, dopo l’8 settembre fu fatto prigioniero dai tedeschi a Bolzano, dove si trovava con la sua guarnigione, e – dopo qualche giorno senza cibo e senza acqua – deportato, su un carro bestiame, in Austria, a Terniz, in un campo di lavori forzati dove è impegnato in una fabbrica di produzione bellica. Come molti altri prigionieri, rifiuta l’offerta di aderire alla Repubblica di Salò. Sopravvive in condizioni durissime, per venti mesi, fino al termine della guerra quando, liberato il campo dall’Armata Rossa, sarebbe destinato ad essere portato in Unione Sovietica. Per fortuna non fu così. L’Italia riesce a farsi riconoscere come cobelligerante degli Alleati e Zenti può rientrare a casa, come tanti, un po’ in treno e un po’ a piedi. La sezione Anpi Martiri Niguardesi ha raccolto i documentari dedicati a Carlo Rovelli, Giuseppe Colzani e Dante Reggi.
Chi è interessato può richiederli scrivendo una email a anpiniguarda@gmail.com.