Gherardo Colombo: “Contro la mafia istituzioni efficienti, cittadini informati e valori costituenti”

Intervista all’ex magistrato di Mani Pulite sulla criminalità e come contrastarla.

Nonostante i numerosi arresti e le condanne, le mafie stanno benissimo. È il quadro, ben poco rassicurante, che emerge dalla relazione annuale che la Direzione distrettuale antimafia e terrorismo (Dda) ha presentato al Senato il 22 giugno. La criminalità, sempre secondo questo rapporto, si comporta come un’autorità pubblica in molte zone d’Italia, sostituendosi di fatto allo Stato, condizionando l’economia di interi territori grazie anche alla capacità di indirizzare gli investimenti pubblici. E anche se oggi si spara meno – le mafie prediligono corrompere pubblici ufficiali e professionisti facendo leva anche sulle proprie capacità intimidatorie – c’è poco da stare tranquilli. Anche al nord. Anche a Milano. Anche in Zona 9, dove l’episodio dell’incendio del centro sportivo Iseo del 201, attribuito a un clan criminale presente sul territorio, è ancora nella memoria di tutti.
Ma qual è la consapevolezza della popolazione riguardo al pericolo della criminalità organizzata? E quali sono le misure più efficaci per arginare il fenomeno mafioso? “Zona Nove” ha girato queste domande a un esperto. Un ex magistrato che si è occupato di crimine organizzato ed è diventato famoso negli anni ‘90 con l’inchiesta “Mani pulite”: Gherardo Colombo, che oggi, abbandonata la toga, si occupa di educazione alla legalità girando le scuole di tutta Italia. Il punto di partenza dell’intervista è la ricerca promossa lo scorso anno dall’associazione di zona Civitas Virtus, e condotta in collaborazione con l’università di Torino, che ha coinvolto quasi 500 operatori economici dei nostri quartieri sul tema della percezione della presenza criminale (vedi “Zona Nove” n. 254).
Secondo lei, com’è percepita la presenza della criminalità da chi vive nei nostri quartieri?
“Secondo me le persone hanno una percezione limitata della pericolosità di questo fenomeno: non dimentichiamo che la ricerca è stata condotta su una determinata popolazione, quella dei commercianti. Ma se il barista è a conoscenza della pericolosità del fenomeno criminale, perché ne è una vittima potenziale, è molto probabile che il cliente del suo bar non sappia nulla. Diciamo che questa conoscenza è diffusa a ‘macchia di leopardo’: generalmente le persone sentono vicina la presenza criminale quando alcune attività illegali riconducibili alla mafia, come lo spaccio di droga, la prostituzione o l’estorsione, sono evidenti. Ritengo addirittura che persone vicine o direttamente impiegate dalle organizzazioni criminali, ai livelli più bassi, non abbiano una comprensione della reale portata del fenomeno”.
Quali sono gli aspetti meno conosciuti delle attività mafiose?
“Io credo che manchi una consapevolezza della capacità che hanno le mafie di infiltrarsi in attività lecite. Quasi trent’anni fa scrissi un testo sul riciclaggio di denaro, nel quale individuavo alcune aree sensibili alle infiltrazioni criminali: il settore immobiliare, il movimento terra, il gioco d’azzardo. A distanza di quasi tre decenni, posso dire di non essermi sbagliato: qui al nord la mafia ‘ripulisce’ il denaro proveniente da fonti illecite investendolo in attività legali che, spesso, sono in passivo. Ma questo ai mafiosi, ovviamente, non interessa perché l’obiettivo principale è il ‘lavaggio’ dei soldi. Non dimentichiamoci poi tutti quei casi di infiltrazione in imprese in difficoltà: si inizia con un prestito per poi entrare in pianta stabile in azienda, dando vita a una vera e propria frode ai danni dell’imprenditore e non solo, perché i servizi offerti da aziende riconducibili alla mafia sono sempre di pessima qualità. E poi ci sono tutte le attività occulte, tra tutte le interferenze durante le competizioni elettorali sulle quali ormai non ci sono più dubbi”.
Dalla ricerca di Civitas Virtus è emerso che una buona amministrazione e un buon governo locale possono contribuire a rendere meno fertile il terreno per la criminalità. È d’accordo?
“Direi proprio di sì. Ritengo che nella lotta alla criminalità mafiosa l’arma più efficace non sia quella più evidente, ovvero la repressione che pure è importante: la mafia si combatte con istituzioni efficienti e funzionanti in grado di toglierle ossigeno. La criminalità, infatti, si infiltra dove trova la possibilità di farlo, impossessandosi di un territorio e governandolo in base alle sue leggi. Laddove ci sono istituzioni sane e cittadinanza consapevole, tutto questo è molto più difficile. Però mi rendo conto che, ultimamente, non c’è molta fiducia, anche a causa di gravi difetti di comunicazione tra istituzioni e cittadini”.
Per combattere la criminalità occorrono quindi istituzioni efficienti e cittadini informati?
“Non solo. Bisogna educare le persone al rispetto delle leggi e delle regole che rispondono ai dettami della nostra Costituzione. In alcuni contesti, infatti, vigono ancora dei comportamenti riconducibili al sistema precedente, nei quali la discriminazione e la prevaricazione, ad esempio, sono ancora considerati dei valori. Tutto questo è pericoloso perché presenta numerosi punti di contatto con la cultura mafiosa”.

Foto tratta da Wikipedia, autore Filippo Caranti aka Terrasque