A Milano una rete interconnessa di soggetti opera contro la violenza sulle donne

“Prima di andare a scuola, mi mandi una foto, così vedo come sei vestita e ti dico se va bene”; “Smettila di uscire con quelle tue amiche… non mi piacciono per nulla e poi dobbiamo stare solo io e te… tu sei solo mia”; “Fammi subito vedere il tuo cellulare… se non me lo dai, vuol dire che non mi ami”. Queste sono solo alcune delle frasi pronunciate da adolescenti alle proprie “fidanzatine”, come è emerso in svariati incontri tenutisi nelle scuole superiori milanesi, in cui si affrontava il tema dell’affettività. Sono agghiancianti campanelli d’allarme di un rapporto che potrebbe degenerare, ma le giovani donne non ne sono consapevoli e, spesso, interpretano tali espressioni come amorevoli premure. In realtà la morbosa gelosia, il possesso e il controllo non sono mai sintomi di amore. Per questo penso sia necessario investire in formazione ed educazione a partire dalle scuole per prevenire la violenza di genere fisica e psicologica che già nel 2016 ha portato una donna ogni tre giorni a essere barbaramente uccisa da chi diceva di amarla. Anche Milano, quindi, vanno moltiplicate le occasioni per parlare di contrasto alla violenza di genere e di femminicidio. I dati che ci forniscono i centri antiviolenza e le case rifugio, le notizie che quotidianamente leggiamo, ci obbligano ad approfondire l’argomento ed è con questo spirito che ho organizzato l’incontro “Io di te non ho paura. Gelosia, ossessione, possesso e controllo: questo non è amore”, coadiuvata da medici, psicoterapeuti, avvocati, criminologi, forze dell’ordine, magistrati, giudici e rappresentanti delle Istituzioni. È infatti una questione talmente enorme che va affrontata con tutti gli strumenti a nostra disposizione, soprattutto per non far sentire sole le donne che subiscono tali violenze e che vogliono intraprendere un percorso per uscirne, passando dalla denuncia per arrivare alla “ricostruzione” della propria autonomia. A Milano è attiva dal 2006 una rete capace di intervenire sui temi della violenza di genere, mettendo in relazione fra loro soggetti che condividono approcci e valori nell’operare quotidiano a fianco delle donne per mettere in comune metodi di lavoro consolidati e strumenti operativi. Questo fa una rete articolata che intercetta con flessibilità bisogni diversificati e rappresenta per l’Ente Locale una grande risorsa proprio per la sua multiformità. La rete è sempre stata sostenuta dall’Amministrazione Comunale attraverso l’Assessorato Politiche Sociali, passando dai 389mila euro del 2011 ai 660mila del 2016. Sul 2017 si sta lavorando a un’ipotesi di 1 milione di euro visto l’aggravarsi della situazione.