La battaglia infinita di Amedeo

Care lettrici, cari lettori, sono certa che difendere le persone non è da tutti. Non basta avere un titolo di studio, un lavoro prestigioso. Se non hai nella vita vissuto, condiviso certi problemi, potrai scrivere fiumi di parole, ma non entrerai nell’anima del problema. Più di una volta ho parlato del problema della “casa”. Lo scorso inverno ero stata in via Val Cismon. Ci sono ritornata domenica 24 settembre, perché attraverso una “merenda con il tiramisù” fatta nei giardinetti dovevo conoscere la battaglia di Amedeo Corelli con la moglie Patrizia e la figlia Marika. Amedeo, classe 1962, disabile al cento per cento e la cara moglie Patrizia che racconta…”Nel 2007 scopre di essere affetto dalla rarissima Corea di Huntington, una malattia genetica degenerativa che porta ad un lento ma inesorabile declino psicofisico, una Sla al rallentatore. Non chiediamo miracoli, solo un montascale, viviamo prigionieri in questa casa senza ascensore, io e mia figlia dobbiamo darci il cambio a uscire, questa non è vita! Da Mm è arrivata solo una proposta che però suona come una beffa: il trasloco al piano terra in una casa molto più piccola di 40 mq”. Sembra una barzelletta! Continua Patrizia: “Vede, in questo momento io parlo a nome di tutti gli anziani che hanno difficoltà a camminare e in questi palazzi ce ne sono tanti sempre chiusi in casa. Per scendere e salire abbiamo uno strumento “un cingolato” che funziona a batteria avuto in dotazione dall’Ats”. Mi avvicino ad Amedeo che sorride, intorno pochi amici, quelli veri che sono sempre vicino alla famiglia, parlano di calcio, perché lui tiene al Napoli e gli piacerebbe stare con loro a vedere la partita… Sorride ed esulta alzando le braccia quando gli dico che sono una milanese e da sempre tengo al Napoli. Su un tavolo c’è il tiramisù che ha preparato la moglie. “È speciale con savoiardi, ananas, panna e mascarpone”. Salgo poi con gli amici nella casa di questa bella famiglia, c’è Marika che aggancia la carrozzina al “cingolato” e con notevole sforzo e parecchie difficoltà lo fa salire, la scala è stretta. Tra gli amici c’è anche Simona Fregoni, ex presidente della Commissione Casa del Consiglio di Zona 9, che racconta: “Leggiamo che ci sono fondi regionali per eliminare le barriere architettoniche… fondi del Comune… il garante degli invalidi… poi ci troviamo famiglie bloccate in casa come Amedeo o come un ragazzino di viale Ca’ Granda 28, che non esce di casa da giugno perché la carrozzella non entra in ascensore… mezzo quartiere si sta mobilitando per lui. Ogni invalidità ha le sue difficoltà specifiche e, di conseguenza, anche l’alloggio deve essere tarato per quella specifica invalidità. Ci sono anziani che banalmente non riescono più ad alzare le tapparelle di casa, sono pesanti, modello vecchio… banale ma reale. Molti sono i nuclei fragili negli alloggi popolari, molti seguiti dai servizi sociali dei minori e molti adulti in difficoltà che si appoggiano ai vari centri del Comune di Milano ma, ancor oggi, non vediamo coordinamento tra i vari settori. Sono molti gli abitanti che finiscono in carcere (non facciamo i moralisti), se stai in carcere non sei in grado di pagare il canone, automaticamente moroso. Non riesci a fare l’anagrafe (obbligo ogni 2 anni per l’inquilino Erp), perdi la casa e anche quel minimo di speranza di rifarti una vita…”. Che la voce di Amedeo sia ascoltata e possa vincere la sua battaglia!