Progetto Mameli di viale Suzzani Tutto fermo per possibile rischio Seveso

“Questa sera mi avrebbe fatto piacere annunciarvi novità circa l’attuazione del progetto di riqualificazione dell’area dell’ex caserma Mameli di viale Suzzani. Purtroppo però vi devo comunicare che, nonostante i numerosi solleciti a Cassa depositi e prestiti, proprietaria dell’area, tutto al momento è fermo a causa delle possibili esondazioni del Seveso, in quanto l’area è stata dichiarata “alluvionabile” da Regione Lombardia e da Aipo (Agenzia Interregionale per il fiume Po)”. Queste sono le prime parole di Giuseppe Lardieri, presidente del Municipio 9, intervenuto presso il Circolo Acli Bicocca di via Nota lo scorso 16 maggio all’assemblea organizzata dall’Osservatorio Mameli (Om) che da tempo si occupa della riqualificazione dell’area dell’ex Caserma Mameli. La serata, coordinata da Roberto Medolago vice presidente dell’Osservatorio Mameli, ha visto la partecipazione di oltre 50 cittadini che hanno potuto anche visionare la mostra fotografica di Mario Di Benedetto (responsabile relazioni esterne dell’Om) che rende testimonianza dello stato attuale dell’area dopo oltre 10 anni di abbandono. A fare gli onori di casa il presidente Renzo Cislaghi che ha subito informato il pubblico che l’Osservatorio Mameli dallo scorso marzo si è trasformato in una associazione di promozione sociale, legittimando ancora di più il suo ruolo propositivo e di sollecito verso le istituzioni. Dopo l’intervento di Lardieri è stata la volta di Bruno Ceccarelli, presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Milano, che è partito da una premessa generale.“Come amministrazione comunale stiamo cercando di affrontare i temi fermi da anni (caserma Mameli, Scalo Farini per il Municipio 9) cercando di coniugare esigenza pubblica e tempi di esecuzione. Per fare questo stiamo coinvolgendo con ottimi risultati i 9 Municipi a prescindere dal colore politico. Riguardo la caserma Mameli, il progetto che prevede su una superficie totale di 101.000 mq, destinazione per metà a superficie edificabile e verde privato (in parti uguali edilizia libera e edilizia residenza sociale) e per l’altra metà a spazi e servizi pubblici con una superficie assegnata a parco in misura del 30%, è confermato nelle linee generali e non ci saranno altri atti da approvare in consiglio comunale. In questo momento l’obiettivo prioritario è sollecitare la proprietà (Cassa Depositi e Prestiti) a realizzarlo nel più breve tempo possibile. Per mantenere viva l’attenzione abbiamo organizzato il 9 giugno un sopralluogo nell’area alla presenza di stampa, associazioni e consiglieri comunali e convocato per il 14 giugno a Palazzo Marino una commissione urbanistica con l’obiettivo di mettere attorno al tavolo i soggetti interessati: proprietà, associazioni (Osservatorio Mameli), autorità di bacino, assessorato e membri della commissione.” L’assemblea è proseguita con gli interventi del pubblico. La sicurezza e il degrado dell’area ormai da troppo tempo abbandonata è stato uno temi più segnalati dai cittadini. Riguardo a questo rischio il presidente Lardieri ha sottolineato come il Municipio 9 abbia continui contatti con le forze dell’ordine del territorio che verificano tutte le situazioni critiche. Su questo tema il presidente Ceccarelli ha aggiunto che il comune di Milano può fare pressioni sulla proprietà per la manutenzione dell’area, sostituirsi per i fatti più eclatanti (es. caduta di un cornicione) ma non imporsi completamente in quanto si tratta di un’area privata. Per risolvere definitivamente il problema bisogna invece accelerare il più possibile l’attuazione del progetto di riqualificazione. Circa l’obiezione di un’edificazione eccessiva, se confrontata con le migliaia di appartamenti sfitti a Milano, il presidente della Commissione Urbanistica della città di Milano, prima di parlare della caserma Mameli ha espresso delle considerazioni generali. “Credo che sia finita la stagione dei progetti immobiliari eccessivi; alcuni come quello di Santa Giulia sono falliti. Siamo entrati in una fase completamente diversa: dobbiamo ragionare quale sia la reale esigenza di case e proiettarla nel futuro. Il valore delle aree è crollato e anche i proprietari devono necessariamente prenderne atto. Dal 2016 la città di Milano è tornata a crescere, aumentando la propria popolazione di 50 mila unità. Sembra che questa inversione di trend sia profonda e quindi da prendere in considerazione per i prossimi anni. I nuovi abitanti sono nella fascia 25-40 anni, studenti e giovani lavoratori che hanno bisogno soprattutto di case in affitto. Per venire incontro a questa esigenza bisogna evitare le operazioni immobiliari. Il progetto Mameli non rientra in questa categoria; gli indici di edificazioni sono tra i più bassi, la quantità di verde è tra le più alte, le richieste economiche a Cassa Depositi e Prestiti per realizzare le opere di urbanizzazione sono tra le più alte ed è stato previsto il 50% di housing sociale (ci saranno anche pensionati studenteschi). Tutto ciò è possibile solo perché Cassa Depositi e Prestiti è una società per azioni a controllo pubblico”