Dalla Chiesa: “Il fuoco è un tipico strumento mafioso”

Nando Dalla Chiesa, intervistato da “Zona Nove” all’indomani dell’incendio alla Econova di Bruzzano: “Per i criminali l’incendio è un metodo efficace per ottenere il massimo risultato con il minimo rischio” “È molto improbabile che si tratti di un atto non volontario”. Nando Dalla Chiesa, professore di Sociologia della criminalità organizzata presso l’Università degli studi di Milano e uno dei massimi esperti di mafia in Italia, interpellato da “Zona Nove” all’indomani dell’incendio all’azienda Econova di Bruzzano, avvenuto il 24 luglio, non ha dubbi: “Quello del fuoco è il tipico linguaggio mafioso, ci sono testimonianze di atti di questo tipo fin dai primi decenni dell’800. Si tratta di un metodo particolarmente efficace, perché consente di ottenere il massimo risultato con il minimo rischio: il fuoco provoca un danno, spaventa, atterrisce senza eccessivo clamore. In pratica, provoca gli stessi effetti di un omicidio, pur trattandosi di un reato minore. È chiaro, quindi, che le organizzazioni criminali vi facciano spesso ricorso”.
In casi come quello di Bruzzano non è da escludere che si tratti di un fatto casuale, quindi.
“Gli incendi non sono quasi mai casuali, non lo sono nemmeno quelli nei boschi, come abbiamo visto in questa calda estate. È davvero difficile pensare a cortocircuito o autocombustione: anche le autorità, quando avvengono casi simili, sostengono sempre più raramente queste ultime ipotesi. Il fuoco è un metodo utilizzato dalle organizzazioni criminali per interferire con la vita pubblica. Per elaborare la seconda relazione del Comitato Antimafia del Comune di Milano abbiamo monitorato tutte le uscite dei Vigili del Fuoco nel biennio 2011-2012 tra Milano e provincia, scoprendo che c’è un incendio di questo tipo ogni due giorni: bruciano bar, ristoranti, attività commerciali, automobili. Si tratta di gesti di intimidazione. Pensiamo a quanto accaduto al PalaIseo nel 2011 (incendio al palazzetto dello sport di via Iseo, ad Affori, ndr): un’indagine ha stabilito che la criminalità organizzata aveva messo le mani sulla gestione degli impianti sportivi cittadini. In questo caso è quindi saltato un meccanismo ben preciso, che ha provocato una reazione da parte della mafia”.
Quella stessa indagine ha dimostrato che, nonostante la mafia sia forte, lo sono anche le istituzioni milanesi. Qualcosa si sta muovendo.
“Direi di sì e si tratta di una combinazione favorevole di alcuni fattori, tra cui anche gli avvicendamenti al Comune e alla Regione avvenuti negli anni scorsi, nonché l’arrivo in città del prefetto Tronca avvenuto nel 2013. Non c’è dubbio che Milano sia oggi la capitale del movimento antimafia e, anche se c’è una consistente parte di opinione pubblica ancora distratta, la criminalità è disturbata dalla crescente attenzione su di essa, che ne limita la capacità di azione”.
Da un’indagine condotta tra i commercianti dei nostri quartieri sulla presenza della criminalità in zona, è emersa una certa sfiducia nelle istituzioni.
“Le cose sono cambiate. Adesso ci sono meccanismi in grado di stabilire il grado di affidabilità di istituzioni e soggetti pubblici. E le vittime di estorsione e intimidazione ricordino che non sono sole: oltre alle istituzioni, sempre più sensibili, ci sono organizzazioni e associazioni serie e ben strutturate alle quali ci si può rivolgere”. foto tratta da Wikipedia, autore Niccolò Caranti.