Vicini, vicini… anzi lontanissimi dalla Casa della Memoria

Negli scorsi mesi di giugno e luglio la stampa cittadina e il nostro giornale hanno parlato della accelerazione avuta dal progetto Museo della Resistenza nell’ambito della Casa della Memoria a seguito delle dichiarazioni del Ministro della Cultura Dario Franceschini, del caloroso assenso ufficiale al riguardo da parte del Sindaco Sala, della presa di distanza altrettanto ufficiale da parte del Presidente dell’ Anpi Provinciale Roberto Cenati. E dichiarazioni pubbliche di critica alla unilateralità del modo di procedere da parte di Dario Venegoni, Presidente dell’Aned. Oggi abbiamo poco da aggiungere a quelle notizie, ma vogliamo riassumere la situazione cercando di vederla da parte del quartiere Isola che ha sempre avuto con la sua Casa della Memoria un doppio sentimento di orgoglio e di aspettative, visto che la decisione “forte” della Giunta Moratti di costruirla al posto del Centro Civico promesso ai tempi del progetto Porta Nuova aveva comportato non poche promesse di apertura della Casa al territorio circostante. La decisione di portare nella Casa i voluminosi archivi di via Breda dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri (ex Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia), su cui si affaccia ora, nell’intera altezza dell’edificio la grande scala circolare gialla, e la cui consultazione è per lo più specialistica e non interattiva, di fatto ha reso sinora la Casa un contenitore di non grandi dimensioni nel quale coesistono tre anime. Quella degli spazi aperti del piano terra utilizzati per mostre temporanee, incontri, presentazioni; quella degli archivi dell’Insmli, quella degli uffici veri e propri delle Associazioni della Memoria Oltre all’Insmli, l’Associazione Nazionale Ex Deportati (Aned.), l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi), l’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo (Aiviter), l’Associazione Piazza Fontana 12 Dicembre 1969. Già il 22 gennaio 2015 il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia accoglieva “con grande soddisfazione” l’approvazione della realizzazione progetto del Museo della Resistenza all’interno della Casa della Memoria, annunciata quel giorno dal ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini. E l’identificazione della Casa con un Museo della Resistenza persistette anche il giorno della sua inaugurazione, il 25 aprile di quell’anno, in concomitanza del settantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Ora il progetto “Spazio Resistenza” oramai è pronto, coordinato dall’Istituto Nazionale Parri, elaborato da uno studio toscano. Non si parla più di Museo ma di uno “spazio Resistenza 1943-45”. Un percorso multimediale con sette stazioni storico-cronologiche ottenuto nei 400 metri quadri liberi del famoso piano terra. Documenti originali, tavoli interattivi, effetti sonori di bombe e di sirene, sette momenti simbolo della Resistenza. Il paese che muore e rinasce. Dai ribelli ai partigiani. L’estate della libertà. Un altro rigido inverno… Di fatto, si fa notare nel quartiere, il piano terra anziché a spazio aperto per incontri e mostre temporanee, verrebbe occupato da una mostra permanente. Non si sa ancora quanto veramente interattiva, multimediale, riprogrammabile. Mentre dalle Associazioni fioccano le critiche al progetto in termini di contenuto e di metodo, nel quartiere, svanita da tempo la speranza di una fruizione diretta del territorio degli spazi della Casa, ci si rammarica per le divisioni e le opacità di comunicazione che si intravedono in tutta la situazione, ma si vorrebbe saperne un poco di più sul come lo “Spazio Resistenza” intende interfacciarsi con i visitatori e il territorio. In particolare con le scolaresche. Ancora cova insomma la speranza di una proposta nonostante tutto non banale, capace di costituire comunque un contributo alla protezione della memoria di un momento irripetibile e fondamentale della nostra storia.