Parco Metropolitano: pro e contro. “Bene l’integrazione, male il gestore unico e l’esclusione dei Comuni”

Ecco cosa ne pensa Arturo Calaminici, presidente dell’Associazione Amici Parco Nord.
Parco Metropolitano (cioè l’unione del Parco Nord con i Parco Sud): pro o contro? Ecco cosa ne pensa Arturo Calaminici, presidente dell’Associazione Amici Parco Nord.
Partiamo dalle Legge Regionale 28/2016. Ci spiega di che cosa si tratta e quali sono a suo avviso gli aspetti positivi e le criticità?
La legge regionale divide il territorio lombardo in nove macroaree e all’interno di esse promuove e impone l’integrazione dei parchi e delle aree protette tramite l’unificazione degli Enti Gestori. L’idea dell’integrazione dei parchi sarebbe totalmente giusta, ma quella di ridurre i diversi Consigli di Gestione in un unico Ente Gestore è sbagliata da ogni punto di vista. Non raggiunge l’obiettivo del risparmio, perché i costi di gestione dei diversi parchi sono assai modesti. I consiglieri del Parco Nord, ma non sono i soli, non percepiscono alcun compenso. Con un solo gestore non si realizza un maggior grado di efficienza e di snellimento delle strutture, anzi, al contrario, questa scelta determina la costituzione di un organismo unico, pesante, pletorico, lento e impacciato, un mammut amministrativo. Un gestore unico non aiuta, essendo non solo un corpaccione lento, ma collocabile solo all’esterno e lontano sia dal Parco Nord che dal Parco Sud. Viene interrotto così il dialogo costante intessuto in tutti questi anni tra i cittadini-amministratori chiamati temporaneamente a dirigere e tutti gli altri, che a modo loro hanno contribuito anch’essi a far nascere e crescere i parchi. Infine, l’errore fondamentale. I parchi, così come oggi sono diventati, sono il risultato di una lunga vicenda. Ogni parco ha la sua storia particolare, ma in tutti c’è un attore principale, un protagonista: sono i Comuni. Sono essi che hanno donato il territorio. Talvolta hanno contribuito con una porzione davvero grande della loro superficie complessiva. Bresso, per fare un esempio, ma non è un’eccezione, ha consegnato al Parco Nord oltre un terzo del suo territorio. Si dirà, un sacrificio ben ricompensato! Certo, ma quella scelta è stata fatta oltre quarant’anni fa, e non era facile. È stato un atto generoso e intelligente, molto lungimirante. I Comuni, inoltre, ci hanno messo i quattrini. I parchi sono cresciuti succhiando il seno dei Comuni. Tanti soldi. Il Parco Nord era un insieme sconnesso e frammentato di terreni privati: sono stati acquisiti, acquistati coi soldi dei Comuni. Ora, con questa legge, i Comuni non conteranno niente, non hanno alcun ruolo, non ci sono proprio: la democrazia è un’altra cosa.
Dalla Legge sopra citata discende la decisione di “fondere” Parco Nord e Parco Sud per dare vita al Parco Metropolitano. I rispettivi Consigli di Gestione hanno dato il loro assenso al progetto. Quali sono i punti di forza e di debolezza di questa decisione?
L’idea del Parco Metropolitano, oltre che essere bella e suggestiva, è anche giusta, ma deve essere un’idea, come dire, multilivello. E deve perseguire l’obiettivo dell’unità nella diversità. I parchi devono mantenere la loro identità peculiare, continuando ciascuno a coltivare il collegamento col proprio territorio. Nello stesso tempo, certo, bisogna costruire il sistema integrato e connesso di tutte le aree verdi. Che poi è da sempre l’oggetto del nostro desiderio. Questo progetto però è possibile se viene concepito in modo articolato, come un progetto appunto multilivello. Che vuol dire? Intanto che si devono distinguere la programmazione e la pianificazione strategica dalla mera gestione. Se si confondono questi due concetti, si fanno solo pasticci. Quello che manca all’attuale sistema è proprio una maggiore integrazione e sinergia tra le diverse tessere del mosaico. È questa funzione che va sviluppata anche con una relativa centralità. La programmazione non può non avere un momento di centralità, rispondere a una visione unitaria dell’assieme e quindi disporre di una sua specifica struttura operativa. Ma questa programmazione va fatta comunque assieme ai parchi, con la collaborazione degli organi di gestione di ogni parco. Ecco, tutto questo non c’entra niente con l’idea del Gestore Unico, che è la traduzione-smorfia di un’esigenza che c’è, di un passo necessario che il sistema dei parchi deve compiere e al quale noi crediamo senza riserve. A questa interpretazione sbagliata di un’esigenza giusta, i parchi Nord e Sud, pur tra molti distinguo e con alcuni voti contrari, hanno dato il loro consenso. Secondo me, sono caduti nella trappola di un’idealizzazione, il Parco Metropolitano, e non si sono accorti che la strada presa porta da un’altra parte: alla burocratizzazione.
L’Associazione Amici del Parco Nord e l’omologa Amici del Parco Sud, con un comunicato molto circostanziato e secco, hanno bocciato questa idea. Cosa proprio non vi convince?
Ho già detto l’essenziale, potrei aggiungere ancora altro. Mi limito a una sola osservazione. Col tempo il Gestore Unico può produrre un processo di omologazione. I parchi, lo dicevamo, sono, per mille motivi, ciascuno diverso dall’altro. Ma un solo centro di comando, che ha i suoi tecnici, che si serve degli stessi consulenti, che viene sempre più a ridurre l’osmosi col territorio, coi cittadini, con le associazioni, finirà col parlare un linguaggio più striminzito, si imporrà una koinè culturale e tecnica più ripetitiva. È esattamente il contrario di quello che predilige la natura (e anche gli uomini): la diversità biologica, morfologica, storica. La diversità è la grammatica essenziale del vivente. E questa legge regionale che la nega, mi sembra nata già un po’ morta.
E adesso che succederà del Parco Nord? Possiamo stare tranquilli o dobbiamo nuovamente mobilitarci in difesa del nostro amato e insostituibile polmone verde?
Non possiamo, non dobbiamo stare tranquilli. Pensi lei se invece di avere il Consiglio del Parco Nord dentro al parco, a portata di sguardo e di piede, con gli amministratori che conosciamo bene, ci fosse stato il carrozzone centralizzato e burocratizzato che temiamo; pensi lei cosa sarebbe stata la costruzione della vasca di laminazione. Non lo avremmo neppure saputo, l’avremmo vista già bella e pronta, cioè pronta e puzzolente. Naturalmente esagero un pochino, per rendere meglio il concetto, ma le cose stanno così. Da quale punto di vista un Gestore Unico è una cosa più democratica, più efficiente, più coinvolgente? Nessuno ce lo sa dire. Tutti quanti, quando facciamo questa domanda, sospirano, alzano la testa verso il cielo e rapiti pronunciano le parole Parco Metropolitano! Anch’io, come del resto tutta la mia Associazione, voglio il parco metropolitano, e forse più di altri, ma oltre alla poesia, si fa per dire, bisogna anche guardare alla prosa. Ai problemi che stiamo creando. Per fare il parco metropolitano mi pare che ci voglia una ricetta diversa, prendere un’altra strada. Non servono scorciatoie, bensì una visione larga e una programmazione seria, una tessitura paziente capace di rammendare gli sbreghi esistenti. Soprattutto dobbiamo affrontare un problema complicato: la cultura ecologica ha fatto notevoli passi avanti, abbiamo protetto in Lombardia il 20% dell’intero territorio, sono nati tanti parchi e aree verdi, ma il nostro “spazio vitale” è più brutto, più sfruttato e compromesso di prima. Non bastano i parchi o non ne abbiamo ancora compreso la lezione?