Il nostro “Cinema a Scuola” oggetto di una tesi di Laurea in Sicilia
“Cinema a Scuola”, il Progetto curato del “nostro” direttore Luigi Allori, che dal 2012 viene proposto alle scuole del Municipio 9, è stato oggetto di tesi di Laurea di una studentessa di Enna, Ivana Lionti. Ricordiamo che il Progetto viene presentato dal Centro Culturale della Cooperativa, in collaborazione con l’associazione Amici di “Zona Nove” e il Mic (Museo Interattivo del Cinema) ed è patrocinato dal Consiglio di Municipio 9. Ivana ha conseguito a luglio scorso la Laurea Magistrale in Teatro Cinema e Spettacolo Multimediale, presso l’Università di Palermo, con il risultato di 110 e lode! La sua tesi, dal titolo “La Settima Arte va a Scuola (Esperienze laboratoriali a confronto tra scuole secondarie di I e II grado)”, (relatore prof. Gennaro Schembri), comprende 7 capitoli e il sesto è completamente dedicato al “nostro” Progetto e contiene anche un’intervista ad Allori. La studentessa Ivana Lionti ha cercato, attraverso il sito dell’Università Bicocca, di mettersi in contatto con qualcuno che potesse testimoniare e raccontare le esperienze dei Progetti di Cinema a Scuola. Il suo obiettivo era anche quello di introdurre nella tesi, le diverse modalità di esecuzione dei progetti al Nord, al Centro e al Sud Italia, avendo cura di mettersi in contatto con le diverse realtà. Per il Sud aveva già materiale perché ha seguito personalmente quello di un Liceo di Piazza Armerina (EN), mentre per il Nord e per il Centro aveva inviato e-mail alle Università che potessero aiutarla in merito. In particolare per ciò che ci riguarda, qualche mese fa scrisse all’Università degli Studi di Milano-Bicocca e la prof Ornella Castiglione, la quale si occupa di Didattica del Cinema e di Cinema e Arti visive e che da un paio d’anni collabora con Allori per il Progetto, ci mise in contatto. Siamo stati molto contenti di collaborare e crediamo che le coincidenze non capitino mai per caso. Il noatro direttore ha donato a Ivana il suo libro “Il film dell’obbligo”, un vero e proprio sussidio per fare cinema a scuola e le ha concesso un’intervista, mentre il prof Roberto Carlucci della Scuola Tommaseo, docente di Lettere esperto in didattiche inclusive quali lezione partecipata, scrittura creativa e sceneggiatura, drammatizzazione di episodi legati alla storia, che proprio per questa passione da anni partecipa al Progetto del Municipio 9, si è reso disponibile a fornire la documentazione necessaria. Nella tesi Ivana ci cita nei ringraziamenti dedicati ai collaboratori. “Il lavoro ha come oggetto lo studio dell’alfabetizzazione al linguaggio cinematografico e audiovisivo nella scuola italiana”, ci racconta Ivana, “con particolare riferimento alla scuola secondaria di I e II grado. L’introduzione del suddetto linguaggio nella scuola è stato oggetto di numerosi dibattiti e progetti che hanno tentato di farlo inserire, nella programmazione scolastica, accanto alle discipline curriculari, spesso con buoni risultati ma pur sempre relegati in un contesto, come i progetti ad ore, che non hanno avuto il giusto risalto e riconoscimento”. Abbiamo chiesto alla neo dottoressa quale fosse lo scopo dell’indagine e cosa volesse dimostrare. “Partendo dalla storia dell’educazione ai media fino alla realizzazione pratica di progetti educativi al linguaggio del cinema e degli audiovisivi, ho voluto dimostrare che l’introduzione di tale disciplina è davvero fondamentale per la crescita dello studente, per la sua formazione culturale e personale, per la sua futura introduzione nel mondo del lavoro e per capire da vicino le dinamiche di un mondo di cui è protagonista. Dopo una breve introduzione storica sull’educazione ai media, dal secondo capitolo l’indagine prende le mosse dalla storia della Me (Media Education), approfondendone i concetti, le metodologie e i contenuti dell’insegnamento. I paradigmi della ME sono stati stabiliti per fare in modo che, sia la scuola che i suoi destinatari – gli alunni – siano pronti ad affrontare una tematica che li riguarda molto da vicino, in cui sono immersi nel quotidiano, di cui sono fruitori passivi senza conoscerne le tematiche interne. La scuola dovrà quindi fornire le informazioni adeguate attraverso una figura chiave come quella del Media Educator e servirsi degli strumenti propri del linguaggio”.
Dalle ricerche che hai potuto condurre, il linguaggio cinematografico e audiovisivo nella scuola viene utilizzato spesso dai docenti come supporto all’insegnamento delle discipline curricolari?
“Come si evince dal terzo capitolo, il testo filmico è stato sempre utilizzato come fonte storico-educativa, come supporto all’insegnamento delle discipline scolastiche, ma si sono sempre trascurati, fino a un po’ di anni fa, i suoi contenuti estetici, la sua utilità nel contesto educativo e la sua trasformazione dalla fruizione ludico-evasiva a quella educativa. A partire dal 1999 diverse sono state le proposte fatte al Miur per avviare una serie di progetti che potessero portare il linguaggio cinematografico e audiovisivo nella scuola. Sono nati diversi piani, realizzati in rete per fare in modo che l’insegnamento della disciplina non rimanga un evento univoco o episodico, ma trovi una collocazione dignitosa accanto alle altre discipline tradizionalmente considerate formative ed alfabetizzanti. Il quarto capitolo prende in esame le ipotesi di progettualità di questi piani e la reale realizzazione di alcuni di essi in alcune scuole italiane. Grazie al Piano Nazionale per la Promozione della Didattica del Linguaggio Cinematografico e Audiovisivo nella scuola, analizzato dal punto di vista realizzativo e delle sue finalità nel quinto capitolo, promosso dal Miur per due annualità (2000/01 e 2001/02), ha dimostrato che questa nuova esperienza di grande valore e qualità e di rigoroso impianto culturale e scientifico, ha coinvolto un’importante numero di scuole, docenti, studenti e forze culturali ed istituzionali. Ha creato cioé un’isola felice, di riflessioni teoriche e di sperimentazioni pratiche, ma anche un reticolo continuo di scambi, di intrecci tra associazioni, atenei, esperti e specialisti dell’audiovisivo di varie generazioni che ha fatto senz’altro crescere il livello di consapevolezza del cinema”.
Con questa tesi e l’approfondimento dell’argomento, hai potuto confrontare le metodologie diverse adottate per raggiungere la stessa finalità. Puoi dirci quale secondo te sia l’obiettivo comune rispetto i Progetti svolti e da te analizzati al nord, al centro e al sud Italia?
“L’obiettivo di questo lavoro è dimostrare che l’introduzione del linguaggio cinematografico e audiovisivo nella programmazione scolastica è oggi necessario, quanto lo sia educare a leggere e scrivere. Numerose e autorevoli voci si sono levate e si levano tuttora a sostegno dell’introduzione nella scuola della cultura e del linguaggio del cinema e degli audiovisivi, ma la strada da percorrere, nonostante alcune isole felici, sembra ancora lunga e in salita. Questi progetti nascono proprio dall’esigenza di sollecitare l’attenzione delle scuole verso le forme espressive e comunicative, che rappresentano il prodotto culturale più originale e caratterizzante della nostra contemporaneità. Educare a un rapporto autonomo e consapevole con l’universo della comunicazione audiovisiva e multimediale, elevare il livello del gusto estetico delle nuove generazioni, coltivandone le potenzialità immaginative, espressive e creative, contribuirà a formare fruitori consapevoli e critici, con l’obiettivo più ampio di formazione della persona”.