PROPOSTE: Metró ai tempi della Città Metropolitana. Tutto per il centro storico o per le periferie e i servizi?
La prima linea di trasporto pubblico sotterraneo meneghino si inaugura nel 1964, con la tratta da Sesto S. Giovanni, comune già unito a Milano dalla ferrovia, fino a ple Lotto, a due passi quindi dal “Meazza” e dall’Ippodromo, entrambi però ignorati nel successivo proseguo, deciso nel 1974, verso una zona di campagna interessata dalla speculazione edilizia, dall’evocativo nome di Molino Dorino. Si innescherà quindi, con le successive linee metropolitane, il modello a raggiera, avente come fulcro il centro storico, punteggiato da fermate di ogni colore distanti a volte poche decine di metri, a fronte di periferie mal collegate tra loro, dove oltretutto si risparmierà con le biforcazioni delle linee. Logica, questa, che dimezza la frequenza delle corse, intasando le tratte centrali in comune. Nella progettazione nessun ospedale verrà mai contemplato, per non parlare delle tante università e dei luoghi d’interesse culturale, come il Cenacolo o la Pinacoteca di Brera. Pochi anni fa nel nostro quartiere è stata aperta la fermata “Cà Granda” che, tradendo il suo nome, è a un km esatto dall’omonimo Ospedale, il più importante di Milano, il cui nuovo pronto soccorso è lontano da qualsiasi mezzo pubblico. La buona notizia è che la nuova metropolitana 4 rimedierà in parte alle falle passate, non concentrandosi unicamente sugli interessi speculativi e di categoria, collegando il Policlinico (già saltato dalla MM gialla a Crocetta) e finalmente l’Aeroporto di Linate. Si sente parlare di tavoli di partecipazione per progettare la città del futuro (soprattutto in ambito Scali Ferroviari), chi scrive spera che questo possa far pensare a un modello condiviso con i cittadini, più lungimirante e democratico, onde evitare altri sprechi futuri di denaro pubblico e servizi discriminatori verso le zone più decentrate, in considerazione poi della recente trasformazione di Milano e provincia in Città Metropolitana.