L’Isola che non c’è (ancora)

Martedì 23 gennaio, in via Pastrengo 14, proprio nel cuore dell’Isola, una serata dedicata non tanto all’Isola che non c’è più, bensì a quella che ancora non c’è, ma che si comincia a intravedere. Inediti la sede, l’organizzazione, il parterre di relatori. Accanto all’assessore comunale Cristina Tajani (Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse umane); Giuseppe Lardieri, Presidente del Municipio 9; Pier Vito Antoniazzi , coordinatore del Distretto Urbano del Commercio “Isola”; Gianmarco Senna, presidente della Associazione tra il Dire e il Fare; Anna Anzani, professore associato di restauro al Politecnico; Gabriele Cavallaro ed Emilio Lonardo, ideatori di Isola Design District; Venanzio Arquilla, direttore del Master del Politecnico in User Experience Design. Moderatore Mauro Ferraresi, sociologo della Comunicazione. La sede e l’organizzazione sono quelle di Coworking YoRoom, importante operatore di lavoro condiviso, primo esempio nel suo settore di Benefit Corporation, ossia di azienda la cui missione, oltre che al Profit, è rivolta anche al Benefit. Ossia a perseguire uno o più effetti positivi su persone, comunità, territorio. E questo senza incentivi economici o fiscali, quindi senza ricadute sui contribuenti. Nella locandina che lo presenta, si premette che si tratterà di un dibattito aperto sul quartiere Isola e sulla sua evoluzione. Da dove deriva la sua connotazione sociale? In cosa consiste la sua specificità? In sintesi, in che direzione va l’Isola? L’assessore esordisce affermando che il Comune assicura il suo sostegno a spazi di nuovo lavoro e di nuova ispirazione come questo. Spazi che attivano attorno a loro nuovi ecosistemi dove fanno rete soggetti anche di natura diversa da quella di impresa. Creando così un mix di attività artigianali tradizionali ibridate con nuove competenze. “Miriamo – dice Tajani – a un’area metropolitana non solo ipermoderna, ma conservante anche uno spessore di relazioni umane”. Nel contesto Isola il prossimo futuro prevede il completamento urbanistico del Progetto Porta Nuova e il rafforzamento della sua anima commerciale con la riqualificazione, entro il 2018, del Mercato Coperto Comunale di piazzale Lagosta, potenziato come luogo di incontro e aperto anche a realtà sociali. A sua volta il presidente Lardieri richiama il dato di fatto della ricchezza di collegamenti e di soggetti culturali della Zona (185.000 abitanti, 3 stazioni ferroviarie, 2 passanti, 3 linee metropolitane, 2 università, 3 grandi teatri) e della inevitabile e longeva prospettiva di cambiamento che la attende. Dopo il Centro Direzionale anche la riqualificazione dello Scalo Farini e della Goccia. Oltre che le tante, fresche o imminenti, sedi di multinazionali e un sito di ricerca internazionale.“Se un territorio lo conosci, lo rispetti. E se lo rispetti lo ami”. E questo vale anche per l’Isola che deve avere un suo logo urbanistico di riconoscimento. Sui problemi più evidenti, ovvero l’offerta monotematica dei suoi tanti locali e il suo sovraffollamento serale con relativa difficoltà di parcheggio, il presidente propone un patto sia con i commercianti che con i cittadini per meglio coordinarsi e per rispettare il riposo altrui. Oltre che, in prospettiva, più razionali utilizzi di Atm e Zona 30. Pier Vito Antoniazzi, da sempre “innamorato dell’Isola” in cui in 200 metri c’è tutto e dove un’eterogeneità abitativa sostenibile ha attenuato la “gentrificazione” del quartiere (cioè la sua trasformazione da quartiere popolare in zona abitativa di pregio) e ha rivisitato il clima di tensioni, ma anche di mediazioni che ha accompagnato l’epocale Progetto Porta Nuova permettendo, anche in presenza di tanti cambiamenti, la sopravvivenza di alcune inconfondibili caratteristiche di atmosfera e di stile di vita dell’Isola. Antoniazzi trova conferma di questa sensazione anche nel fatto che all’Isola sono in aumento i contributi virtuosi dei privati all’arricchimento di verde e spazi di incontro, e che la formula dei negozi di vicinato prevale su quella dei supermercati. E scommette, quindi, sulla capacità degli isolani di mantenere le loro tradizioni anche nel cambiamento. Gianmarco Senna, presidente di “dal Dire al Fare”, si dichiara invece preoccupato per il futuro del quartiere la cui pulizia non è impeccabile, che ha grossi problemi d parcheggio e che rischia di passare da luogo commerciale storico in fornitore di servizi differenziati. Richiama l’attenzione sul declino del vicino Corso Como, dove si sono registrate anche chiusure eccellenti, e auspica la pedonalizzazione di vaste aree del quartiere e la razionalizzazione del mercato scoperto.
Gli ultimi interventi (Anna Anzani, Venanzio Arquilla, Gabriele Cavallaro ed Emilio Lonardo), portano in sala un altro bel capitolo di storie dell’Isola e del suo tessuto connettivo. La sua scoperta da parte della Scuola di Design del Politecnico che per la prima volta porta i suoi allevi fuori dalle aule per studiare ed utilizzare come laboratorio un contesto reale composto di svariate realtà artigianale. Le iniziative diffuse in tante sue “location”, una per tutte il Frida Cafè, in occasione del Fuori Salone primaverile del Mobile. In particolare l’Isola Design District, divenuta ormai un appuntamento che si rinnoverà anche quest’anno dal 17 al 22 aprile avendo come quartier generale Ada Stecca. E che già lo scorso anno, nei locali di Coworking YoRoom, dove gli studenti del Poli avevano allestito una apprezzata mostra fotografica, ha avuto un clamoroso successo: 5000 visitatori, 40 brand, 60 designer di tutto il mondo, centinaia di citazioni sulla stampa specializzata e non. In effetti le riflessioni sul riuso di case e di cose e sul recupero della “forza rivoluzionaria del passato” portate avanti nell’ultima parte dell’incontro, anche grazie alla sensibilità del moderatore e alle “cartoline” mutanti dell’Isola del designer Guido Cesana, proiettate in continuo sullo schermo, suggeriscono un’acuta chiave di lettura. Ossia che la trasformazione della nostalgia in progetto. Così il quartiere viene recuperato grazie alla memoria collettiva delle sue vie e alla memoria individuale dei suoi protagonisti e “consegnato” alla forza costruttrice delle nuove generazioni che ne fanno oggetto di studio ma anche di nuove imprese. E, ancor più e ancor meglio, dei loro nuovi modi di costruire. Dove le tessere del lego sono cambiate. Per sempre. E si chiamano rete, app, social, smart community, social street, benefit corporation, imprese sociali e imprese ibride… Come dice uno dei relatori, “il marketing una volta comunicava la realtà, ora la costruisce”. La serata si è conclusa con un dibattito che ne ha rispettato lo spirito. Tra gli altri, il Comitato Isola anticipa la proposta di costituire presso Ada Stecca un polo permanente dell’artigianato. Il presidente del Municipio propone di chiamarlo “della creatività” per ampliarne la portata. Lo studio di design Green Island, realtà storica del quartiere e del suo Fuori Salone, porta un’appassionata testimonianza delle eccellenze ancora vive nelle botteghe artigiane di via Pepe.