Per non dimenticare i 160 bambini di Gorla uccisi dalla guerra

Care lettrici, cari lettori, Buon Anno nella serenità e nella salute! Zona Franca, lo scorso luglio, presentava Mario Emari, scrittore della nostra zona, persona di estrema gentilezza. Non sono quindi mancata alla presentazione del suo libro “L’ultimo tema in classe”, in memoria dei bambini di Gorla, che raccoglie la storia romanzata di un tragico evento accaduto durante la seconda guerra mondiale. Il bombardamento, per errore, da parte delle forze alleate, nell’ottobre 1944, della scuola elementare Francesco Crispi di Gorla, allora paesino alle porte di Milano. “La strage di Gorla”, come viene ricordata ancora ogg quella tragedia, è raccontata da Mario Emari, che all’epoca abitava a poca distanza dalla scuola bombardata. Quando si presenta un libro si presenta l’autore e poi parla l’editore. Questo convegno è organizzato presso la casa delle associazioni di via Marsala e indirizzato in particolare alle generazioni alle quali richiamare le atrocità delle guerre oggi e in ogni tempo. L’evento è centrato su due testi di riferimento: “L’ultimo tema in classe” e “La guerra piace a chi non la conosce” di Erasmo di Rotterdam. Mattinata intensa di ricordi, riflessioni aperte a tutti e di profonda commozione quando è intervenuto, con il suo ricordo personale, Marco Pedirielli, uno dei pochissimi superstiti della strage di Gorla, testimone vivente di quel drammatico avvenimento che, visibilmente commosso, racconta: “Quel bombardamento che distrusse completamente l’edificio scolastico, causando la morte di 194 bambini delle elementari, 20 insegnanti e bidelli e di circa 500 civili che vivevano in quel rione. Quel 20 ottobre 1944 la mamma mi accompagnò a scuola e mi fece indossare un cappottino di lana piuttosto pesante, malgrado fosse una giornata soleggiata. Al suonare della campanella, in coincidenza con l’allarme, tutta la classe uscì dall’aula e lasciammo sui banchi i fogli su cui avevamo scritto il titolo dei tema da svolgere: “Il mio quaderno”. Scesi le scale dal secondo piano insieme ai miei compagni e, giunto davanti alla porta d’uscita controllata dal bidello, mi ricordai del cappottino e risalii le scale per andare a prenderlo. Afferrai l’indumento, ridiscesi le scale, trovai la porta d’uscita aperta e non più controllata dal bidello. Malgrado fosse la prima volta che andavo a casa da solo, mi feci coraggio ed uscii: fu la mia salvezza. Mi misi a correre verso casa che distava circa mezzo chilometro dalla scuola ma, alzando gli occhi, vidi chiaramente gli aerei, molto bassi, a differenza di quello che è emerso da altre testimonianze, e vidi le bombe che cadevano (ne sono state sganciate molte centinaia nel quartiere). Giunto davanti alla chiesa, distante 200 metri dalla scuola, un droghiere che aveva il negozio davanti alla chiesa mi prese per mano e mi fece scendere nella cantina puntellata del palazzo. Appena giunto lì una bomba cadde, con fragore, sul sagrato e per lo spostamento d’aria tutti i rifugiati finirono a terra nella polvere… Ma eravamo salvi! Quando ci fu silenzio uscimmo, “La scuola era stata bombardata”. Nei giorni successivi non era in pratica possibile uscire di casa, per me e per la mamma che incontrava le altre mamme che avevano perso uno, due e anche tre figli, tanto che quasi si vergognava per il miracolo che avevo ricevuto. Mi aveva salvato il cappottino dimenticato”. La mattinata si conclude con delle riflessioni: nell’era attuale le guerre non si dichiarano più ma, ogni giorno, scoppiano conflitti in ogni parte del mondo. I paesi più poveri e indifesi forniscono le vittime sacrificali di questi conflitti. Si pensi alle guerre in Corea, Vietnam, Medio Oriente, in quasi tutti i paesi dell’Africa, per non parlare di quello che sta accadendo in Siria, Iraq, Cecenia… Dopo ogni battaglia, dove muoiono centinaia di innocenti, si parla di “bombe intelligenti”, “guerre a difesa della pace”, “guerre per portare la pace, per la democrazia”, “guerre buone”! Questa testimonianza è raccontata nella postfazione del libro di Emari, illustrato dalla brava Elena Manazza e pubblicato da Eugenio Costa Montabone Editore. È un libro che consiglio a tutti. Da regalare ai bambini.

• Ci ha lasciato nonna Giulia, la centenaria di “Zona Franca” dello scorso mese È l’adorata nipote Cristina Bucciarelli che mi dà la triste notizia: “Sai – diceva sempre – voglio vivere così col sole in fronte…” Mia nonna ha vissuto la storia di due guerre e ci ha insegnato a non mollare mai. Buon viaggio nonna, che la terra ti sia lieve”. L’ultima intervista, un grande ricordo, ciao Giulia!