È come immergersi nell’universo di un poeta delle immagini leggere il libro di Luigi Allori dedicato a François Truffaut

Conosco Luigi Allori da una trentina d’anni, per dieci e rotti siamo stati colleghi a “Io donna”, il femminile del “Corriere della Sera”. Ho imparato presto ad apprezzarne, oltre al brusco umorismo di ascendenza livornese e alla competenza di giornalista scientifico, l’appassionato amore per il pre-cinema e per il cinema che lo ha portato a scrivere e pubblicare, nel corso del tempo, una felicissima serie di libri – molti dei quali ho avuto il privilegio di prefare – dedicati di volta in volta alle ombre cinesi e ai loro corrispettivi europei; alle lanterne magiche e alle altre macchine dei prodigi che precedettero il “buio in sala”; a pionieri della settima arte come Georges Méliès e i fratelli Lumière. E infine, con la formula fascinosa e accattivante “i feuilleton dello schermo”, che fondeva disamina critica e narrazione ampia e spesso fluviale, alcuni ritratti dedicati ai giganti della storia del cinema: David Wark Griffith e Sergej Eisentein, Orson Welles e Alfred Hitchcock. Con un intermezzo altrettanto felice e ricco di aneddoti e sorprese: Da Charlot a Totò, ovvero protagonisti e comparse della comicità cinematografica dagli albori agli anni Sessanta del secolo breve. Ora arriva, e lo accolgo quasi come un regalo personale, il volume dedicato a uno dei registi che ho più cari, il francese François Truffaut (1932-1984). Luigi dà conto, in una prosa esatta e partecipe, delle innumerevoli sfaccettature del suo genio. Sfila così, davanti ai nostri occhi di spettatori e lettori appassionati, il bambino malamato che una giovanissima madre ebbe per sbaglio e che non accettò mai del tutto (l’ossessione per un’infanzia infelice e per “l’enigma delle origini” ha alimentato incessantemente l’opera di un altro grande francese a me caro, il romanziere e Nobel Patrick Modiano). L’adolescente riottoso e smarrito che il critico André Bazin, futuro fondatore dei “Cahiers du Cinéma”, sottrasse al riformatorio facendogli da padre sostituto. Il giovane e ardimentoso critico che, scagliandosi contro il “cinema di papà” e rivalutando la lezione del neorealismo e dei grandi maestri americani, mostra la via che condurrà alla straordinaria, vitalissima esplosione della Nouvelle Vague. Il regista appassionato che mischia arte e vita e incanta fin da subito, con lo straordinario “I quattrocento colpi”. Il lettore acutissimo e perspicace di Alfred Hitchcock la cui opera contribuisce a rivalutare, nel libro che gli dedica e che per me resta il più bel libro di cinema che sia mai stato scritto. Il lettore vorace fin dalla prima infanzia – leggere in silenzio, senza disturbare la madre, era fra le poche cose che gli venissero concesse – che trova nella letteratura uno strumento di salvezza. L’uomo, infine, che amava le donne, il seduttore seriale che si innamorava di tutte le sue attrici. Tra due polarità e due ossessioni, l’infanzia grama e la forza oscura, spesso distruttiva, del sentimento, scorre ed è incastonata la filmografia di uno dei grandi poeti del cinema, che fu anche sceneggiatore e dialoghista assai brillante (“Fino all’ultimo respiro” di Jean-Luc Godard è anche opera sua) e attore pudico (io lo ricordo, scienziato francese perplesso, giocare fuori casa negli Incontri ravvicinati di Spielberg). Grazie Luigi, per avermi regalato questa immersione nell’universo di Truffaut. E arrivederci al prossimo libro che, sono pronto a scommetterci, non mancherà ancora una volta di catturarmi.
• Luigi Allori, giornalista scientifico di professione e cinefilo per passione, ha pubblicato diversi libri di cinema: “Spettatori a occhi aperti. Cineteleguida per insegnanti e genitori” (Ctl), “Guida al linguaggio del cinema” (Editori Riuniti), “Dizionario dei mass media” (Mondadori), “Dizionario del cinema” (Mondadori), “Guida all’uso della videocamera” (Mondadori), “La storia di Lumière, un uomo chiamato Elefante bianco” (Edizioni della Nave), “Karagoz, il Teatro delle Ombre turche” (La Nave di Bes), “Georges Méliès, il mago del cinema” (La Nave di Bes), “La Magica Lanterna. Candela, lenti e vetrini colorati” (La Nave di Bes), “Karaghiozis, il Teatro delle Ombre Greche” (La Nave di Bes), “I Precursori del Cinema” (La Nave di Bes), “Lo Shakespeare del Cinema. David Griffith, l’inventore del linguaggio filmico” (Edizioni Z9), “Sua Maestà Eisenstein, lo zar del montaggio cinematografico” (Edizioni Z9), “Ombre d’Oriente. Il Teatro dei Burattini di cuoio in India, Indonsesia, Thailandia e Cina” (Edizioni Z9), “Il Genio del Cinema. Orson Welles, da bambino prodigio a maestro del linguaggio filmico” (Edizioni Z9), “Da Charlot a Totò: la storia delle gags cinematografiche ovvero l’invenzione della comica finale” (Edizione Z9), “Il Film dell’Obbligo: guida pratica per fare cinema con i ragazzi a scuola” (Edizioni Z9), “Il Mago del Brivido. Hitchcock, l’inventore della suspence cinematografica” (Edizioni Z9), “Ombre d’Occidente, dalle policrome figurine turche alle nere silhouettes di Serafino, dello Chat Noir e di Lotte Reiniger” (Edizioni Z9).
• Roberto Casalini (Cagliari, 1953) è consulente editoriale di “Millennium”, il mensile del “Fatto Quotidiano”, dopo essere stato a lungo caporedattore in Rcs e In Condé Nast e avere diretto riviste di cinema e di musica. Ha scritto “Rock: 500 album da collezione” (1987), “Suonala ancora Sam” (1999) e “L’avventurosa storia degli Oscar” (2002). Il suo nuovo libro, “500 pezzi facili. Storie fra libri e vita 1981-2017”, è in corso di stampa per 1000 e una notte, una nuova casa editrice che ha fondato assieme ad alcuni amici.