Grafema Magazine – Intervista a Luigi Allori per il Progetto Cinema a Scuola

Ancora a proposito del Progetto Cinema a Scuola, ideato e curato dal direttore Luigi Allori, le ultime proiezioni al MIC (Museo Interattivo del Cinema) di giugno scorso, dei cortometraggi delle classi aderenti al Progetto per l’anno scolastico 2016/2017, di cui abbiamo scritto sul numero di luglio, hanno attirato l’attenzione di Giorgio Arcari, direttore del periodico culturale e letterario on line, Grafema Magazine. La giornalista Gloria Perosin ha quindi intervistato per Grafema il nostro Direttore ed ha realizzato in tre capitoli sul giornale on line, un vero e proprio documentario del Progetto. I ragazzi dietro alle cineprese: il progetto “Cinema a scuola”, questo il titolo degli articoli. In quelle pagine, che potete consultare visitando i link: “Cinema a scuola capitolo primo”, “Cinema a scuola capitolo secondo”, “Cinema a scuola capitolo terzo”, viene evidenziato che è importante che i ragazzi, fin da piccoli, imparino non solo a gestire, capire, utilizzare questo linguaggio, ma anche ad assorbirlo in maniera critica, per poter decidere cosa riportare o meno nella realtà e per poter trarne insegnamenti utili. Partendo da questa considerazione, tra le varie domande significative, la giornalista ha chiesto al Direttore se questo progetto possa effettivamente fare da “filtro immagine”. “Qualsiasi progetto educativo permetta ai ragazzi di utilizzare in prima persona le immagini come mezzo di comunicazione e di espressione, è utile alla loro complessiva formazione culturale”, dice Luigi Allori. “Lo spettatore cine-televisivo può vedere con i propri occhi qualsiasi cosa del passato o che si svolge nell’attualità ma lontano da lui, partecipandovi e traendone valutazione diretta. Così abbiamo potuto, per esempio, discendere sulla luna con gli astronauti, soffrire la fame assieme a milioni di bambini, sentire le scosse del terremoto con gli amatriciani. C’è però anche un rovescio della medaglia. Le immagini del cinema e della tv hanno anche una grande forza di suggestione e di condizionamento psico-mentale che, se non controllata, può avere, specie nei ragazzi, effetti negativi. Per questo fare cinema a scuola, imparando di persona come funziona il “meccanismo” della comunicazione per immagini, può aiutarci a godere appieno dei vantaggi della comunicazione audiovisiva e, contemporaneamente, fornirci un antidoto importante contro il rischio del condizionamento della <pancia> a scapito del funzionamento della <testa>”. Come sostiene Allori infatti, il progetto risulta essere un’importante iniziativa a livello scolastico, in quanto ogni fase di realizzazione del film è collegata a quella di una materia ben precisa. Ad esempio, inventarsi e scrivere un soggetto è come scrivere il tradizionale tema di italiano, mentre preparare una sceneggiatura con disegni in sequenza, imparare ad esprimersi con la parola e il corpo, fare ricerche sulle tecniche, i costumi, gli arredi e gli oggetti del tempo in cui è ambientato il film, non ricordano forse altre materie? E’ stato chiesto al Direttore quali difficoltà abbiano incontrato i ragazzi per la realizzazione del film e se non si sono presentate per esempio difficoltà che invece si temevano. “Andando in una scuola a proporre di fare un film in classe” commenta Allori, “immagini che ti guarderanno come un marziano neanche tanto giusto. In realtà, poi scopri che le reazioni sono diverse. I ragazzi, dopo un attimo di incredulità, ci stanno subito: fare un film per loro è un divertimento, come minimo una parentesi giocosa per uscire dalla noia della scuola. Il problema è invece convincere gli insegnanti e soprattutto i genitori che fare cinema a scuola non è una perdita di tempo. Troppo spesso, infine, la burocrazia e i programmi scolastici nicchiano non concedendo attenzione, spazi e tempi per questa ormai irrinunciabile attività didattica”. “Quello che è fondamentale”, spiega ancora Allori alla giornalista, la quale riporta esattamente le sue parole, “è l’approccio ludico, sperimentale e giocoso che bisogna porre alla base del Progetto, rispettando così l’antica regola che sostiene che l’elemento più efficace per trasferire informazioni e cultura, sia giocare insieme”. Le fasi che portano alla realizzazione del progetto, come scrive Luigi Allori nel suo Film dell’Obbligo, sono diverse e assomigliano a un percorso a tappe, una sorta di “sequenza”. Si parte dal comunicare ai ragazzi l’iniziativa e dallo scegliere l’argomento da trattare, si passa successivamente per le fasi più pratiche come la scrittura, le riprese e le interpretazioni, per poi sbarcare tra gli step finali che sono una sorta di taglia, cuci e sistema. Tra le fasi più significative c’è sicuramente quella dell’autocritica, che si fa a lavoro terminato, e permette ai giovani attori di spiarsi dal di fuori, cosa che, una volta imparata, può essere preziosa in ogni situazione” Nel corso di questi anni, grazie al Progetto Cinema a Scuola, i bambini e i ragazzi si sono sbizzarriti ad interpretare argomenti seri o scherzosi, di pura fantasia oppure tratti da opere teatrali o dalla letteratura e si sono cimentati anche a realizzare dei documentari storici. Con gioia qui annunciamo che il cortometraggio dei ragazzi della Tommaseo guidati dal prof Roberto Carlucci, realizzato durante lo scorso anno scolastico per Cinema a Scuola e proiettato al MIC nel giugno scorso, dal titolo “C’era due volte il Barone Lamberto (ovvero I misteri dell’isola di San Giulio), ispirato alla novella per ragazzi scritta da Gianni Rodari nella forma del romanzo breve, è stato selezionato per il Festival Internazionale di Orta che si svolgerà il 16, il 17 e il 18 settembre. Presentato per la prima volta nel 2008, il Festival Internazionale Lago d’Orta si svolge annualmente nel periodo estivo nello splendido scenario del Lago per valorizzare lo splendido paesaggio del Lago d’Orta e dei paesi limitrofi, in cortili e chiese addobbati e ricreati nella spettacolare cornice del lago.