Milan 1899. Una storia da ricordare

nel dicembre del 1899. La precisa data di nascita è ancora dubbia, ma la più accreditata è quella del giorno 13, in una saletta dell’allora Hotel du Nord, che si trovava dove ora sorge l’Hotel Principe di Savoia in piazza della Repubblica”. Così inizia “Milan 1899. Un storia da ricordare” (casa editrice El nost Milan), il nuovo libro del nostro collaboratore Mauro Raimondi e di Davide Grassi, un duo che ha già al suo attivo numerosi titoli di letteratura sportiva e milanista, come ad esempio “Milano è rossonera. Passeggiata tra i luoghi che hanno fatto la storia del Milan” (ebook Bradipolibri, 2012). Questo nuovo testo, però, è molto particolare in quanto concepito per un’occasione assai importante: la pubblicazione, dal parte dell’avvocato Giuseppe La Scala, dell’unica copia esistente dello Statuto originale del Milan, quella che determinò le regole della società. Come scrive lo stesso La Scala (azionista del Milan e noto per la sua coriacea opposizione alla gestione Galliani), il libretto è stato messo all’asta dalla Bolaffi dopo che la società milanista non ha voluto acquistarlo: “A quel punto ho deciso che sarei intervenuto di persona, in modo da garantire che un documento di tale importanza potesse essere messo a disposizione del popolo rossonero. È costato molto, ma a chi mi suggeriva di comprare con quell’ingente somma un macchinone o un orologio di gran marca, ho risposto che viaggio benissimo in treno e che per sapere l’ora esatta mi basta uno Swatch”. Un atto d’amore verso il Milan, dunque, quello dell’avvocato La Scala, che poi ha incaricato i due scrittori “rossoneri” di raccontare i primi anni di vita del club. E così ecco scorrere tra le pagine i luoghi dove si incontravano i soci rossoneri: la prima sede fu la Fiaschetteria Toscana in via Berchet 1, ma gli inglesi amavano ritrovarsi anche in un American bar di corso Vittorio Emanuele 43 e gli italiani alla Birreria Spaten Brau, che nel 1909 sarebbe diventata la sede ufficiale del club. Seguono poi la scelta del nome, che corrispose alla versione inglese della città, e dei colori, per cui è entrata nella storia calcistica una frase attribuita sempre a Kilpin: “Noi saremo rossi perché saremo dei diavoli, e neri, come la paura che incuteremo agli avversari”. Secondo alcune fonti il rosso potrebbe essere stato scelto in onore del Nottingham Forest, squadra della città natale di Kilpin, mentre il simbolo del diavolo potrebbe rimandare all’anima protestante – e perciò per alcuni cattolici addirittura eretica – dei fondatori inglesi”. Proprio a Kilpin, vero deus ex machina della nascita del Milan, i due autori dedicano un intero capitolo narrandone la breve vita (morì a soli 46 anni) e la passione par il calcio e per il whisky, al punto che “invitava i giocatori a berlo prima delle competizioni perché, a suo dire, dava energia, e anche dopo per recuperare meglio le forze. Si racconta che lui stesso tenesse una bottiglia di Black and White dietro il palo della propria porta“. Un bel ritratto a colori di Giovanni Cerri completa il tributo al giocatore, giustamente sepolto al Famedio del Monumentale. Imperdibili, per chi è milanista ma anche solo per un semplice appassionato di calcio, le descrizioni della prima partita (Milan-Mediolanum 2-0) e dei primi campi rossoneri: il Trotter nell’attuale via Andrea Doria, l’Acquabella in zona p.le Susa e il Campo Milan Porta Monforte in via Fratelli Bronzetti, dove per la prima volta in Italia vennero applicate le reti alle porte. E altrettanto interessante appare la cronaca delle prime vittorie, come la Medaglia del Re e soprattutto la Palla Dapples, “una competizione a quei tempi più seguita del campionato perché aveva il fascino della partita secca tra la squadra detentrice (che giocava in casa e manteneva il trofeo anche in caso di pareggio) e la sfidante, che consegnava per iscritto la sua decisione di partecipare alla gara, come fosse un vero duello”. Infine, chiudono questa parte del libro i resoconti dei primi tre scudetti rossoneri conquistati nel 1901 contro il Genoa, nel 1906 ai danni della Juventus (che si rifiutò di giocare il secondo spareggio per il titolo sul campo neutro dell’Unione Milanese) e quello del 1907. Terminata la parte sportiva, il testo si conclude con il contributo di Marco Boscolo che narra il suo ritrovamento dello Statuto originale “in un piccolo contenitore di legno in un cassetto della scrivania, dalla confusione di vecchie foto, monete e medaglie militari, era emerso un modesto libricino di cui mi aveva colpito in copertina la scritta, Milan Football & Cricket Club. Lo andai a riprendere, curioso di sapere cosa fosse quell’opuscolo dalla copertina rossa: era lo statuto di fondazione del Milan”. È l’unico esemplare ritrovato e ovviamente appare sul prezioso volume, a testimoniare come Storia e Passione possano andare (ancora) a braccetto pure nel calcio. P.S. Il libro non è in vendita ma verrà distribuito in un cofanetto con la copia dello Statuto del Milan solo ai primi 1899 soci dell’Associazione Milanisti 1899.