Contro le esondazioni del Seveso

“Sono contrario alle vasche di laminazione perché…” Arturo Calaminici risponde a Marco Granelli
Non avevamo dubbi che l’intervista all’assessore Marco Granelli, pubblicata sullo scorso numero, avrebbe creato un dibattito fra favorevoli e contrari al Progetto Vasche del fiume Seveso. Ci ha chiesto il “diritto di replica” Arturo Calaminici, presidente dell’Associazione Amici del Parco Nord e portavoce del Comitato Acque Pulite.
Ha letto la lunga, argomentata e puntuale intervista dell’assessore Marco Granelli pubblicata il mese scorso da “Zona Nove”?
Certo che l’ho letta. Lunga lo è di sicuro, puntuale direi abbastanza, argomentata però non mi pare. Almeno non su due punti chiave: la pulizia delle acque e l’applicazione della Invarianza idraulica. Sulla prima questione dò atto volentieri a Granelli di averne evidenziato l’importanza, ma non ancora di averne colto la centralità. Infatti, alla precisa domanda da lei posta sulla inchiesta della Procura di Milano, impegnata ad accertare le responsabilità per la mancata vigilanza su 1.500 scarichi abusivi, l’assessore è stato piuttosto evasivo e sfuggente. Sostanzialmente se l’è cavata dicendo: il giudice faccia il suo mestiere e quando si sarà pronunciato ne prenderemo atto. Troppo poco. I cittadini vogliono sapere cosa fa ora, concretamente, l’amministrazione di Milano per risolvere lo scandalo di questi scarichi abusivi. Aggiungo un’altra cosa: per noi la pulizia delle acque è il presupposto da cui partire e la linea guida di tutto il nostro ragionamento; per l’assessore è solo uno dei punti del suo programma, che non si ispira a questo principio né da esso ne deriva le conseguenze.
L’assessore elenca fra le azioni messe in campo il raddoppio del canale scolmatore del Nord Ovest, la pulizia dell’alveo interrato del Seveso nel Comune di Milano, l’acquisto di barriere mobili per proteggere le aree a maggior rischio esondazione e la modifica delle procedure di monitoraggio dei livelli dei fiumi e di allertamento ed intervento della Protezione Civile. Almeno su questo le Istituzioni si stanno muovendo sulla strada giusta?
L’assessore non parla del raddoppio. Si riferisce correttamente al solo potenziamento (da 30 a 36 mc/s) del (per ora unico) canale esistente. Siamo noi che poniamo la questione del raddoppio. Mi spiego: il raddoppio del canale era un’opera effettivamente avviata una decina di anni fa, ma è stata poi bruscamente interrotta allorché le popolazioni ticinesi si sono sollevate contro quel progetto, preoccupati perché si sarebbero raddoppiati anche i veleni e le porcherie che inevitabilmente si sarebbero scaricati nel “Fiume Azzurro”. Allora, tecnici e politici invece di porre il problema di come ripulire il fiume, presero la strada apparentemente più facile delle grandi vasche di laminazione, per stivare milioni di mc di acqua sporca in immensi buchi dentro ai parchi o addosso a popolosi quartieri residenziali, come avverrebbe per il quartiere di via Papa Giovanni a Bresso! Detto questo, noi siamo felici di riconoscere tutte le cose buone che l’assessore e l’Amministrazione di Milano stanno facendo: la pulizia della parte intubata dell’alveo, i nuovi sistemi di monitoraggio e allertamento, l’acquisto delle barriere mobili e quant’altro.
Sempre nell’intervista a Granelli l’invarianza idraulica è un obiettivo sul lungo periodo da perseguire e le vasche sono una soluzione temporanea, seppur non di breve durata. Ma non è la posizione che sostenete da sempre? Di fatto le Istituzioni vi danno ragione…
In astratto le istituzioni ci danno ragione; in pratica, cioè nella effettività dei comportamenti, continuano a fare le stesse cose di prima. Sul piano diciamo culturale potremmo anche dirci soddisfatti, su quello amministrativo e politico no. Prendiamo in esame la questione dell’Invarianza idraulica. Come per la pulizia delle acque, anche sull’invarianza l’assessore parla a lungo, ed anche bene e pure con calore. Ma poi? Come al solito egli aggiunge che l’invarianza è una cosa buona, ma lunga, che ci vogliono quarant’anni, ecc. Insomma una sequela di frasi generiche ed elusive. L’invarianza idraulica si può invece praticare da domani mattina. Anzi, ci sono già opere che si stanno realizzando nel rispetto di questa tecnica. Per esempio, il Comune di Bresso sta costruendo un nuovo parcheggio, vicino ai “capannoni”, in via Madonnina, e ci sono due grandi serbatoi che raccoglieranno l’acqua piovana, uno quella sporca di prima pioggia e l’altra quella più pulita, che eventualmente potrà essere riutilizzata. Certo, noi non ci accontentiamo solo di buoni esempi una tantum, noi chiediamo un piano per l’invarianza, con obiettivi, tempi e costi precisi. Un amministratore non può fare della bella filosofia, deve parlare con dati e cifre. E qui non ci siamo. Per ora.
Scommetto che è sulla vasca al Parco Nord che si riscontra la più grande distanza fra favorevoli e contrari alle vasche. Provi a contestare, con cifre e argomentazioni puntuali e concrete, le affermazioni dell’assessore.
Lo faccio subito, ma per farlo in modo convincente devo prima esporre il nostro punto di vista complessivo. Noi, come dicevo, partiamo dal presupposto che occorra farla finita con la “libertà” di avvelenare il Seveso. Siamo rivoluzionari! Infatti vogliamo che sia rispettata la legge! Inquinare i fiumi è reato. Tra pochi mesi si concluderà l’inchiesta della Procura di Milano e le autorità dovranno vigilare e intervenire contro chi delinque. O no? Quindi, le acque del Seveso possiamo dire che diventeranno (passabilmente) pulite, degne perfino, quando è necessario, di finire nel bel Ticino. La prima cosa che si può fare è: riprendere i lavori e completare il raddoppio del canale scolmatore. Poi si possono sistemare le aree golenali, già previste nel Piano (ci vanno 500 mila mc, il doppio della vasca del Parco Nord). Se le acque sono pulite, anche una o due vasche, lì dove sono più compatibili col territorio, potrebbero non fare tanto scandalo. Il Comune di Lentate è favorevole ad ospitare la sua vasca e a Senago sono iniziati i lavori. Quest’ultima vasca (con acqua pulita) avrebbe la garanzia, se venisse completato il raddoppio dello scolmatore, di essere provvisoria ed entro pochi anni di poter essere chiusa e riconvertita. Invarianza: se ci si muove in modo programmato, una quantità di acqua piovana pari a quella della vasca nel Parco Nord può essere trattenuta sul territorio senza troppa fatica. Facciamo allora due conti, tenendo presente che le onde di piena del Seveso non superano i 200 mc/s. Bene, il Seveso, che ha una portata massima di 140 mc/s, ne smaltisce di suo solo 40 (non facciamo commenti!); ad essi aggiungiamo: i 36 che passano nel canale scolmatore esistente e altri 30 che andrebbero nel raddoppio del canale; ulteriori 30 mc/s nelle aree golenali e 30 ancora nella vasca di Lentate; infine 30 mc/s trattenuti sul territorio con l’invarianza idraulica. In totale fanno 196 mc/s. Col che si dimostra che non servono la vasca di Paderno, quella di Varedo e tantomeno quella nel Parco Nord. Sono semplicemente inutili! I soldi che si risparmiano possono essere impiegati in parte per avviare un vero piano dell’invarianza e in parte per completare il raddoppio del canale scolmatore. Non è un ragionamento semplice e realistico? Non tiene assieme il vecchio e il nuovo, l’emergenza e la prospettiva? L’Associazione Amici Parco Nord e il Comitato Acque Pulite sostengono l’azione dell’on. Daniela Gasparini (intervistata sul numero di ottobre di Zona Nove) che chiede di rivedere e modificare radicalmente il progetto di messa in sicurezza del Seveso. Marco Granelli però è stato categorico: “Non si può pensare che, come fatto per 40 anni, si rimetta tutto in discussione.” Discorso chiuso? L’onorevole Gasparini, come anche gli onorevoli Mauri e Casati, e tanti altri amministratori, per esempio il sindaco di Bresso, dicono cose non solo condivisibili da noi, ma da chiunque guardi a questi problemi in modo sereno e spassionato. Devo ancora una volta ribadire che per noi liberarci dalla piaga d’Egitto delle esondazioni di Niguarda è un imperativo categorico. Perciò diamo atto volentieri al Comune di Milano di volerlo fare. Siamo in disaccordo sul come, sulla soluzione scelta. E la vasca nel Parco Nord, non essendo neppure indispensabile, sarebbe un atto assurdo e immorale. La frase dell’assessore, che non si può rimettere tutto in discussione, è una frase priva di logica: ciò che è sbagliato va messo in discussione!
Ora che sono partiti i lavori della vasca di Senago, ogni discorso è chiuso?
Perché? Finora non si è compiuto nulla di irreparabile. Abbiamo chiesto all’assessore di incontrarci: noi siamo animati da spirito di collaborazione e dalla voglia di trovare soluzioni concrete e pratiche.