L’Italia non è un Paese per laici

Sono qui, ancora annichilito dalle immagini televisive di Fabo, il dj cieco e tetraplegico a causa di un incidente, che per poter essere libero di morire ha dovuto andare in Svizzera. Il suo faticoso discorso di addio era uno schiaffo nella faccia ai parlamentari italiani, che negli oltre otto anni trascorsi dalla morte di Eluana Englaro non hanno saputo dare a questo Paese meschino e bigotto una legge sul fine vita. Siamo strani, qui in Italia: se una persona si vuole curare, a volte la facciamo morire di lista d’attesa, ma se un povero cristo vuole morire, ecco eserciti pronti ad impedirglielo, a prescindere da tutto, dalla sua volontà, dalle condizioni difficilissime della vita che conduce, dalle sue idee e convinzioni profonde. Qui, alle nostre latitudini, se mostri un preservativo in un’aula scolastica e spieghi a che serve e come si usa, rischi il posto di lavoro. Però si può essere obiettori di coscienza tutti insieme appassionatamente nello stesso ospedale, e costringere così le donne che devono interrompere la gravidanza a peregrinare di città in città. Il che naturalmente non impedisce, magari a qualcuno di questi stessi obiettori, di praticare ancora, nel 2017, lucrosi aborti clandestini. In questo Paese sono più i matrimoni civili che quelli religiosi, oltre un bambino su quattro nasce da coppie che non hanno ritenuto necessario legalizzare in alcun modo la propria unione, eppure siamo governati da una massa di beghine/i che impongono a tutto il territorio nazionale le leggi che al limite potrebbero essere valide solo per lo Stato Vaticano. No, l’Italia non è un Paese per laici.