Il Paese ha bisogno di un Governo nel pieno delle sue funzioni per affrontare le prossime sfide

Parlamento eletto il 4 marzo indicando alcune questioni come la lotta alla mafia e la necessità di regolamentare il gioco d’azzardo diminuendo domanda e offerta, che si aggiungevano alle priorità che il Pd ha indicato e che già sono state tradotte in disegni di legge depositati: dal raddoppio del fondo per il reddito di inclusione per poterlo garantire ad altre 900mila famiglie, all’introduzione del salario minimo per garantire a tutti i lavoratori stipendi dignitosi, fino ai contributi per le famiglie per crescere i propri figli. Purtroppo, dopo un mese da quell’articolo, e ormai più di 60 giorni dalle elezioni, il Paese è ancora senza un Governo che rappresenti la maggioranza del nuovo Parlamento. Certamente il risultato elettorale, nonostante abbia premiato il movimento 5 stelle e il centrodestra a trazione leghista, non ha garantito ai “vincitori” i numeri sufficienti per governare da soli. D’altra parte non si è voluta una legge elettorale, com’era l’Italicum, che garantisse, con un premio di maggioranza per chi vince, di sapere subito chi ha vinto e fornire loro i numeri in Parlamento per governare. Si è voluta una legge sostanzialmente proporzionale che impone, dopo il voto, ai partiti di fare alleanze. Ma dare la colpa alla legge elettorale di questa situazione che il Paese rischia di pagare è riduttivo. Primo perché pretendere, come fanno Di Maio e Salvini, di essere riconosciuti come i premier scelti dai cittadini in una elezione proporzionale non ha alcun senso ma ha, di fatto su una questione di poltrone, bloccato ogni trattativa. Secondo, perché è evidente a tutti che anziché assumersi la responsabilità di dare un governo al Paese da due mesi Lega e Cinque Stelle si muovono come se la campagna elettorale non fosse mai finita. A chi ha vinto spetta il compito di trovare le soluzioni e creare le condizioni per fare ciò che hanno promesso agli elettori ed invece si continua a fare propaganda, a delegittimare gli avversari con buona pace degli italiani che invece avrebbero bisogno di scelte chiare e cose concrete: la politica deve occuparsi di dare risposte ai cittadini, il fine non può essere quello di fare promesse e cercare un consenso fine a se stesso, a un certo punto deve prevalere la responsabilità si deve rinunciare alla propaganda. Se fossi Salvini o Di Maio direi quasi che loro discutono più di poltrone invece che dei problemi degli italiani. Italiani che oggi rischiano di pagare la mancanza di scelte e di responsabilità. Nelle prossime settimane succederanno cose importanti, in particolare due. Servono scelte economiche per evitare che scattino le clausole di salvaguardia e si aumenti l’iva sui consumi. Occorrono 12 miliardi per evitare che aumentino i prezzi e le scelte vanno fatte ora nel documento economico finanziario. E poi nei prossimi giorni si avvia in Europa la revisione dei trattati. Se vogliamo che l’Italia possa esercitare tutto il suo peso per fare l’interesse del Paese e contribuire a rilanciare l’Europa, correggendone gli errori, servirebbe un Governo nel pieno delle sue funzioni. Col Governo Gentiloni si sono create le condizioni per cambiare il trattato di Dublino, quello che stabilisce che i richiedenti asilo devono restare nel Paese in cui sbarcano e che quindi ci penalizza. Ora è il momento di concretizzare tutto ciò e serve che chi rappresenterà l’Italia sia pienamente legittimato. Sono alcuni esempi di quanto rischia di costare agli italiani la scelta, fatta in questi due mesi dai cosiddetti vincitori, di pensare a convenienze partitiche e posizionamenti elettorali prima che agli interessi del Paese. Il Pd ha perso le elezioni e, come è giusto che sia, discute sulle ragioni della sconfitta e su come rilanciare la proposta politica del centrosinistra, non è una discussione facile, ma la stiamo facendo alla luce del sole a costo di apparire più divisi di quanto siamo, come dimostra l’unanimità e il sostegno a Martina con cui si è chiusa la scorsa direzione nazionale. Ma prima di tutto, come abbiamo confermato in quella occasione, pensiamo al Paese e, da sconfitti, ascolteremo le proposte del Presidente della Repubblica e le valuteremo con disponibilità e responsabilità.