Amianto: finalmente una sentenza a favore delle vittime

Condannati i dirigenti della Centrale Enel di Chivasso

Finalmente una sentenza importante, in controtendenza rispetto alle ultime sul tema amianto della magistratura milanese e non solo, che avrà ripercussioni anche sui processi ancora aperti al Tribunale di Milano. Le tesi delle difese dei manageri imputati, che ultimamente hanno portato a molte assoluzioni, erano state finora accolte dai giudici, diventando “verità giuridiche”. Tali tesi sostenevano non esserci relazione fra dose e latenza (la latenza si riduce in ragione dell’aumento della dose) e soprattutto che non è possibile individuare il momento in cui viene indotto il mesotelioma (teoria dell’induzione). In altri termini, se non si conosce il momento d’inizio del mesotelioma non si può risalire alla responsabilità; quindi secondo il principio che occorre giudicare al di sopra di ogni ragionevole dubbio, si deve assolvere. Il 31 gennaio, invece, la sentenza della Cassazione (Sezione III Penale) riguardante i casi degli ex operai deceduti presso la Centrale Enel di Chivasso, stabilisce una “verità giuridica” che si avvicina molto a quella storica. Questa sentenza definitiva conferma, come vedremo subito, quello che le vittime, le loro associazioni e il mondo scientifico senza conflitto d’interessi da sempre sostengono sull’induzione. Finalmente l’induzione è stata letta correttamente alla luce del sapere scientifico condiviso e alla luce della causalità. In questi giorni gli avvocati dei Comitati e delle Associazioni stanno depositando in tutti i Tribunali della Repubblica Italiana tale sentenza, che servirà nei procedimenti penali in corso per le morti da amianto per mesotelioma e tumori polmonari. In sintesi la Corte di Cassazione conferma la sentenza di Appello e condanna i dirigenti per la morte da mesotelioma degli operai di Chivasso. Secondo la Suprema Corte “va, infatti, sottolineato che il superamento, alla stregua della letteratura scientifica ormai consolidata, della teoria della cd. dose killer non può che comportare, sul piano logico, l’adesione all’ipotesi scientifica, avente fondamento epidemiologico, secondo cui l’aumento della esposizione produce effetti nel periodo di induzione e di latenza.” La Corte di Cassazione, ripercorrendo quanto deciso in Appello, dice che “sotto un primo profilo, è stato osservato come secondo una legge di copertura scientifica, di natura probabilistica, al protrarsi della esposizione ad amianto consegua l’aumento del rischio di mesotelioma o di altri tumori polmonari, nel senso che nei confronti di un cospicuo numero di soggetti tale esposizione determina una anticipazione del momento dell’insorgenza della malattia (e, dunque, della morte), accelerandone la progressione e portando più rapidamente all’avvio del periodo di latenza (teoria dell’effetto acceleratore, accolta in occasione della III Consensus Conference di Helsinki del 2015). In altre parole, anche il mesotelioma pleurico, così come altre patologie asbesto correlate, sarebbe un’affezione dose-dipendente“.