Ragazzi con le palle quelli del rugby a quattro ruote

In via Thomas Mann, presso la palestra della scuola media “Sandro Pertini”, il lunedì e il venerdì sera si allena una squadra di rugby fuori dal comune. Si tratta della squadra di Wheelchair Rugby Polisportiva Milanese 1979 Sport Disabili. Wheelchair significa sedia a rotelle, ed è questa la particolarità degli atleti: sono ragazzi disabili. La maggior parte di essi, tetraplegici, non possono muovere gambe e mani. Questo è il primo sport creato appositamente per persone con handicap ad almeno tre arti. Nicolò Passilongo, il capitano, è sempre stato appassionato di rugby e quando ha scoperto l’esistenza di questo sport anche per persone con una disabilità come la sua ha deciso di creare la squadra e nel 2014 si é appoggiato alla Polisportiva Milanese Sport Disabili Onlus. Ad accompagnare Nicolò dall’inizio di questa sfida ci sono anche i suoi zii: Antonio, che é l’allenatore, e Giuseppe, sempre presente durante gli allenamenti e a dare una mano nelle trasferte. Negli anni la squadra é cresciuta molto, da soli 3 ragazzi che si allenavano con poca esperienza oggi sono 11 atleti tesserati e una volontaria dell’associazione che é diventata arbitro ufficiale. A dicembre 2017 la squadra si è classificata terza nel primo campionato di Wheelchair rugby italiano che si è svolto a Padova. Si gioca 4 contro 4 e a ogni giocatore corrisponde un punteggio che va da 0.5 a 3.5 in base alle sue capacità fisiche e la squadra per giocare deve totalizzare un punteggio di 8.0. La palla non è ovale come quelle classiche utilizzate nel rugby, ma rotonda per agevolare la presa dei ragazzi che hanno più difficoltà. Le carrozzine sportive sono più grandi di quelle manuali ma i ragazzi sanno farle sfrecciare e i placcaggi sono veri scontri, a volte così violenti da farle ribaltare, Ma é vietato spaventarsi. Sono ragazzi con un’elevata disabilità fisica ma non si spaventano facilmente. Come tutti i grandi atleti quando cadono si rialzano. Gli allenamenti iniziano con un normale riscaldamento, ma al posto di correre ci si spinge. Continuano con percorsi di slalom o esercizi faticosi come il cosiddetto “suicidio”, chiamato così per i grandi sforzi a cui impone il fisico: L’ultima parte dell’allenamento viene infine dedicata alla partitella. Questi ragazzi hanno speso energie anche per avere nuove carrozzine poiché la maggior parte di quelle da loro possedute erano ormai troppo vecchie. Ma i costi sono elevati. Una carrozzina sportiva può raggiungere i 5.000 € così hanno partecipato a più dimostrazioni sportive e oltre alle solite mete hanno centrato il cuore di persone che hanno creduto in loro e sono riusciti ad avere quattro nuove carrozzine grazie alle donazioni. Vedere un loro allenamento o una partita è qualcosa che vale la pena fare. Si vede tutta la fatica e il sudore che questi ragazzi impiegano per ottenere risultati sempre più gratificanti in questo sport dal fair play unico.