Il Parlamento ha approvato la prima legge nazionale contro la povertà

Le statistiche più recenti raccontano della presenza, nel nostro Paese, di circa un milione e mezzo di famiglie, quattro milioni e mezzo di persone, che sono sotto la soglia della povertà. Sono persone che non riescono ad accedere al cosiddetto paniere delle cose necessarie per assicurare una vita dignitosa. Gli interventi per aiutare queste persone in difficoltà sono stati da sempre demandati alle Istituzioni locali, regioni e comunali. Quelle stesse Istituzioni che in questi anni hanno sofferto la riduzione di risorse e di personale prodotta dalla crisi della finanza pubblica e dal Patto di Stabilità. Per questo, per affrontare più efficacemente il problema e dare un aiuto reale a chi è in stato di bisogno estremo il Parlamento, su proposta del Governo, ha approvato la prima legge nazionale contro la povertà. Un intervento significativo che non è ancora risolutivo ma che sicuramente costituisce, come confermato da tutte le associazioni che si occupano di dare aiuto ai poveri, una svolta positiva nel modo di intervenire sull’indigenza. Il provvedimento prevede un sostegno al reddito per circa un milione e mezzo di persone (400 mila famiglie), quelle con la presenza di minori o disabili, . A loro è garantito un reddito di inclusione che sarà oggi di 400 euro e in un prossimo futuro sarà alzato a 480. Non solo: la legge delega prevede una estensione della platea dei beneficiari contando, con la prossima legge di stabilità, di poter confermare i 4 miliardi di euro di stanziamento già previsti dal bilancio per il 2017/2018 per il reddito di inclusione. L’altra novità della nuova legge sta nella scelta di collegare al sostegno al reddito un progetto, appunto di inclusione, che sia personalizzato e attivi i servizi per consentire a quelle famiglie di affrancarsi dalla povertà senza dover vivere in eterno di assistenza. Si è fatto in Parlamento ciò che la politica deve fare: definire le priorità, partire dai più deboli e dare risposte concrete. Spesso registriamo le statistiche dolorose sul disagio di una parte troppo grande degli italiani, ma denunciare la gravità della situazione non serve se poi, come abbiamo tentato di fare in questi anni, non si mettono in campo iniziative e riforme che aiutino, nei tempi necessari, a dare risposte alle persone. In questi giorni si sono conclusi i congressi dei circoli del PD. Oltre 250mila persone in tutta Italia hanno votato scegliendo una proposta politica e un candidato segretario. Il 30 aprile si svolgeranno le primarie e saranno gli elettori del Pd a scegliere chi sarà il segretario del partito. Contendibilità delle cariche e partecipazione dei cittadini sono i due principi che definiscono un partito autenticamente democratico, in cui le scelte le fanno gli iscritti e gli elettori in maniera trasparente; non come per il Movimento 5 Stelle, con la loro distanza incolmabile con le realtà, che dipendono da una società di comunicazione, in cui i percorsi decisionali sono oscuri, si scimmiottano forme di pseudo democrazia le cui scelte vengono cambiate se non gradite alla proprietà (come è successo per la scelta del candidato sindaco di Genova) e in cui prevale una doppia morale che modifica le regole a seconda delle convenienze.