Alternanza Scuola-Lavoro Gemellaggio Cremona/”Zona Nove” con 10 aspiranti giornalisti

La redazione di “Zona Nove” ha ospitato dieci ragazzi del terzo anno del liceo scientifico Luigi Cremona (Francesco Belloni, Filippo Cerfeda, Elena Defendenti, Hany Hamam , Nicole Medalla, Pietro Occhipinti, Francesco Padulazzi, Christian Pontin, Francesca Reccagni, Vittoria Viscione), dal 31 gennaio all’8 febbraio, per il Progetto Alternanza Scuola-Lavoro, in uno stage di 56 ore sul giornalismo tenuto dal direttore Luigi Allori, in collaborazione conAntonietta Gattuso, Andrea Bina, Maria Piera Bremmi, Antonella Loconsolo, Angelo Longhi, Donata Martegani. Per il terzo anno consecutivo “Zona Nove” ha aperto le porte alle scuole che hanno chiesto di far seguire ai propri studenti il tirocinio sul giornalismo. Il Progetto Alternanza Scuola-Lavoro, che quando è svolto bene è una delle innovazioni più significative della legge 107 del 2015 (La Buona Scuola), è obbligatorio per tutti gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori. Attraverso l’esperienza pratica aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e a testare sul campo le attitudini degli studenti, per arricchirne la formazione e aiutare ad orientarne il percorso di studio. Negli otto giorni passati in redazione, oltre al corso teorico per illustrare il mestiere del giornalista, i ragazzi si sono dedicati alla stesura di vari articoli, come se facessero parte della redazione di “Zona Nove”, grazie ai suggerimenti del direttore che li ha seguiti passo passo al fine di realizzare diverse interviste ai poù importanti personaggi niguardesi. Si sono tenuti incontri con Clara Amodeo, giovane giornalista e collaboratrice di “Zona Nove”; Andrea Bina, attuale presidente dell’Associazione Amici di “Zona Nove”; Maria Piera Bremmi, responsabile del Centro Culturale della Cooperativa; Antonella Loconsolo, presidente della Commissione Educazione del Consiglio di Zona 9 nei cinque anni scorsi; Angelo Longhi, presidente dell’Anpi di Niguarda; Stefano Morara, presidente dell’associazione Civitas Virtus; Giovanni Poletti, autore del saggio “Milano, città Metropolitana”. Gli incontri con i relatori si sono tenuti a volte presso la sede della redazione di via Val Maira 4, mentre per la maggior parte del tempo i ragazzi sono stati ospitati dal Centro Culturale di via Hermada 14 e dalla Sala Ghiglione di via Val di Ledro 23. L’esperienza è stata positiva: aver conosciuto gente impegnata quotidianamente, in modo volontario e per pura passione, in ciò che crede, è stato stimolante e costruttivo per tutti. Di seguito gli articoli scritti dai ragazzi:

• I nostri murales raccontano la Resistenza. Incontro con il presidente dell’ANPI di Niguarda (Francesca Reccagni, Filippo Cerfeda, Francesco Padulazzi)
La zona di Niguarda ha svolto un ruolo di estrema importanza durante il periodo della Resistenza Italiana contro il Partito fascista e nazista. Poiché è stata la prima zona milanese ad averla avuta vinta sulle truppe tedesche, a Niguarda è tradizione celebrare la Giornata della Liberazione il 24 aprile, un giorno prima rispetto alla data nazionale. Il nostro gruppo di ragazzi tirocinanti del Liceo Cremona, di recente, ha incontrato Angelo Longhi, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) di Niguarda. Longhi, che si è occupato di politica per gran parte della sua vita, ha esposto la cronaca della storia di quel periodo in modo efficace ed esauriente. Solo conoscendo questi precedenti, passando davanti al murales “Niguarda Antifascista” in via Ettore Majorana, si può comprendere il messaggio che esso vuole esprimere. Ideato e realizzato grazie all’ANPI locale, ha l’obiettivo di invitare i cittadini a riflettere sugli eventi accaduti durante l’occupazione tedesca di Milano, in modo particolare la formazione dei GDD (Gruppi di Difesa della Donna). Infatti il murales di via Majorana è dedicato “a tutte le donne e gli uomini che hanno sacrificato la loro vita nella lotta di liberazione dal fascismo e dal nazismo”, così come riporta l’opera di street art. Viene ricordata, in modo particolare, Gina Galeotti Bianchi, nome di battaglia “Lia”, una delle figure che ha lasciato un segno indelebile nella storia di Niguarda. Insieme alla compagna Stellina Vecchio, con cui è raffigurata nel murales, aiutava, pur essendo incinta di tre mesi, i partigiani, portando loro il necessario per sopravvivere e i volantini di propaganda antifascista da distribuire. Individuata dai tedeschi in fuga venne freddata da una raffica di proiettili il 24 aprile 1945 in via Graziano Imperatore a Niguarda mentre portava in bicicletta delle informazioni ai partigiani. Inoltre il murales raffigura le barricate erette dai niguardesi sempre il 24 aprile per bloccare i tedeschi in fuga. Il murales di via Hermada 14, ricorda, invece, gli scioperi dei lavoratori del 1943 organizzati nelle fabbriche dell’attuale zona 9 di Milano, ad esempio la Pirelli, la Breda e la Falck, rappresentando, fra gli altri, i partigiani di Giustizia e Libertà Umberto Fogagnolo e Vitale Vertemati. Essi vennero fucilati il 10 agosto 1944 in Piazzale Loreto, lo stesso luogo in cui verrà poi esposto alla fine della guerra il corpo di Mussolini fucilato dai partigiani. Per questo è comprensibile perché i niguardesi e l’ANPI locale siano fieri ancora oggi di commemorare i valori della Resistenza, fondamentali da sostenere ed evidenziare nel rispetto dei diritti umani, come la Costituzione Italiana insegna.

• Voglia di cultura? In via Hermada c’è la risposta. Intervista a Maria Piera Bremmi, coordinatrice del Centro Culturale della Cooperativa (Vittoria Viscione, Elena Defendenti, Francesco Belloni e Nicole Medalla)
Sei interessato alla cultura? Vorresti imparare a suonare il pianoforte? Ti piacerebbe diventare abile a usare il computer? Allora vicino a casa tua, nella tua zona, c’è il posto che fa per te. Maria Piera Bremmi, coordinatrice del Centro Culturale della Cooperativa, ci rivela, rilasciandoci un’intervista, la storia e le attività del Centro, un luogo di cui non si sa mai troppo. Com’è nato il Centro? Il Centro Culturale è nato nel 2009 grazie a Giovanni Poletti che allora era presidente della Cooperativa Edificatrice di Niguarda. Una signora aveva ereditato qualche migliaio di libri e in Cooperativa conobbe Giovanni, persona sempre attenta alla cultura, che le disse: ”Guardi, ci sono due stanzette, si metta lì, e cominci a catalogare i suoi libri, poi vedremo come utilizzarli al meglio”. Così, quando si liberò l’attuale spazio in via Hermada 14, da parte della Cooperativa venne fatto un investimento per attrezzare quei locali. Quando arrivai vidi questo posto come un contenitore da riempire di attività culturali, quindi, d’accordo con la Cooperativa, trasformai la biblioteca in Centro Culturale. Che attività vi vengono svolte oggi? Ogni due o tre settimane abbiamo gli Incontri del Venerdì. Grazie alla partecipazione di esperti riusciamo a trattare gli argomenti più disparati: analisi storiche, presentazioni di libri, proiezioni di film, esibizioni musicali. Tutti gli incontri vengono registrati e messi su YouTube e sul nostro sito www.centroculturalecooperativa.org. Inoltre proponiamo corsi di italiano per stranieri e di lingua inglese, lezioni di informatica e di pianoforte. Infine, organizziamo concerti presso Villa Clerici o presso l’Auditorium Teresa Sarti Strada di viale Ca’ Granda. Il Centro è riservato solo ai soci? No, chiunque può frequentarlo e partecipare alle iniziative, ma chi partecipa con costanza è spontaneo che diventi socio. Chi usufruisce dei servizi, come il corso di pianoforte, d’inglese, la palestra informatica, ha l’obbligo di tesserarsi. La tessera costa 15 € all’anno. Quante persone lavorano al Centro? Bellissima domanda! Sabato scorso era il Giorno della Memoria e per commemorarlo abbiamo messo insieme delle letture, un violinista e una pianista, in modo da costruire un piccolo spettacolo. La persona che presentava l’iniziativa ha detto: “Ringrazio Maria Piera e lo staff del Centro Culturale”. Allora io ho cominciato a cercare questo fantomatico staff, naturalmente senza trovarlo. Infatti sono l’unica a coordinare il Centro. Cosa comporta essere la coordinatrice del Centro? Sicuramente di lavorare molto, ma grazie a questo mio impegno riesco a conoscere molte persone e ogni giorno imparo cose nuove. Inoltre comporta la necessità di essere ben organizzati. Meno male che tutto quello che faccio mi piace farlo: andare in giro per gli appuntamenti con i vari collaboratori, approfondire diversi argomenti e conoscere sempre nuove persone. Ha ottenuto dei riconoscimenti o delle soddisfazioni personali? Soddisfazioni personali tutti i giorni. Il Centro Culturale ha avuto un riconoscimento a livello cittadino per la palestra informatica. È importante che ti cerchino per collaborare all’organizzazione di eventi culturali. Insomma, mi sembra chiaro che, se ti contattano, qualcosa di utile nella nostra attività ci sia.

• Ma perché Milano è una Città metropolitana? Ce lo spiega Giovanni Poletti con il suo nuovo libro (Hany Hamam, Pietro Occhipinti, Christian Pontin)
Oggi abbiamo il piacere di parlare con Giovanni Poletti: un vulcano in perenne eruzione di idee. La sua vita è stata dedicata al lavoro. Dopo essere stato per più di trent’anni direttore sanitario dell’ospedale Niguarda Ca’ Granda, è stato per altri quindici presidente della Società Edificatrice, diventata dal 2010 Società Cooperativa Abitare. Il suo lavoro in cooperativa è stato caratterizzato da una grande attenzione al sociale e alla cultura: ha creato centri di aggregazione tra i soci, considerando la sua cooperativa “un insieme di persone e non solo di case”, come lui stesso sottolinea in modo deciso. Ora che è “in pensione” si dedica alla scrittura di libri, come quello di cui ci ha parlato nel corso dell’incontro, dal titolo “Milano Città Metropolitana”, in cui illustra le caratteristiche della sua città, di cui va molto fiero. “Sassi dalle montagne, sabbia dal mare”: così si è costituita secoli fa la pianura padana dove numerose popolazioni si sono insediate risanando e organizzando il territorio con opere di bonifica e urbanizzazione. Al centro l’insediamento più grande, Milano, da sempre città capitale, crocevia di interessi e scambi economici, culturali e sociali per tutto il territorio. Ancora oggi Milano è la città più importante della Valpadana: le si associano 134 comuni e vi si concentra un terzo degli abitanti della Lombardia. Ma che cos’è una città metropolitana? Con questo nome si indica un’ampia area urbanizzata e densamente popolata, costituita da un centro e da una serie di aggregati urbani che sono in stretta relazione con il centro stesso. “Milano città metropolitana non è una medaglia a Milano per un glorioso passato, ma una grande opportunità di sviluppo che deve essere colta”, ha affermato Poletti. Alla nostra domanda su come muoversi per sviluppare al meglio l’immenso territorio, lo scrittore ha ribadito con forza la necessità di superare il frazionamento territoriale attraverso precise strategie volte a coordinare tutte le zone che costituiscono la metropoli. Il cammino che ha portato Milano a diventare una vera e propria città metropolitana è stato quindi lungo e movimentato. Ma oggi possiamo notarne i primi risultati.

• Dai Consigli di Zona i Municipi per una migliore amministrazione delle periferie (Elena Defendenti, Vittoria Viscione, Nicole Medalla e Francesco Belloni)
Abbiamo incontrato Andrea Bina e Antonella Loconsolo, ex consiglieri dell’ex Consiglio di Zona 9. Con loro abbiamo parlato di come sono cambiate le situazioni riguardo l’organizzazione dei nuovi Municipi, da quando il 14 aprile 2016 è stato approvato il progetto di decentramento con conseguente abolizione dei Consigli di Zona, allo scopo di rendere il più possibile operativi gli organismi e di dar loro maggiore autonomia nella gestione amministrativa delle zone. Le competenze assegnate, dettagliate nel Regolamento dei Municipi, riguardano soprattutto la gestione dei servizi e la mediazione tra i cittadini della zona e l’amministrazione comunale. Il Municipio 1 è situato al centro della città e infatti amministra la zona comprendente il centro storico. Tutti gli altri otto Municipi sono situati intorno ad esso come fossero petali di un fiore. L’amministrazione comunale con sede a Palazzo Marino in P.zza della Scala è composta dalla Giunta (il Sindaco e dodici assessori) e dal Consiglio Comunale. Nel caso di Milano il Sindaco, che è anche Presidente della Città Metropolitana, ha il compito di gestire i servizi sia per i residenti che per i pendolari. Gli assessori, scelti dai cittadini, svolgono i compiti delegati dal sindaco. Ognuno dei nove Municipi è composto dalla Giunta che comprende il Presidente di Municipio e massimo tre assessori a cui egli assegna le relative deleghe, e dal Consiglio Municipale, cui spetta l’approvazione o meno delle delibere della giunta. Tutti e nove i Presidenti di Municipio fanno parte della Conferenza dei Presidenti di Municipio, organismo di raccordo tra loro e l’amministrazione centrale. Il Municipio 9, che ha sede nella Villa Hanau in Via Guerzoni 38, comprende i quartieri Comasina, Affori, Porta Garibaldi, Bicocca, Dergano, Bovisa, Bruzzano, Pratocentenaro e Niguarda. Insieme al Municipio 8 è il più popoloso con quasi 190.000 abitanti. Le funzioni del Municipio riguardano l’edilizia scolastica, la viabilità, la rete stradale, il verde pubblico e l’arredo urbano, le attività commerciali e soprattutto i rapporti con i cittadini per farli partecipare all’attività municipale con denunce e proposte. Da questo punto di vista il Municipio permette al Comune di essere informato in modo puntuale sulle problematiche di ogni quartiere.

• Noi tutti per la legalità”. Incontro con il presidente di Civitas Virtus, Stefano Morara (Filippo Cerfeda, Francesco Padulazzi, Francesca Reccagni)
Fino a poco tempo fa si pensava che la criminalità organizzata fosse un problema concentrato solo nell’Italia meridionale, ma recenti studi affermano che, in realtà, anche la zona di Milano, come molte altre dell’Italia del Nord, vede la presenza diffusa di organizzazioni mafiose. L’associazione Civitas Virtus, che è nata sul territorio del Municipio Nove di Milano, non combatte direttamente questo tipo di criminalità, ma ha l’obiettivo di formare cittadini responsabili che si oppongono a quest’ultima e che aiutano coloro che sono caduti nelle trappole della mafia. Questa associazione, di cui Stefano Morara è presidente, si propone di operare nell’ambiente sociale e di organizzare iniziative capaci di fornire ai cittadini gli strumenti necessari per affrontare il problema della mafia e dell’illegalità diffusa. Proprio per questo motivo è importante mettere al corrente le persone, principalmente i giovani, affinché possano diventare consapevoli delle loro scelte future. Civitas Virtus, infatti, organizza percorsi formativi per i ragazzi delle scuole secondarie di I grado del Municipio 9, per sollecitarli ad avere un ruolo attivo e una maggiore sensibilità rispetto al tema della criminalità sul territorio. Visite ai beni confiscati alla mafia e incontri con associazioni antimafia e anti-racket, tra cui Addio Pizzo e Ammazzateci Tutti, sono i progetti che coinvolgono maggiormente i giovani. Un’altra attività di cui si occupa questa associazione consiste nello svolgimento di indagini sociologiche finalizzate a ricavare la percezione dell’estorsione. In particolare sono stati somministrati questionari anonimi ai commercianti della zona 9 e zona Isola di Milano, realizzati in collaborazione con un sociologo dell’Università di Torino. Questi risultati hanno dato la possibilità di valutare e realizzare che effettivamente i commercianti devono fare i conti, anche a Milano, con la criminalità organizzata. Ciò che Civitas Virtus cerca di trasmettere alla gente è un messaggio fondamentale: rimanere uniti ed esprimere solidarietà a chi è vittima di estorsioni o di soprusi, è la vera forza per combattere contro la mafia. Il consiglio che Morara vuole dare a tutti noi, è di uscire dalla “zona grigia di indifferenza” in cui siamo entrati e capire che, anche restando inattivi e omertosi, permettiamo alla criminalità di diffondersi sempre di più.

• Street Art: vandalismo o art? (Pietro Occhipinti, Christian Pontin, Hany Hamam)
Ce lo spiega Clara Amodeo, una giovane giornalista Milanese che si è fatta le ossa collaborando con il giornale “Zona Nove”. Durante il corso di laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali, ha iniziato a scrivere per testate giornalistiche professioniste proprio sui murales. Clara ha frequentato la scuola di giornalismo “Walter Tobagi” e ci ha parlato della forte concorrenza che c’è in questo settore e di come non sia facile affrontarla e superarla. “Per emergere bisogna essere convinti, determinati e avere molto fiducia in se stessi e nel future”, spiega Clara. La sua grande passione è la street art (arte di strada). Fin dai tempi del liceo andava in giro per i quartieri di Milano alla ricerca di esempi di quest’arte particolare espressa sui murales. E oggi la considera un argomento di specializzazione nel proprio lavoro di giornalista. Ma cos’è la street art e perché non è riconosciuta come arte? “La definizione ‘arte di strada’ o ‘arte urbana’ è riferita a quelle forme di arte figurativa che si esprimono in luoghi pubblici. Molto spesso viene considerata un’attività vandalica, perchè in passato non si trattava di espressioni pittoriche ma di vere e proprie deturpazioni della città”, risponde Clara. “oggi in realtà è diventata una vera e propria forma di espressione artistica che abbellisce la città”. La legge però non fa ancora distinzione tra opere artistiche e atti vandalici e li punisce allo stesso modo: secondo l’articolo 639 del Codice Penale, chi imbratta cose pubbliche o private viene punito a seconda della gravità dell’atto, arrivando fino a due anni di reclusione. In ogni caso, le istituzioni hanno iniziato a riconoscere il valore artistico dei murales, come dimostrato dal progetto da poco presentato “Muri liberi”, in cui vengono messi a disposizione degli spazi su cui è possibile scrivere o disegnare in modo del tutto legale. Non è invece opportuno usare facciate e muri o vagoni ferroviari a questo scopo, perché volersi esprimere con i murales è una forma d’arte, ma se i graffiti danneggiano le superfici della città, diventano semplice vandalismo punibile legalmente. Conclude Clara: “Insomma, la street art è una forma di espressione che può essere vista come mezzo di provocazione e informazione su argomenti poco conosciuti o sottovalutati. Rappresenta quindi l’identità della società e diventa simbolo di essa in quanto opera unica e inimitabile per il significato che l’artista gli dà”.