Stefano Indovino, capogruppo del Pd: “La Giunta Lardieri è come in letargo”

Dopo aver intervistato nei numeri scorsi gli assessori del nuovo Municipio 9, diamo ora la parola a Stefano Indovino, capogruppo del Pd.
Prima di tutto, la nuova strutturazione della zona che ha portato alla nascita del Municipio 9: funziona o è un mezzo pasticcio?
Credo si debba accelerare nell’attuazione di quanto previsto dal nuovo regolamento del decentramento. Se si rimane in mezzo al guado, come ci troviamo oggi, il rischio è di annegare. I Municipi hanno senso se diventano il luogo in cui si risolvono alcuni problemi che oggi si perdono nei meandri degli uffici centrali. Fin quando non verranno trasferite tutte le deleghe previste dal regolamento, come quelle sulla sicurezza, sulle anagrafi, sulle manutenzioni ordinarie, saremo più vicini al grande pasticcio che al funzionamento ottimale.
Pare di capire che in tutti i Municipi ci siano problemi a mettere in pratica il nuovo decentramento approvato, forse un po’ in fretta, alla fine della precedente amministrazione.
Sicuramente aver approvato la riforma in “Zona Cesarini” non ha giovato. Ritengo però, anche confrontandomi con colleghi di altri Municipi, che ci siano problemi comuni a tutti affrontati in modo diverso. C’è chi sta lavorando per portare a casa risultati concreti e chi, come nel caso del Municipio 9, immagina il far politica come un continuo scaricabarile al livello più alto. Bisognerebbe innanzitutto assumersi le proprie responsabilità e lavorare con gli strumenti che si hanno.
E veniamo al Municipio 9. Che giudizio politico dà a questi primi mesi di lavoro della Giunta Lardieri? Come sono i vostri rapporti con la Giunta e con i Presidenti di Commissione?
Il voto che darei è 4 e mezzo per la Giunta e 5 per la maggioranza nel suo complesso. Abbiamo assistito in questi mesi a un sostanziale immobilismo politico del Presidente con gli Assessori, che sembra abbiano come unico obiettivo politico l’inoltro delle mail dei cittadini agli uffici comunali. Basta scorrere gli ordini del giorno delle convocazioni dell’aula per verificare quello che dico e l’assenza di un indirizzo politico chiaro. Quando ci hanno presentato progetti interessanti nelle commissioni, penso alle politiche sociali o al commercio, abbiamo sempre dato il nostro contributo in termini di proposte e idee. La sensazione è che il Consiglio cano: dopo il decennio di Barcellona e di Berlino, due città che hanno saputo interpretare la loro leadership a partire dalla cultura, c’è ora l’opportunità di inaugurare il decennio di Milano a partire dal 2017. I dati segnalano che Milano è al primo posto in Italia per occupati nell’”industria della cultura”. La nostra metropoli è stata definita il centro dell’arte contemporanea nel mondo ed è diventata la seconda meta per gli studenti dell’Erasmus. Tutto ciò fa capire che cultura e sapere vuole anche dire lavoro e reddito. Ma Milano ha ancora voglia di crescere e quindi non ci si fermerà solo ai luoghi esistenti che diventano sempre più sistema, ma si punterà anche a nuovi spazi e incubatori culturali, come la Fondazione Feltrinelli (vedi a pag. 10) e un Centro di alti studi arti visive al QT8. L’idea è anche quella di offrire un calendario continuativo di eventi: da Bookcity a novembre alla Prima diffusa a dicembre, aggiungendo il nuovo Museocity a marzo e finendo, a maggio, con Pianocity. Il 2018 sarà l’anno del Novecento italiano. (continua da pag. 3) sia un po’ bloccato dalla bulimia della Giunta, salvo le eccezioni come quelle che citavo prima.
Sono giunti anche in redazione gli echi della seduta fiume del 17 novembre: quale era l’ordine del giorno e perché avete assunto una posizione che poteva sembrare ostruzionistica?
Fra le novità che riguardano i Municipi è prevista la discussione di un documento unico di programmazione (Dup) quinquennale. Nonostante le nostre richieste (siamo dovuti arrivare a presentare una mozione per richiedere che si discutessero le linee di indirizzo della maggioranza) la Giunta lo ha approvato con grande ritardo, nell’ultimo giorno disponibile. Questo ha fatto sì che, nonostante avessimo preso accordi diversi nella riunione dei Capigruppo, questo documento di 70 pagine ci sia arrivato solo due giorni prima della discussione. Con l’aggravante che nei Municipi governati dal centrosinistra è stato dibattuto nelle commissioni, dove possono partecipare anche i cittadini, mentre da noi si è voluto portarlo direttamente in aula. La nostra unica richiesta era di rimandare la discussione di una settimana, così da garantire a noi e alla cittadinanza di avanzare proposte migliorative. Ci siamo ritrovati di fronte un muro. Alla faccia di chi sbandiera di volere la partecipazione. L’unica possibilità che ci è rimasta è stata entrare nel merito di un testo scritto in fretta e furia e con una certa dose di pressapochismo, per tentare di migliorarlo.
Dite che questo documento strategico era pieno di errori e in parte copiato…
Faccio un esempio che riguarda un tema caro al vostro giornale. Si citano nel testo, anche in modo approfondito, possibili utilizzi della caserma Mameli che vanno nella direzione opposta a quanto emerso nel percorso partecipativo. E il paradosso è che quelle conclusioni erano state approvate in commissione dalla stessa maggioranza che poi le ha rinnegate. Oppure, sempre pensando all’urbanistica, non era nemmeno citata l’area di Bovisa Gasometri ed era liquidata in tre righe raffazzonate quella dell’ex Scalo Farini. Per non parlare delle incongruenze riguardanti il tema del Seveso, segno di una scarsa conoscenza dei progetti finanziati da Governo, Regione e Comune per risolvere il problema. E poi avevano eliminato dalle eccellenze del nostro territorio la Casa della Memoria all’Isola. Per non parlare di com’è stato affrontato il tema della sicurezza: mentre ci si impegna a bloccare l’arrivo di nuovi profughi nelle strutture del Municipio, non viene citato nemmeno il lavoro imprescindibile che anche il Municipio può fare contro la criminalità organizzata. Il tutto passando da nomi di quartieri inventati o parrocchie e associazioni sparite fino ad arrivare ad alcune frasi copiate da Wikipedia.
Com’è finita? Che giudizio dà di questo primo atto politico della Giunta Lardieri?
Quasi tutti i nostri emendamenti sono stati bocciati senza che si potesse mai entrare nel merito, solo ed esclusivamente per permettere alla maggioranza di votare in modo compatto, scegliendo la loro unità al posto dell’interesse dei cittadini. Hanno bocciato persino quelli che correggevano le inesattezze di cui parlavo prima o quelli in cui chiedevamo maggiore collaborazione da parte dei cittadini. Il giudizio non può che essere negativo.
A fronte del muro contro muro, opposizione costruttiva e propositiva o ostruzionismo?
Abbiamo presentato così tanti emendamenti perché c’erano a nostro giudizio molte cose da correggere e perché non siamo stati messi nelle condizioni di lavorare. Si è trattato di un fatto grave. Noi continueremo a fare il nostro lavoro di opposizione costruttiva ma inflessibile. Non ci interessa il nostro protagonismo. Vogliamo che il Municipio funzioni nell’interesse dei cittadini. Insomma continueremo a suonare la sveglia, sperando che la squadra del Presidente Lardieri, finalmente, esca dal suo letargo. Non basta inoltrare mail. Bisogna fare politica al servizio della comunità.