Se n’è andato Giuseppe Colzani, l’ultimo dei partigiani di Niguarda

Domenica 10 settembre ci ha lasciato Giuseppe (Peppino) Colzani. Siamo vicini ai suoi cari specie alla figlia Antonella che abbiamo conosciuto recentemente in occasione del conferimento al padre della medaglia della liberazione.
Era giunto il suo tempo e del resto la sua è stata una vita lunga e felice, il suo anno di nascita era il 1927. Era l’ultimo dei partigiani niguardesi ancora in vita, era molto legato all’ANPI a cui è stato iscritto fino alla morte e la sua associazione la sezione “Martiri niguardesi” gli ha voluto molto bene. Ci era caro per la sua umanità e per come ci raccontava i fatti della liberazione di Niguarda, pacato, con la saggezza data dall’età e sapendo trovare le parole giuste, sempre.

Era diventato famoso Peppino perchè nel 2005 Vera Paggi, allora giornalista di RAI NEWS 24 (oggi a RAI Tre) fece un servizio di 17 minuti sulla liberazione di Niguarda incentrato sui suoi ricordi. Vera, che poi incontrai a un convegno, in tutti questi anni le volte che mi capitava di sentirla tramite FB, mi chiedeva sempre di come stesse Peppino. Nel 2005, avvisati per tempo da Dante Reggi, ai tempi nostro presidente dell’ANPI, registrammo la trasmissione e siccome la trovammo molto bella la duplicammo negli anni successivi in alcune migliaia di dvd, diffondendolo gratuitamente con grande successo per scuole, convegni e sezioni ANPI. Il filmato era intitolato “Il tepore della libertà” utilizzando una bella e poetica immagine di Peppino. Mi raccontava Gianmario Molteni che faceva copia fissa con lui accompagnandolo nelle scuole, che a volte succedeva durante le proiezioni che qualche ragazzo si commuovesse guardandolo, e le sue spiegazioni alle domande finito il documentario erano sempre seguite con attenzione e calore. Brani di questo dvd oggi servono come presentazione alla visite guidate ai bunker anti aerei ex Breda, del Parco Nord. Anche li c’è Peppino e la sua voce. Si è dedicato a questo almeno finchè ha potuto, prima di fermarsi a causa dei suoi acciacchi: testimoniare a tutti i fatti che aveva vissuto per dare il suo contributo affinchè il fascismo non rinascesse mai più. Lo faceva volentieri perchè oltre a considerarlo un suo dovere ne riceveva in cambio ondate di simpatia e di affetto, dai ragazzi ma anche da noi che non più giovani, pure amavamo ascoltarlo.
Insomma se l’ANPI di Niguarda è cresciuto così tanto negli ultimi anni lo dobbiamo anche a lui. E lo dico con dolore, ma sono contento che negli ultimissimi periodi non si sia reso bene conto di come il nostro paese stia incarognendo e scivolando ancora, 79 anni dopo le leggi razziali, verso forme di razzismo e xenofobia sempre più diffuse e anzi addirittura utilizzate come mezzo per raccogliere voti da forze politiche che alla serietà delle proposte preferiscono la caccia al capro espiatorio.
Colzani e gli altri partigiani niguardesi come Carlo Rovelli, mancato a maggio, hanno continuato fino alla fine delle loro possibilità nella loro opera di testimonianza. Nel salutare il nostro compagno Giuseppe Colzani, assumiano su di noi il suo impegno durato per tutta la vita, per la libertà, la giustizia sociale e il progresso, di tutti, non di pochi.