Isola: la Giornata della Memoria interpretata dai ragazzi affinché l’orrore dei campi di sterminio non torni mai più

Il 27 gennaio, alla Casa della Memoria di via Confalonieri, l’Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi di Concentramento (Aned) presenterà un programma ricco di contenuti, al fine di conservare per le nuove generazioni la memoria della Shoah, periodo tragico della storia del nostro Paese e dell’Europa, affinché simili eventi non accadano mai più. Mi intrattengo con la professoressa Silvia Girolami, selezionata per la regione Lombardia a seguire un corso di formazione per insegnanti sulle nuove metodologie pedagogiche per affrontare il tema della Shoah nelle scuole. La professoressa mi spiega che “il seminario si è svolto presso lo Yad Vashem di Gerusalemme, la più importante istituzione a livello mondiale che, dal 1953, si occupa di ricostruire le storie di oltre 6 milioni di ebrei vittime dell’ideologia nazista e fascista, morti nei campi di concentramento e di sterminio durante la seconda Guerra Mondiale. Dopo aver visitato i luoghi, in 8 giorni, ho capito che il sapere non ha confini e che dobbiamo essere noi i primi a voler aprire le frontiere dell’intelligenza e del cuore”. (E ciò che dice mi riporta al mio pellegrinaggio in Terra Santa, Giordania, Sinai del 1993, un’esperienza unica di crescita interiore.) E poi prosegue: “Credo nella forza, nella potenza dirompente e universale della parola, la insegno ai miei studenti, affinché tutti loro, prima o poi, la incontrino, la leggano, la scrivano, la promuovano”. È proprio la prof.ssa Silvia Girolami che, assieme alle colleghe di religione, musica, italiano e storia e alla sua II D (vedi foto) dell’I.C. Luigi Galvani plesso via Fara, in occasione della Giornata della Memoria presenterà, il 27 gennaio dalle 9 alle 12, la “Staffetta della Memoria”, una rappresentazione toccante, con alcune classi della primaria e secondaria dell’istituto che saranno fruitrici e allo stesso tempo anch’esse attrici della narrazione, dedicata al ricordo delle persecuzioni razziali attraverso la lettura e/o interpretazione di brani di prosa, poesia, salmi e brani della Bibbia, accompagnati da sottofondi musicali, rumori e immagini proiettate. Nel corso dellla mattinata la “Staffetta” verrà passata ad altri testimoni in modo da coinvolgere gli alunni di una terza media e di una quinta elementare (la tragedia vista con gli occhi dei bambini). Il tutto ripreso da una videocamera in modo da renere disponibile per tutte le scuole della Lombardia le rappresentazioni come una piattaforma di base sulla Shoah e sulla storia del XX secolo: “Dobbiamo sentire tutti la responsabilità di portare avanti questo discorso per non dimenticare mai!” Poi, per avere notizie sul pomeriggio del 27 gennaio, incontro la dr.ssa Lucia Tubaro, responsabile del progetto di Aned, che così mi illustra: “L’avv. Loner di Bolzano, collezionista di libri, tempo fa, ha trovato in Germania, tramite il catalogo di un antiquario, l’edizione originale (in francese) del libro Buchenwald (ovvero foresta di faggi) 1943- 1945 e si è talmente commosso che ha deciso di rieditarlo in italiano con la partecipazione di Cierre Edizioni e Aned. Buchenwald è stato tra i più terribili campi di concentramento in cui la maggioranza dei detenuti erano antifascisti e dissidenti politici di tutta Europa (i famosi triangoli rossi)”. Nel volume, che sarà presentato da Dario Venegoni, presidente Aned, e da Maurizio Zangarini, direttore dell’Istituto Veronese per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, sono raccolti disegni, con traduzione italiana dei testi francesi, e un ricco apparato di saggi. Nel drammatico ciclo di disegni, presi dal vivo, c’è tutto l’inferno concentrazionario nazista. Questi tratti a matita dovevano rimanere nella storia per non essere dimenticati, e i detenuti rischiavano la vita per consentire ai due autori – Auguste Favier e Pierre Mania, sopravvissuti agli orrori – di disegnare tutte le barbarie subite dei carnefici. Un documento artistico di gran valore in cui i due autori sono stati testimoni delle atrocità quotidiane di ogni tipo commessi dai nazisti nei lager. I due artisti detenuti scrivevano sempre sotto ai disegni per raccontare ciò che accadeva. L’albero di Goethe (in copertina) veniva usato per le impiccagioni (si vede la corda che pende), grande albero scheletrico che, secondo una profezia, avrebbe segnato la fine del III Reich come, poi, è accaduto effettivamente. L’albero, piccoli frammenti esistono nel museo, doveva essere il ricordo del grande poeta ed era stato lasciato dai nazisti al centro del campo di concentramento. A questo punto come non ricordare ciò che scrisse Primo Levi: “Fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai”. Ed ancora: “L’opposto del bene non è il male, ma è l’indifferenza”. E infine come dimenticare la frase del film “Schindler’s list: “Chi salva una vita, salva il mondo intero.”?

L’ingresso è gratuito ma sarà opportuno prenotare allo 02/683342. La rappresentazione verrà riproposta per gli adulti il 23 febbraio, dalle 17 alle 18,30, sempre presso la Casa della Memoria, via Confalonieri 14.