Giorgia oltre le barriere (architettoniche)

Giorgia ha solo 7 anni quando le diagnosticano un osteosarcoma. Deve rinunciare a un arto, ma non alla ginnastica ritmica. E nemmeno alla scuola: a tempo di record in via Bussero viene installato il WiFi per farle seguire le lezioni da remoto e previsto un posto auto per disabili all’entrata principale.
Le primavere a volte durano poco. Molto poco. Quando meno te lo aspetti, infatti, finiscono all’improvviso per lasciare il posto a un inverno imprevisto. Duro. Insidioso. Il più difficile mai affrontato. È quello che hanno vissuto mamma Francesca e papà Stefano nel maggio del 2014, quando hanno aperto la porta della propria casa di via Demonte a un ospite imprevisto, per niente gradito, venuto a trovare la piccola Giorgia, la loro seconda figlia: il suo nome è osteosarcoma, in parole povere un tumore maligno alle ossa. “Tutto è iniziato con un dolore alla gamba – racconta Francesca -; abbiamo fatto gli esami di rito, una biopsia e poi è arrivata la diagnosi”. Da quel momento, un primo ciclo di terapie e l’idea – da parte degli ortopedici del Gaetano Pini – di un intervento conservativo che lasciasse la possibilità di inserire nella gambina di Giorgia l’osso di un donatore. Niente da fare, gli oncologi dell’Istituto dei tumori sono tassativi: il “sassolino”, come lo chiama la bimba, è troppo esteso, è necessario un intervento più radicale. Detto, fatto: il 3 settembre Giorgina, così viene chiamata affettuosamente in famiglia, è sotto i ferri. Nel frattempo, proseguono le terapie.
• Inizio in salita È il momento più difficile. “All’inizio è stata durissima – racconta Stefano-: la bambina iniziava a perdere i capelli a causa delle cure e doveva fare i conti con la sindrome dell’arto fantasma: in pratica, si sentiva una gamba che in realtà non aveva più”. Ma la vita, si sa, riserva sempre delle sorprese. Questa volta fortunatamente positive: “Era ottobre, eravamo all’Istituto dei tumori – spiega ancora papà Stefano – e Giorgia, che da sempre ha una grande passione per la ginnastica ritmica, si mette a fare la verticale nonostante avesse il catetere per la somministrazione delle terapie”. I presenti sono allibiti, compreso Michele, istruttore dell’associazione Bianca Garavaglia che supporta i bambini con numerose attività. La storia da questo momento cambia verso. Anche se si apre un nuovo capitolo: la scuola.
• Scuola: WiFi a tempo di record “Giorgia frequentava le elementari in via Bussero, struttura all’epoca in fase di ristrutturazione – racconta mamma Francesca -. Grazie all’interessamento di Antonella Loconsolo, all’epoca presidente della Commissione Educazione di Zona 9, e delle dirigenti scolastiche Gabriella Forgiarini e Maria Stefania Turco, sono state eliminate alcune barriere architettoniche: il Comune di Milano ha dotato la scuola di connessione WiFi a tempo di record, che ha consentito a mia figlia di frequentare le lezioni da remoto, visto che era ricoverata. Ricordo che l’ho portata a scuola per la festa di Natale: si era preparata la sua parte via video interfacciandosi con la classe, ed è stato bellissimo. È stato previsto anche un posto auto di fronte all’ingresso dell’istituto, ma non tutto è andato liscio: per dotare la scuola di un ascensore funzionante, infatti, abbiamo dovuto lottare e c’è voluto un po’ di tempo, perché il collaudo tardava ad arrivare”.
• Gara solidale Ciò che non è mai mancata, invece, è la solidarietà. “Oltre al personale e ai volontari che lavorano in ospedale, non possiamo dimenticare la Lega italiana per la lotta contro i tumori che ci ha supportato anche economicamente a seguito del licenziamento di Stefano nel marzo 2015, e i genitori della scuola di via Bussero e degli altri istituti della zona (Giorgia ha due sorelle, Giulia e Greta Emma, che frequentano le scuole dei nostri quartieri, ndr): hanno organizzato a Natale 2015 una raccolta fondi, grazie alla quale acquisteremo qualcosa di utile per Giorgia. Ma, soprattutto, ci hanno fatto sempre sentire la loro vicinanza”, raccontano Francesca e Stefano. Oggi Giorgia è una bambina felice. Si è trasferita nell’hinterland, ma torna tutti i giorni a Niguarda, il suo quartiere: frequenta il quinto anno della scuola elementare in via Cesari, cammina velocissima con le sue stampelle, “anche se abbiamo fatto un patto: alle medie dovrà mettere la protesi”, sorride la mamma. Inoltre, continua ad andare in palestra a coltivare la sua grande passione, la ginnastica ritmica, che le ha consentito di entrare in contatto con l’ambiente paraolimpico: “È iscritta all’Asd Sesto Ritmic Dreams di Sesto San Giovanni. E adesso vuole gareggiare insieme ai suoi coetanei: “i bambini devono stare tutti insieme”, conclude papà Stefano. Tecnicamente bisogna aspettare ancora qualche anno per poter dire che il peggio è definitivamente alle spalle. Nel frattempo, sta per arrivare l’inverno. Quello vero. Ma questo no, non fa paura.