Ciao Ermanno Olmi, ragazzo della Bovisa!

Il ricordo del grande regista e scrittore scomparso lo scorso 7 maggio, nato a Bergamo e cresciuto tra Treviglio e la Bovisa.
La campagna bergamasca di un tempo deve davvero tanto a Ermanno Olmi, autentico artista della macchina da presa, sia in fatto di grandi film sia all’interno del territorio documentaristico italiano. Una vera leggenda, come quella del suo santo bevitore, se n’è andata. È salita ai pascoli di ogni dio direttamente da Asiago, a pochi passi da Bassano del Grappa, là dove aveva fondato la splendida scuola Ipotesi Cinema. Ho avuto il privilegio, grazie all’amico poeta Luca Sartini e all’attrice Stefania Binato, di conoscerlo e vederlo all’opera con i ragazzi nel contesto della sede distaccata della stessa scuola, a Milano. Ho molto amato i suoi lavori, sempre profondi ed esteticamente ben proposti; ricordo con emozione soprattutto Il posto, Durante l’estate, I recuperanti, Il segreto del bosco vecchio… Tra tutti però la predilezione – non sono certo il solo – va giocoforza al racconto intorno a quella cascina a Palosco sul finir del diciannovesimo secolo: quattro famiglie rurali contrappuntate da brani di Bach e canti popolari per un capolavoro premiato con la Palma d’oro; parlato in lingua lombarda stretta e interpretato dagli stessi contadini, accreditati nei titoli di coda col nome servilmente posto dopo il cognome. Da allora in poi, al di là di qualsiasi considerazione botanica, tutti gli Alberi degli zoccoli sono Olmi. Addio, maestro di storie e di luoghi, di quelle storie e di quei luoghi particolarmente baciati dalla decima musa. E ciao, Ragazzo della Bovisa!