Approvata dal Parlamento la legge elettorale: come si voterà a primavera?

Nelle scorse settimane il Parlamento ha approvato la nuova legge elettorale con un larghissimo consenso in entrambe le Camere, come è giusto che sia quando si fanno le regole, con i voti della maggioranza di governo e dalla maggioranza dei gruppi di opposizione. Al di là delle polemiche che ci sono state, credo che si sia fatto un buon lavoro e che sia stata approvata la legge migliore possibile in questa legislatura. L’approvazione della legge elettorale è comunque una buona notizia per la democrazia italiana. Sarebbe stata infatti una sconfitta per la politica e un problema per il Paese se si fosse andati a votare la prossima primavera senza una nuova legge. Come ha sottolineato il Capo dello Stato andare a votare per Camera e Senato con due sistemi diversi, frutto delle sentenze della Corte Costituzionale e non decisi dal Parlamento, sarebbe stato un doppio problema. Sarebbe stato impossibile avere nel prossimo Parlamento maggioranze, scelte dagli elettori, in grado di governare e quindi di garantire stabilità al Paese e sarebbe stato un ulteriore colpo alla credibilità delle Istituzioni se non fossimo riusciti a fare, come compete al Parlamento, la legge. La riforma raccoglie tutti i richiami e le sentenze che, sul tema, ha emesso la Corte Costituzionale. Prevede che il 36% dei parlamentari venga eletto con il sistema maggioritario nei collegi uninominali in cui l’elettore sceglie il rappresentante del proprio territorio, e che la restante parte venga eletta in collegi più grandi in cui i partiti presentano una lista di pochi candidati riconoscibili sul territorio e, anch’essi, indicati sulla scheda. Nei collegi uninominali vince chi prende più voti, negli altri il numero degli eletti viene determinato con il criterio proporzionale. In questo modo con i collegi uninominali si favoriscono le coalizioni e con gli altri si garantisce la rappresentanza politica. Con la nuova legge inoltre reintroduciamo il meccanismo che garantisce la rappresentanza di genere, vincolando le liste a presentare almeno il 40% di candidature per ogni sesso. Il maggioritario consentirà ai cittadini, favorendo l’aggregazione delle forze politiche, di votare sapendo prima chi nel prossimo Parlamento si alleerà con chi e con quale progetto per il Governo del Paese e renderà meno difficile la formazione di un governo coeso con maggioranze uniformi in entrambe le Camere. Quando voteremo, riceveremo ai seggi due schede, una per la Camera e una per il Senato, su cui saranno indicati, in ogni collegio, il candidato per l’uninominale per ogni coalizione, collegato ai simboli delle liste che lo sostengono, con indicati anche i loro candidati per il proporzionale. Si può esprimere un solo voto o per il candidato dell’uninominale. In questo caso il voto oltre a contare per la sua elezione, viene suddiviso tra le liste che lo sostengono, oppure per il partito. In questo caso il voto vale automaticamente anche per il candidato del collegio uninominale sostenuto dalla coalizione in cui il partito ha scelto di stare. Non è, secondo me, il sistema elettorale migliore. Avrei preferito un sistema in cui l’elettore sceglie e lo stesso giorno dello scrutinio sia chiaro chi ha vinto ovvero chi è messo nelle condizioni di governare avendo in Parlamento i numeri per farlo. Ma è il sistema migliore che in queste condizioni si poteva approvare. Il risultato di un confronto che parte dalla consapevolezza che le leggi elettorali non si fanno per favorire una parte o l’altra ma nell’interesse del Paese. Nella discussione ognuno, maggioranze e opposizione, ha rinunciato a qualcosa ma, insieme ci siamo assunti la responsabilità di fare una legge utile per la democrazia italiana.