Stefano Marianeschi: eccellenza del Niguarda

Il suo sguardo trasmette serenità, la sua generosità, semplicità e disponibilità sono note. È Stefano Marianeschi, padre di due ragazze ormai grandi, responsabile della Cardiochirurgia Pediatrica dell’Ospedale Niguarda, volontario di “Mission Bambini” come coordinatore scientifico del programma “Cuore di bimbi”. E il 1° novembre scorso, a Terni, insieme ad altri 6, ha ricevuto il premio “IoSonoUnaPersonaPerBene”, che tramite il mondo social, si preoccupa di dare rilievo ai gesti generosi compiuti da persone comuni, per raccontare un mondo migliore di quello che conosciamo. Volontario di “Mission Bambini” dal 2010, il dottor Stefano Marianeschi, ha operato più di 1.600 piccoli pazienti in giro per il mondo, e nei paesi più poveri, come Romania, Albania, Uzbekistan, Cambogia, Uganda, realizzando le operazioni più complesse, e tenendo momenti formativi per i medici del posto, sulle tecniche utilizzate durante gli interventi. Già insegnante nel Master della Scuola Internazionale di Cardiochirurgia dell’Università Bicocca, collabora anche con la cardiochirurgia pediatrica presso gli ospedali Papa Gio-vanni XXIII di Bergamo, di Southampton (UK) e l’Università americana di Stanford. Infine è autore di circa 120 pubblicazioni scientifiche e il 22 novembre scorso è stato ospite del TG1 nella rubrica “Fa’ la cosa giusta” a cura della giornalista Giovanna Rossiello. La generosità e la passione che Stefano mette nel suo lavoro, si legge anche nelle sue parole: “Credo ci siano pochissimi mestieri in grado di donare le emozioni, fortissime (per fortuna in larga parte positive), che quotidianamente raccoglie un cardiochirurgo pediatrico. Emozioni che solo gli occhi di un bambino possono regalare. Quegli occhi che incontri prima di un intervento chirurgico: sono curiosi, indagatori, carichi di tensione, capaci di inchiodarti a responsabilità enormi. E che ritrovi anche poco dopo l’operazione, raccogliendone il peso della sofferenza che li ha segnati. Anche per questo li senti ancora più vicini. Perché dopo un intervento un bambino non è soltanto più debole fisicamente, ma è anche più vulnerabile emotivamente visto che in terapia intensiva non può avere accanto i genitori. Per lui rappresenti una protezione, una figura nuova sì, ma progressivamente familiare, con la quale scambiare un cenno, un gesto. Con il tempo, anche un sorriso. Ecco, è in quel momento, quando un bambino operato, pur dolorante, raccoglie le prime energie per regalarti un sorriso, che comprendi quanto il tuo lavoro sia impagabile. Egli è all’oscuro della malattia, delle terapie, e dello stesso intervento. Eppure, quando ti guarda, sembra aver compreso tutto.” Anche con “Mission Bambini” Stefano viene spesso in contatto con realtà difficili: “Tutti i viaggi riservano incognite perché si opera in contesti fortemente penalizzati dal punto di vista sanitario. L’arrivo di una équipe internazionale diventa per quei Paesi una grande occasione per salvare piccoli pazienti altrimenti destinati a morte… Molte volte in sei giorni si riescono ad operare nove o dieci bambini, lavorando dalle ore 9 alle 20. È durissima… E di ogni bimbo memorizzo il volto”. Dal 3 dicembre è in Cambogia, pronto ad aiutare altri bambini, e aggiunge: “Aiutatemi a salvare altri bambini! Donate, e insieme diamo vita al suono più coinvolgente che c’è: il battito dei cuori dei bambini di tutto il mondo! Bastano 1.500 euro per salvare un bambino.” (per donazioni: https://www.retedeldono.it/it/iniziative/fondazione-mission-bambini-onlus/stefano.marianeschi/givethebeat-stefano-marianeschi).