Il controverso progetto della Regione per i cronici Botta e risposta tra maggioranza e opposizioni

Lo avevamo scritto alla fine dell’articolo pubblicato sul numero di giugno che saremmo ritornati sulla vicenda dei malati cronici. Troppo nebulosa è la riforma voluta da Maroni e un bel po’ di ricorsi sono stati presentati a diversi organi della Magistratura da parte dei camici bianchi. Passata l’estate, con i ricorsi ancora pendenti e con la proroga dei termini, concessa dalla Regione per aderire al bando per diventare i cosidetti “gestori”, è tempo di capire a che punto siamo. Abbiamo deciso di esporre le posizioni in campo raccontandovi del botta e risposta di inizio agosto fra Sara Valmaggi e Carlo Borghetti, rispettivamente consiglieri regionali del Pd e assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera.
• Ecco quanto scritto dai consiglieri Pd:
“Solo un medico lombardo su tre ha deciso di seguire la Regione sulla recente riforma della cura della cronicità. Solo in tre Ats su otto l’adesione supera il 50%, mentre il dato peggiore è nella città metropolitana di Milano, dove i medici convinti dalla riforma della Regione sono uno su quattro. E, secondo i dati che ci arrivano la maglia nera sarebbe indossata da Milano città, dove l’adesione sarebbe a livelli ancora inferiori. Ai medici di famiglia, nella riforma voluta dall’assessore Gallera, viene data la possibilità di candidarsi al ruolo di gestore o cogestore dei pazienti portatori di malattie croniche, cioè di prenderli in carico e organizzargli le cure, garantendo loro visite ed esami nei tempi appropriati. Oltre ai medici, possono diventare gestori anche gli ospedali pubblici e privati. L’assessorato, al momento, ha dato solo i dati di adesione dei medici, peraltro addomesticati, per non dire palesemente truccati. I portali delle Ats dicono che i medici di medicina generale in Lombardia sono 6.630 e la Regione indica in 2.392 quelli che hanno aderito, pari al 36%, ma la Regione fa il calcolo su 5364 (escludendo cioè gli over 65). Ma tra i 2420 medici che l’Assessorato ha invece computato tra gli aderenti, ci sono anche gli over 65, visto che la quasi totalità degli aderenti è afferente a cooperative che comprendono medici over 65: non si capisce allora perché la Regione escluda gli over 65 dal numero totale dei medici in servizio. La prova che anche la Regione ritenga fallimentare l’adesione è il fatto che la scadenza del bando è stata posticipata di due mesi.”
• Ed ecco la replica dell’assessore Giulio Gallera:
“Oggi è una bella giornata per la sanità lombarda. Nonostante le difficoltà e le resistenze di alcune sigle sindacali il 45% dei medici di medicina generale, 2.393 su 5.364, ha deciso di cogliere con Regione la sfida intrapresa per migliorare la qualità della vita degli oltre 3 milioni di pazienti cronici lombardi, candidandosi alla loro presa in carico. Noi non giochiamo su temi delicati… Il dato che non torna a Valmaggi e Borghetti ha una spiegazione assolutamente priva di malafede: semplicemente dal totale di 6264 medici di medicina generale presenti sul territorio lombardo (non 6.630 come dicono), non sono stati contemplati i 900 che avendo compiuto i 65 anni presumibilmente andranno in pensione nel giro di 1 o 2 anni.”
• E i medici di tutto ciò cosa pensano? Abbiamo raccolto da uno di loro, che ci ha chiesto l’anonimato, alcune brevi considerazioni:
“Quello che so al momento è che ci sono in atto ricorsi da parte di alcuni sindacati della categoria al Tar della Lombardia e Consiglio di Stato. Mi rendo conto che il problema sta diventando molto politico e questo esula dalla mia attività quotidiana. Comunque quello che penso è che il malato cronico ha bisogno della figura di riferimento del medico di medicina generale che è l’unico ad avere una visione globale e non settoriale del paziente; non aderendo a questo progetto si rischia di perdere il contatto con il proprio paziente e di ridursi a trascrivere prescrizioni e progetti di altri specialisti. Questo è quello che vedo dalla mia scrivania. La situazione è ancora nebulosa con continue proroghe e ricorsi; probabilmente ci sono dietro grossi interessi che alla maggior parte di noi sfuggono. Voglio però essere chiaro su un punto: quello che ha spinto me ed altri colleghi ad aderire alla “riforma dei cronici” non è certo la “sete” di denaro, come qualcuno vuol far credere, ma l’auspicio di poter curare ancora il proprio paziente secondo criteri clinici da noi stabiliti.