La posizione del Governo sull’alternanza scuola/lavoro. Intervista esclusiva al ministro Valeria Fedeli

Nelle foto la ministra Fedeli durante il suo intervento all’Università Bicocca e un flash simbolico della contestazione.
Sul numero scorso vi abbiamo dato notizia delle proteste, durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Bicocca, degli studenti che hanno contestato la politica della Ministra sulla controversa alternanza scuola/lavoro. Questo mese abbiamo voluto sentire la posizione ufficiale del Governo. La parola quindi al Ministro della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli.
Il progetto “Alternanza scuola- lavoro” è diventato obbligatorio con la legge 107 del 2015. Di che cosa si tratta e quali sono le modalità di partecipazione a questa importante fase di formazione?
L’Alternanza scuola/lavoro è una innovazione didattica importante. Una innovazione che vuole permettere alle studentesse e agli studenti di acquisire competenze trasversali. Non è uno stage, un tirocinio, un apprendistato. L’Alternanza vuole unire il sapere al saper fare, vuole arricchire il percorso di crescita e di formazione delle ragazze e dei ragazzi. Ma allo stesso tempo vuole offrire a tutti i giovani l’occasione per orientarsi al meglio per il loro futuro, comprendere le proprie attitudini e valorizzare il proprio talento. Con la legge 107 l’Alternanza è curriculare per gli ultimi tre anni di tutti gli indirizzi di studio delle scuole secondarie di secondo grado, anche per i licei. Sono infatti previsti percorsi da 400 ore per gli istituti tecnici e professionali e da 200 per i licei.
Agli studenti, che non sono contrari al progetto formativo ma alla modalità di partecipazione, cosa risponde? C’è un problema di sfruttamento lavorativo di questi studenti? È poi vero che anche gli istituti scolastici lamentano difficoltà a garantire sia l’Alternanza sia il tradizionale percorso didattico?
Intanto, come ogni innovazione, anche l’Alternanza ha bisogno del contributo di tutti per migliorare, crescere e radicarsi come pratica positiva del percorso formativo. E ha bisogno di responsabilità dei tutor, sia di quelli interni alle scuole, sia di quelli presenti nei territori e nelle strutture che accolgono le studentesse e gli studenti. Bisogna, poi, tenere conto del fatto che l’Alternanza rappresenta anche un cambiamento culturale, che come tale necessita di tempo per raggiungere la necessaria comprensione e assimilazione. Ecco perché tutti i soggetti interessati sono chiamati a dare il proprio contributo. A cominciare dalle studentesse e dagli studenti, con i quali abbiamo avviato da tempo un dialogo per ascoltare le loro esperienze ed esigenze. È stato un confronto per noi indispensabile, che ha avuto delle conseguenze concrete. È infatti frutto anche di questo dialogo la decisione degli Stati Generali dell’Alternanza che abbiamo organizzato il 16 dicembre scorso al Miur. Una occasione per fare il punto su questa pratica didattica, per ragionare sui punti di forza e di debolezza, per presentare le misure importanti che abbiamo messo in campo. Si tratta di strumenti concreti, misure pensate per qualificare questi percorsi, per migliorare la gestione delle procedure da parte delle scuole, per far emergere e superare le eventuali criticità. In altre parole per garantire una sempre maggiore qualità progettuale. Perché è questo, ora, il nostro obiettivo: incidere sulla qualità. E sappiamo di poterlo e di doverlo fare, anche guardando ai risultati dei primi due anni di Milano-Bicocca il bilancio del 2017 e i vent’anni dalla fondazione Milano-Bicocca punta a essere l’università del futuro, aperta all’Europa e al Mondo. E per celebrare i 20 anni dalla fondazione, eventi culturali, mostre, seminari e spettacoli. Il 16 gennaio lectio di Paolo Grossi, presidente della Corte Costituzionale. Vedi il programma completo a pag. 13 attuazione dell’Alternanza. Le rilevazioni che abbiamo fatto ci restituiscono traguardi importanti e ci testimoniano l’impegno delle scuole con oltre un milione di studenti coinvolti – prima dell’obbligo erano poco più di 270 mila -, con circa il 95% degli istituti che ha realizzato questi percorsi e con più di 200 mila strutture ospitanti. L’Alternanza può contare sui 100 milioni previsti dalla legge 107 del 2015 e sul bando da 140 milioni lanciato la scorsa primavera nell’ambito del Pon scuola (il Programma operativo nazionale finanziato con fondi europei, ndr).
Il nostro giornale da anni ospita molti studenti delle nostre scuole per il progetto “Alternanza scuola-lavoro”. Nella nostra redazione i ragazzi si sono sentiti a proprio agio, ci hanno arricchiti con la loro energia e voglia di conoscere e hanno appreso come si crea un giornale. Questo dovrebbe essere la prassi comune. Invece non pare sia sempre così.
Sono totalmente d’accordo che quella descritta per la vostra redazione debba essere la prassi. E sono totalmente convinta che lo sia perché, dati alla mano, i casi in cui si registrano delle problematiche sono una netta minoranza. Però anche su questi casi vogliamo agire concretamente. Perché se è vero che dobbiamo superare gli stereotipi culturali – la pratica dell’Alternanza è riconosciuta anche in altri Paesi -, il nostro obiettivo ora è quello di incidere sulla qualità di questi percorsi formativi, riuscendo a superare anche la più piccola delle criticità. Non a caso una delle novità della neonata piattaforma web dedicata all’Alternanza è il “bottone rosso”: permetterà a studentesse e studenti di segnalare le criticità che impediscono il corretto svolgimento di questi percorsi. Così il Ministero potrà seguire le segnalazioni, monitorare le esperienze e garantire risposte rapide. Uno strumento di tutela per le ragazze e i ragazzi.
Quali correttivi sta studiando il Miur per migliorare l’Alternanza? Non ritiene che l’introduzione per legge dell’obbligatorietà sia stata fatta troppo in fretta? Non crede che sia necessario selezionare meglio aziende e imprese che accolgono gli studenti per evitare abusi e fare vivere alle nuove generazioni tutte le potenzialità di un percorso realmente formativo?
L’Alternanza scuola/lavoro è una delle maggiori innovazioni introdotte nella scuola negli ultimi anni. È una realtà, che coinvolge tutte le studentesse e gli studenti italiani. Noi stiamo continuando ad impegnarci per mettere in campo misure per farla crescere e per consolidarla. Molte di queste sono state presentate in occasione degli Stati generali al Miur a dicembre. La piattaforma on line per l’Alternanza ne è esempio: è stata pensata per semplificare la gestione quotidiana, il monitoraggio e la valutazione delle esperienze. Non a caso al suo interno si trova il “bottone rosso” di cui ho parlato prima. Si tratta di una piazza virtuale che favorirà l’incontro tra domanda e offerta di Alternanza ed è a disposizione di studenti, scuole e strutture ospitanti. Attraver-so questo spazio i giovani coinvolti potranno seguire un corso on line di formazione sulla sicurezza sui luoghi di lavoro realizzato con Inail. E presto potranno accedere anche al modulo di formazione obbligatoria sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che stiamo predisponendo al Miur in collaborazione con il Ministero del Lavoro. C’è poi la Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti in Alternanza, che è stata confrontata anche con le rappresentanze studentesche. È un vero e proprio regolamento composto da 7 articoli che spiegano nel dettaglio i diritti e i doveri degli studenti in Alternanza. Obiettivi: fornire un’informazione completa sul progetto, la formazione sulla normativa sanitaria e sulla sicurezza sul lavoro, assicurare ambienti di formazione adeguati e sicuri, garantire alle giovani e ai giovani il diritto ad esprimere alla fine del percorso una valutazione sull’efficacia e sulla coerenza del percorso di Alternanza effettuato rispetto al proprio indirizzo di studio. Stabilisce con chiarezza le modalità di supporto e di intervento dei tutor dell’azienda ospitante in rapporto al rischio delle attività svolte. E insieme a queste anche i doveri delle studentesse e degli studenti che dovranno, per esempio, frequentare le attività per almeno tre quarti delle ore previste, rispettare le norme in materia di igiene, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, mantenere riservatezza in relazione a dati, informazioni e conoscenze specifiche delle aziende visitate. Tra le novità volte a garantire un percorso formativo di qualità ci sono poi i 1.000 tutor del-l’Anpal, che sosterranno le scuole nella costruzione di reti territoriali. Come Miur, inoltre, abbiamo deciso di creare anche una task force composta da 110 docenti comandati che saranno impiegati come supporto delle scuole. Cento saranno attivi presso gli Uffici scolastici regionali, dieci nella struttura centrale del Ministero. Avranno il compito di gestire e risolvere le segnalazioni degli studenti arrivate attraverso il bottone rosso. Rafforzeremo anche la formazione delle docenti e dei docenti che svolgono le funzioni di tutor dedicati al-l’Alternanza perché possano offrire percorsi e assistenza sempre più di qualità. E, infine, tra le misure che abbiamo pensato per assicurare un percorso formativo qualificato, ci sono il Patto di integrità (dovranno sottoscriverlo le strutture ospitanti per poter attivare le convenzioni con le scuole, garantendo il rispetto della normativa fiscale e anticorruzione) e l’Osservatorio Nazionale per l’Alternanza scuola/lavoro di qualità, cui spetta il compito di monitorare l’evoluzione qualitativa dei percorsi. Ma tutto questo non basta se non c’è un cammino condiviso. Un cammino che deve impegnarci tutti, in un’ottica di collaborazione e di confronto trasparente. E con l’unico obiettivo che è quello di mettere al centro le studentesse e gli studenti. Perché è a loro che dobbiamo guardare. Per il futuro del nostro Paese.