L’addìo degli studenti alla sede del loro liceo

È difficile staccarsi dalla fonte della speranza, come se la sete dovesse poi per sempre attanagliarti: “Ricordi sbocciavan le viole”, “O mio Omero ‘sì bello e perduto”. Non si può dire che non fosse nell’aria, ma anche oggi che è tutto finito non abbiamo del tutto realizzato.
Nonostante i lunghi discorsi, i preparativi, e l’Ultima settimana, è ancora dura da accettare. Abbiamo provato in quei sette giorni a metterci una pietra sopra, li abbiamo camuffati in una lunga veglia, in un curioso countdown, ma la realtà ci riporta coscienti. “I ragazzi vogliono omaggiare la scuola con un concerto”, ed ognuno di noi è d’accordo, nessuno escluso. Operazione delicata, trasporto da festival rock, allaccio di fortuna alla corrente, e Bruzzano è pronta a tremare. Ultime due ore, primo di giugno, sotto la tettoia ci sono Tutti, studenti ed ex-studenti, professori ed ex-professori, commessi ed esterni, addossati come tanti piccioni sul traliccio. Non importa che canzoni saranno suonate, si ascolta, si mangia, si canta, si balla, si è lì per l’Omero. Poi la musica prende le redini, ci trascina per quasi due ore nel suo mondo, e anche chi aveva appeso la chitarra al chiodo da tempo, la imbraccia di nuovo. È sulle note di “Bobby Jean” che le danze si chiudono e si dirada la folla.
Nei giorni che seguono si torna al quotidiano, o quasi; un senso di strana quiete aleggia nei corridoi. Un misto di paura e incertezza ci accompagna fino all’ultimo giorno.
E poi? Grandi pianti? Tragedie? Canti di disperazione? Nulla di tutto questo; la stessa inerzia che ci ha portato avanti ci tiene ancora (troppo) attaccati al passato. La grande famiglia Omero è all’ultimo picnic domenicale, e non si possono non notare i piccoli quadretti folkloristici di familiarità. Al grande torello sul rovente campo da basket prendono parte quartini e maturandi, persone di ogni classe ed età camminano fianco a fianco , le commesse confessano i propri sogni di rockstar a innocui quindicenni alle prese col greco. Per la prima volta le Sacre Mura prendono colore. In antri nascosti ai più, compaiono scritte e citazioni di idoli. Anche questi bianchi laminati hanno diritto alla loro dose di immortalità, e a dargliela saranno Faber e Morrisey.
Da Via del Volga è tutto, fine delle trasmissioni. Passiamo e chiudiamo (per ora). A presto.
Lorenzo Dall’Occo e Gabriele Vollaro