Morti per amianto al Teatro alla Scala. Rimosso il giudice, i tempi dei processi si allungano

Il 26 settembre si doveva aprire la fase dibattimentale del processo contro 5 dirigenti del Teatro La Scala, accusati della morte per esposizione all’amianto di 10 lavoratori ed erano previste le testimonianze dei primi due testi del Pm Maurizio Ascione davanti alla giudice Gloria Maria Gambitta, ma ancora una volta il Tribunale di Milano ha sorpreso i familiari delle vittime e i loro avvocati. Durante l’udienza, un colpo di scena: la giudice ha comunicato che non sarebbero stati sentiti i testi perché il Tribunale ha aperto per lei una procedura di trasferimento ad altro ufficio giudiziario con probabile assegnazione del processo a nuovo giudice. Appena la notizia ha raggiunto il gruppo dei familiari (vedi foto) che presidiavano con striscioni l’entrata del Palazzo di Giustizia distribuendo volantini ai passanti, si è alzata forte la protesta: “Con questo ennesimo rinvio il tribunale di Milano ancora una volta vanifica, offende e calpesta la sete di giustizia delle vittime”. Nel comizio improvvisato i manifestanti hanno denunciato che “mentre si allungano i tempi del processo, gli operai, i lavoratori, i loro familiari e anche i frequentatori del Teatro che ignari hanno respirato le fibre cancerogene dell’amianto continueranno ad ammalarsi e morire senza giustizia.” E ancora che “I tempi lunghi dei processi, la prescrizione, gli insabbiamenti, le assoluzioni degli imputati di omicidio continuano a dare impunita agli assassini, a padroni e manager senza scrupoli che pur di risparmiare pochi spiccioli sulla sicurezza per massimizzare i profitti non hanno esitato a mandare consapevolmente a morte miglia di operai e lavoratori.” La rabbia dei familiari delle vittime e delle associazioni, iniziata dentro il tribunale, è continuata davanti all’entrata del Palazzo di Giustizia quando i loro compagni presenti in aula hanno raggiunto quelli fuori in presidio gridando slogan al microfono fra i passanti che cercavano di capire le ragioni della protesta: “Il Palazzo di Giustizia è ormai diventato per le vittime del profitto il Palazzo dell’Ingiustizia, e contro l’ingiustizia combattere e resistere non è solo un diritto, ma un dovere”, questa la frase pronunciata da una delle vittime al microfono. La stessa giudice Gambitta nella scorsa udienza dell’8 settembre, aveva già sciolto le riserve sulla richiesta di ammissione delle parti civili e stabilito un calendario fitto di udienze fino a dicembre. Oltre ai familiari dei lavoratori morti anche i vari comitati e sindacati erano stati ammessi come parti civili. Nella stessa udienza il giudice aveva chiamando in causa come responsabili civili anche la Fondazione Teatro Scala e il Centro Diagnostico Italiano, come chiesto dagli avvocati delle vittime e delle associazioni. Ora con il cambio del giudice i tempi si allungano ancora. La prossima udienza è fissata per il 9 novembre alle ore 9,45 aula 9 bis del Palazzo di Giustizia di Milano. Per quella data, forse, si conoscerà il nuovo giudice.