8 Marzo: Rosa Genoni, la sartina valtellinese che inventò la Moda Made in Italy

A Milano una mostra rende omaggio a una donna che con il suo talento ha reso grande la nostra città.

Da “piscinina” a rivoluzionaria creatrice della moda italiana, da docente della prima cattedra di Storia del Costume a paladina dei diritti delle donne lavoratrici e dei minori, da neutralista della prima ora a convinta sostenitrice della pace: questa è stata Rosa Genoni, una donna audace, volitiva e generosa capace di imporsi nei vari ambiti sociali nei quali si trovò a operare. Nata da una modesta famiglia nel 1867 a Tirano, in Valtellina, primogenita di 18 figli, riuscì con il proprio ingegno e la propria abilità a ottenere fama e grandi riconoscimenti. Nel 1895 entra alla Maison Haardt di corso Vittorio Emanuele, la più importante Casa di Moda milanese, divenendone ben presto la direttrice e inizia a creare modelli che affrancati dall’imperante gusto francese dell’epoca trovano le loro radici nella cultura e nell’arte italiana. La fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento sono anni di trasformazioni radicali in ogni campo, nell’arte, nell’economia, nella scienza. Rosa coglie lo spirito rivoluzionario di quegli anni e inventa una moda che rispecchia i nuovi tempi non dimenticando il passato. I suoi abiti infatti si ispirano alle opere dei grandi artisti della pittura e della scultura del nostro Rinascimento, Mantegna, Botticelli, Raffaello, Tiziano ma anche all’arte dell’antico Egitto e dei mosaici bizantini. Di questi capolavori coglie un particolare e da lì riparte per realizzare modelli assolutamente originali. Non più corpetti con stecche rigide che imprigionano e condizionano, ma abiti leggeri e morbidi, panneggi aerei che scivolano sul corpo segnandone con delicatezza le forme e regalando alla donna una nuova libertà. L’amore per la natura inoltre porta Rosa a utilizzare per la decorazione degli abiti splendidi ricami naturalistici tridimensionali che rispondono a un duplice obiettivo: impreziosire le creazioni e rilanciare l’artigianato femmi- 8 marzo 8 marzo più perfetta tra le donne… morì quando si stava abituando al successo”. I suoi sono romanzi “corali” e i suoi personaggi sono sempre donne, giovani donne che vivono in un tempo in cui non viene compresa la ricchezza umana del genio femminile e che lottano per farsi spazio nel mondo. Autrice molto moderna, a distanza di due secoli, ancora il cinema e la grande letteratura l’accolgono col merito artistico che merita. Virginia Woolf aveva scritto di lei: “Qualunque cosa lei scriva è compiuta e perfettamente calibrata e il suo genio è libero!”. Anche se, ancor oggi, il peso del rapporto letterario è spostato a favore del mondo maschile, con Jane Austen (nei primi dell’800) e con moltissime altre scrittrici straniere e italiane (Oriana Fallaci, Dacia Maraini, Elsa Morante, Sibilla Aleramo, Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura nel 1926…) possiamo dire di essere orgogliose e felici di ricordarle proprio in questa epoca che, purtroppo, dà ancora poca importanza al genio femminile non solo in campo letterario, ma in tanti altri campi senza dimenticare il daffare quotidiano di ogni donna che lavora, ama e vive con difficoltà la disparità tra uomo e donna! nile dando un forte impulso all’economia del paese. Con otto splendidi abiti creati secondo questa sua visione della moda nel 1906 parteciperà a proprie spese all’Expo di Milano e per la sua innovativa proposta dalla giuria internazionale otterrà il Gran Premio per la sezione Arti Decorative. Firmerà modelli per i vip dell’epoca, da Sarah Bernhardt a Eleonora Duse, dalla Casa Savoia a Anna Kuliscioff, da Lyda Borelli a D’Annunzio. Al lavoro di stilista Rosa affianca l’impegno didattico, il suo incarico di docente presso l’Umanitaria dura per più di 25 anni fino il 1933 quando preferirà dimettersi pur di non dover giurare fedeltà al fascismo. Sensibile ai problemi sociali nel 1914 con la Società Umanitaria e molte volontarie allestisce presso la stazione centrale un posto di accoglienza e ristoro per i profughi italiani provenienti dal Belgio neutrale invaso dalle truppe tedesche. È scoppiata la prima guerra mondiale e la sua posizione è di neutralità. Nello stesso anno con il marito ed esponenti socialisti fonda con sede nella sua casa la “Pro Umanitate”, un’associazione attraverso la quale organizzerà incontri, dibattiti e raccoglierà firme a favore della neutralità. Con 1187 delegate di dodici nazioni nel 1915 Rosa partecipa, unica rappresentante italiana, al Primo Congresso Internazionale Femminile dell’Aja con l’obiettivo di promuovere la pace e creare un organismo femminile internazionale, cosa che avverrà nel 1919 a Zurigo con la nascita della WilpfI, Lega femminile Internazionale per la Pace e Libertà ancora oggi operante e presente in tutti i continenti. Di grande lungimiranza il progetto da lei voluto e realizzato dal 1925 al 1928 per le detenute del carcere milanese di San Vittore, un gabinetto ostetrico attrezzato adeguatamente, un asilo nido per i piccoli in carcere con le madri, un laboratorio di sartoria per insegnare alle donne un mestiere che, una volta scontata la pena, consentisse loro di mantenersi. Instancabile e vulcanica Rosa non si ferma mai; approfondisce le sue conoscenze sulle arti delle antiche civiltà, su varie prestigiose riviste pubblica articoli sulla moda, sull’emancipazione femminile e sul valore della pace, partecipa a dibattiti e a conferenze, organizza nella sua casa di Milano incontri e congressi per la Wilpf che le costeranno controlli e confische di documenti da parte della Questura. Pioniera in molti campi, geniale, coerente e coraggiosa, Rosa Genoni è “una delle 14 donne che hanno fatto grande Milano” come si legge al Famedio del Monumentale dove riposa dal 1954. E proprio quest’anno, il 2018 proclamato dal Parlamento Europeo “Anno europeo del patrimonio culturale”, a lei Milano ha dedicato una mostra straordinaria visitabile fino al 17 marzo presso l’Archivio di Stato in via Senato 10. Una splendida occasione per ricordare una delle tante donne di valore troppo spesso dimenticate.