Tragedia del lavoro a Greco: morti quattro operai metalmeccanici
La Procura di Milano indaga per omicidio colposo
Spesso quando succede una tragedia sul lavoro si sente dire che “qualcosa non ha funzionato”. Mai come in questo caso l’espressione è più calzante. Sembra che i dispositivi di allarme, che hanno dei sensori per segnalare le fuoriuscita di monossido di carbonio, azoto o argon, non abbiano funzionato. E così martedì 16 gennaio, nel tardo pomeriggio, quattro operai metalmeccanici sono morti nella ditta Lamina (Laminatoi milanesi nastri), in via Rho nel quartiere di Greco. La Magistratura, dopo i primi accertamenti, come atto dovuto, ha iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo il titolare dell’azienda Roberto Sanmarchi. Una incisiva ricostruzione della tragedia è stata ben rappresentata dal nostro redattore Michele Michelino, portavoce del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro: “I primi due lavoratori – Arrigo Barbieri, responsabile di produzione, e Marco Santamaria, elettricista – appena scesi nel locale sotterraneo, profondo due metri, che contiene il forno in cui si scalda l’acciaio, hanno perso subito i sensi a causa dell’aria satura di gas. Un altro operaio – Giuseppe Barbieri, fratello di Arrigo – resosi conto del pericolo, ha chiamato aiuto e con Giuseppe Setzu, 48 anni, nel tentativo di salvarli è sceso nella camera sotterranea: entrambi, a loro volta, si sono intossicati mortalmente. Altri due lavoratori hanno tentato di portare aiuto ai compagni ma l’ambiente saturo di gas li ha costretti a indietreggiare. Ancora una volta quattro lavoratori rimangono intrappolati in una camera a gas – questa volta nella fabbrica, ‘Lamina Spa’ di via Rho 9 a Milano (quartiere di Greco) – e perdono la vita. Qualche cosa nelle misure di sicurezza non ha funzionato, il sistema di rilevamento della dispersione dei gas, la sirena d’allarme sonoro e altri dispositivi non sono entrati in funzione.” Cosa sia andato storto lo accerteranno le indagini. L’unico fatto certo è che, durante le operazioni di manutenzione al forno nell’azienda, a causa delle esalazioni di un gas tossico, hanno perso la vita, come si è detto, Marco Santamaria di 43 anni, Giuseppe Setzu, di 49, Arrigo Barbieri di 58. mentre Giancarlo Barbieri, di 62 anni, fratello di Arrigo, è stato trasportato in condizioni disperate al San Raffaele, dove, dopo un paio di giorni di agonia, è spirato. Sono stati dimessi invece Alfonso Giocondo di 48 anni e Costantino Giampiero di 45, i due colleghi che hanno dato l’allarme, intossicati in misura meno grave nel tentativo di salvare gli altri dipendenti. Le indagini della Procura si stanno concentrando sul perché i dispositivi di allarme, che hanno dei sensori per segnalare le fuoriuscita di gas letali, non abbiano funzionato. Secondo i lavoratori e i sindacalisti la Lamina sembra molto ligia sotto il profilo del rispetto delle normative di sicurezza. Uno dei lavoratori ha affermato “Sono in questa azienda da 28 anni e non è mai successo nulla. L’azienda è sempre stata attenta alla salute, non capisco come sia potuto accadere. Un mese fa hanno fatto anche i controlli ai sensori. Ma oggi non è suonato nessun allarme. Il nostro titolare è molto attento alla sicurezza. Se qualcuno non indossa le protezioni prende un euro di multa che poi va in beneficenza”. La fabbrica è stata posta sotto sequestro dalla Magistratura per permettere una perizia approfondita su tutto il sito produttivo. Cgil, Cisl e Uil, per richiamare l’attenzione sulle condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro, hanno indetto uno sciopero a livello cittadino per il 19 gennaio: per alcune attività lavorative o in alcuni siti produttivi il rischio zero non esiste ma si può e si deve fare molto di più per tutelare la salute e l’incolumità fisica dei lavoratori. Il sindaco Beppe Sala ha proclamato il lutto cittadino per il 24 gennaio, giorno del funerale di Giuseppe Setzu. Intanto sul fronte giudiziario il 23 gennaio la fabbrica è stata dissequestrata ed è tornata operativa anche se resta chiuso il settore del forno e della vasca nel quale si è verificata la tragedia. Infatti, la Procura di Milano, che aveva messo i sigilli all’Azienda, dopo gli accertamenti tecnici eseguiti ha deciso di dissequestrarla. Dalle analisi e dalle autopsie è emerso che sarebbe stato l’argon, e non l’azoto come ipotizzato in un primo momento, a intossicare gli operai. Inoltre, particolare che getta ulteriori ombre su cosa sia successo quel maledetto pomeriggio, è stato appurato che l’allarme per la fuoriuscita di gas non aveva guasti e quindi urge capire perché è rimasto in silenzio.