Ciclisti in città, quanta ignoranza!

Amo andare in bici ma in città, da pedone, sono più le arrabbiature verso i ciclisti che altro. Capisco che in città il ciclista è un soggetto debole della circolazione ma, da quando la sciagurata sindaco di Milano (Moratti) sdoganò a parole, in campagna elettorale, senza alcuna logica, le bici sui marciapiedi, mi trovo quotidianamente a litigare con chi crede che andarci sia permesso (vedi foto 1, 2, 3). Purtroppo, per loro e ahimè per noi, ciò non è vero e se avessimo una Vigilanza Urbana degna di questo nome capiremmo facilmente che la circolazione delle bici è regolata dal Codice della Strada, che li menziona come “velocipedi”, con numerose regole ben precise, tra le quali troviamo le seguenti: 1) le bici debbono avere campanello, luci anteriori e posteriori, catarifrangenti così come i copertoni debbono essere coperti da parafanghi (quindi le mountain bikes non possono circolare in città (vedi foto 4); 2) è vietato andare sui marciapiedi (se non sulle di piste ciclabili); 3) è vietato andare contromano; 4) è vietato percorrere in bici le strisce pedonali (bisogna attraversarle tenendo il veicolo a mano); 5) è vietato parlare al cellulare pedalando; 6) si è sottoponibili alla prova dell’etilometro (qualche giorno fa, a Rovigo, un ciclista, positivo al test, è stato condannato a 8 mesi di reclusione e 3.000 euro di multa); 7) è vietato passare col rosso e via dicendo. Le sanzioni indicate dal Codice vanno da un minimo di 21 a ben 624 euro e più e, in certi casi, in quanto veicoli, possono essere sottratti punti alla patente automobilistica. Venissero memorizzate queste regole – e sanzioni – forse diminuirebbe la maleducata arroganza di chi circola in città ignorando gli altrui diritti.